Il Digital Society Index è un indice composito che dal 2018 monitora la percezione della digitalizzazione a livello globale, esplorando temi quali la fiducia, le infrastrutture e la gestione dei dati personali. Fino a qualche mese fa, i risultati dell’analisi mostravano che la crescente fiducia nel progresso si scontrava con un’altra tendenza, definita Tech-Lash, ovvero l’ansia provocata da possibili impatti negativi della tecnologia sulla vita quotidiana. I dati più recenti, tuttavia, mostrano un cambiamento interessante: il Covid-19 ha messo in risalto il contributo attivo della digitalizzazione al miglioramento della società, fenomeno che è stato definito Tech-Love.
Analizzando gli effetti di questo fenomeno sulle modalità di pagamento, risulta che nella prima metà del 2020 in Italia le transazioni digitali sono diminuite solo del 6,3% a fronte di un calo dei consumi stimato al 10,4% e al 29,7% rispettivamente nei primi due trimestri dell’anno: evidentemente i pagamenti in modalità contactless e da smartphone sono stati incentivati dalla volontà di ridurre al minimo i contatti e il rischio di contagio, sostituendo in alcuni casi l’utilizzo del contante. In particolare, i pagamenti da smartphone in negozio sono lievitati dell’80% rispetto all’anno precedente, sfiorando quota 1,3 miliardi di euro.
Ma non sono solo le circostanze a favorire l’utilizzo di metodi di pagamento innovativi: l’abbandono del contante al fine di combattere l’evasione fiscale è un obiettivo consolidato di tutti i Paesi europei, non ultimo il Governo italiano che anche recentemente ha annunciato misure in questa direzione, come il cashback e la lotteria degli scontrini.
Sulla scia di queste evidenze si inserisce uno studio pubblicato alcuni giorni fa dalla Banca Centrale Europea riguardo ad una possibile emissione dell’euro digitale, ovvero una moneta della banca centrale in forma elettronica, a cui tutti i cittadini e le imprese avrebbero accesso per effettuare pagamenti giornalieri in modo rapido, semplice e sicuro. Esattamente come se fossero delle banconote, ma in forma digitale. Il report ha fin da subito rassicurato che l’eventuale adozione di questa proposta comporterebbe solamente l’affiancamento dell’euro digitale al contante, con quest’ultimo che continuerà ad essere emesso per non mettere in difficoltà le fasce più deboli della popolazione.
“I cittadini europei stanno ricorrendo sempre più alla tecnologia digitale nei loro comportamenti di spesa, risparmio e investimento. Il nostro ruolo è mantenere la fiducia nella moneta, assicurando anche che l’euro sia pronto ad affrontare l’era digitale. Dovremmo essere preparati all’emissione di un euro digitale qualora ce ne fosse bisogno” ha dichiarato la Presidente della BCE Christine Lagarde.
La task force dell’Eurosistema che ha redatto il report, composta dagli esperti della BCE e delle 19 banche centrali nazionali dell’area dell’euro, ha individuato i possibili scenari nei quali si renderebbe necessaria l’emissione di un euro digitale. Il Presidente della task force, Fabio Panetta, già Membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, ha scritto che questa iniziativa diverrebbe necessaria “qualora i cittadini divenissero riluttanti a utilizzare il contante; o qualora eventi estremi — quali calamità naturali o pandemie — rendessero inutilizzabili altri mezzi di pagamento. Un euro digitale inoltre consentirebbe di fronteggiare il pericolo che strumenti di pagamento digitali emessi da soggetti esterni all’area dell’euro possano rimpiazzare gli attuali mezzi di pagamento, sollevando problemi di natura normativa e rischi per la stabilità finanziaria e per la sovranità economica, monetaria e finanziaria dell’Europa”.
Il riferimento a strumenti emessi da soggetti esterni riguarda evidentemente Libra, la criptovaluta di Facebook, e soprattutto la valuta digitale della Banca Popolare Cinese, che si è mossa con largo anticipo rispetto ai concorrenti. Interessante a questo riguardo è anche la proposta della Riksbank, la banca centrale svedese, che già ad inizio anno ha iniziato a testare la sua e-krona: essendo la Svezia un membro dell’Unione Europea, la valuta digitale svedese potrebbe circolare in tutta l’Unione in forza della legge che garantisce la libertà di movimento dei capitali, e quindi potrebbe essere accettata su tutto il territorio europeo come metodo di pagamento. Inoltre, in un contesto di difficoltà del dollaro, Panetta spiega che l’euro digitale “renderebbe la nostra moneta più appetibile anche all’estero, accrescendone il ruolo di valuta globale e rafforzando il sistema finanziario europeo”.
L’emissione di un euro digitale conferirebbe efficacia al contrasto di attività illegali quali il riciclaggio di denaro e il finanziamento al terrorismo, ma potrebbe causare delle problematiche: “alcune riguardano i diritti delle persone, quale il diritto alla privacy. Altre sono di natura economica. Ad esempio, secondo alcuni un euro digitale potrebbe ostacolare l’attività delle banche o indurre instabilità in presenza di tensioni finanziarie. I possibili rischi dovranno essere tenuti in considerazione e fronteggiati mediante un’ appropriata definizione delle caratteristiche della valuta digitale”.
Oltre a questi dubbi, anche la progettazione della valuta digitale è una questione complicata e la BCE sta considerando due approcci distinti: il primo, orientato alla centralizzazione, prevede la registrazione di tutte le transazioni nella contabilità della Banca centrale; il secondo invece, rivolto alla decentralizzazione, vedrebbe l’Eurotower occuparsi solamente della definizione delle regole per l’effettuazione delle transazioni, le quali sarebbero registrate a carico degli intermediari sottoposti alla vigilanza della stessa BCE.
Stanti le precedenti considerazioni, il Consiglio direttivo della BCE rassicura che non ha ancora assunto una decisione in merito all’eventuale introduzione di un euro digitale. Conclude Panetta: “nell’affrontare queste sfide, va tenuto presente che il valore della moneta, sia cartacea sia digitale, si fonda sulla fiducia dei cittadini. È cruciale che essi la accettino. È questo il motivo che ci spinge ad ascoltarli, a valutarne i timori, le esigenze, le preferenze. Gli stimoli che emergeranno dalla consultazione pubblica e dal confronto con i rappresentanti dei cittadini europei guideranno la nostra attività. Esamineremo le opzioni disponibili insieme ai soggetti interessati; collaboreremo con le istituzioni e con le autorità competenti al fine di valutare i requisiti giuridici, economici e finanziari legati all’introduzione di un euro digitale. L’euro ha sinora raggiunto i suoi obiettivi, e rappresenta una moneta di cui i cittadini europei si fidano. In futuro continueremo a fare quanto necessario perché esso rimanga all’altezza delle sfide poste dal progresso, nella consapevolezza che non possiamo rimanere inerti”.
La consultazione pubblica sarà avviata il 12 ottobre, e nei prossimi mesi la BCE avvierà le attività di sperimentazione. Verso la metà del 2021, in base all’esito di un’indagine rivolta all’utenza e ai fornitori di servizi, si deciderà se procedere con il lancio del progetto. In seguito, eventualmente, si potrà attuare una sperimentazione pratica, necessaria per testare le opzioni di progettazione funzionale ed esplorarne la fattibilità tecnica, nonché la capacità di soddisfare le esigenze dei potenziali utenti.