Europa: geremiade. La Voce del Sileno anno 3

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L’Europa moderna è ammalata, lo è talmente tanto che una cura appare perfino impossibile; è la sua ragione, quella che collegava Atene a Koenigsberg, che non è più capace di proporre soluzioni, che non siano quelle dell’immediato, del pasto che si vuole consumare a tutti i costi subito, senza neppure aspettare talora che sia cotto a puntino. Avvertiva già nel 1929 Marguerite Yourcenar in “Diagnosi dell’Europa”, che “la ragione europea è minacciata di morte”, essa non è nemmeno più un po’ sicura di se stessa, tentenna e neppure lo scetticismo riesce a salvarla. Domina il semplicismo delle cifre, quelle della somma e della moltiplicazione, mai quelle della sottrazione e della divisione.


Le intelligenze europee sia antiche, sia medioevali, tanto disprezzate da coloro che nemmeno le conoscono, quelle della scienza di Leonardo, di Galileo di Newton perfino le stesse scienze empiriche non sono più capaci di dare, seppur parzialmente una risposta. Queste, diverse dall’arte, dalla filosofia non vogliono neppur sentir parlare di pietà, di bontà, mai comunque della virtù, di quella, afferma la scrittrice belga, saggezza che qualifica una civiltà come quella europea che da Socrate a Cristo l’ha indicata come il vero fine dell’uomo, quella, diceva salomone che vale più dell’oro e dell’argento. Oggi la sacra fame dell’oro (auri sacra fames, dicevano i latini) è insaziabile e basta un punto in più di spread per gettare nel panico intere nazioni e portafogli privati.
Il poderoso sforzo di indicare attraverso la riflessione, la via dell’umanità, appare sconquassato. Cervelli mal preparati da scuole dove ciò che importa è solo il numero dei posti di lavoro, dove sindacalisti indaffarati a salvare il loro ruolo, dicono di preoccuparsi della cultura che però non sanno dove sta di casa, a meno che non procuri qualche posto o qualche vantaggio…naturalmente in denaro sonante.
Dove sono i maestri della cultura, mancano o latitano, si vanno vivi ogni tanto, ma soprattutto sono affetti da protagonismo, dalle mode e gridano sui canali televisivi, credendo di essere ascoltati. Facevano meglio le bestie del circo, divertivano di più!
E’ certo che i nostri figli pagano e pagheranno salato quello che non abbiamo costruito. Servi di incerte dottrine che riducono l’uomo ad un solo suo aspetto, non formano il futuro; assassini di doveri e valori, ma esigenti di diritti, gli europei dalla Rivoluzione francese in poi si sono chiusi solo in questa richiesta fino ad un solipsismo che cerca solo una pancia piena e qualche firma sul vestito di cui fanno pubblicità non pagata, ma pavoneggiandosi come d’autunno sanno fare solo le foglie che cadono.
La nostra vita sociale oscilla tra spreco e deficit, le economie sono rette solo da questa dinamica, secoli di economia consumati anche nelle immondizie sempre più diffuse nei marciapiedi, ma anche nei cuori e nelle ragioni.
Non c’è nemmeno più spazio per le geremiadi, nessuno le ascolta e con fastidio ben evidente le si cacciano. In anticipo consumiamo ciò che produrremo e in conclusione rimaniamo insoddisfatti. Né i poeti e neppure i filosofi possono smuovere questo, perché loro stessi hanno prodotto questa decadenza, cercando sensazioni non pensieri, accontentandosi di lucrare su idee frettolosamente gridate ed esposte.
La nostra Europa è vecchia più di idee che non di anni, dominata com’è da un materialismo greve, diceva la Yourcenar, condito da un folle idealismo che vorrebbe tutto e subito e non è capace per se stessi, ossia i suoi espositori, di fare alcunché. In nome di una libertà che coincide solo con il volere immediato della volontà, crediamo, noi europei, di risolvere tutto e connessi scriviamo, leggiamo, osserviamo più porcate, che non pensieri nobili. Ci stupiamo ed esprimiamo solidarietà, perfino breve compassione per figli gettati dalle finestre, di mogli, per drogati ammazzati, per lavoratori in nero morti senza potersi pagare il funerale. Piangiamo sempre dopo gli avvenimenti luttuosi, poco o niente li preveniamo. Se qualcuno osa dire che bisogna intervenire è accusato di liberticidio, perché ogni singolo fa quello che vuole fare ed è il sovrano di se stesso, sempre e comunque. Forse aveva creato veri spiriti liberi proprio quella visione del mondo che ha sempre affermato che la libertà è deliberazione al bene, certo stabiliva limiti, ma in essi si era autenticamente liberi, perché quegli stessi limiti erano per tutti ed indicavano una finalità morale. Il diritto, figlio degenere perché ha abbandonato il suo fondamento, la morale, costruisce quotidianamente paletti, che contengono già il loro superamento e ciò perché, avvertiva il filosofo A. Rosmini: “All’antica politica dunque della giustizia fu sostituita la politica nuova dell’utilità pubblica.”
Potremo continuare in ogni ramo della vita europea, non solo nelle istituzioni, ma soprattutto in coloro che le gestiscono, che anziché governanti sembrano più servi di qualche potere più o meno occulto e navigano in un mare che dire di spazzatura è poco. A nulla serve un ecologismo spinto, come qualsiasi altro rimedio empirico se questo non ha una vera direzione morale posta a fondamento e come fine. Ma sono parole al vento.
Oramai non ci resta che pagare e pagheremo salatissimo: la fine dell’Europa e del suo modello di immediato guadagno è al termine. Popoli premono alla sua porta ed essa non è capace di dare nemmeno una risposta, si agita perché deve pagare. Infatti, non siamo razzisti, siamo egoisti, perché temiamo che coloro che arrivano ci sottraggano qualcosa che spetta a noi.
Così finiamo per consolarci con qualche verso.

Europa

Non sei più
nemmeno
filia di Nessuno,
lui
con astuta ragione
sperava
rivedere
le proprie radici.

Non sai più
nemmeno
di essere
tempio dell’altissimo,
capace
di obbedire alla giustizia,
che neghi
affermando
con forzata raison
diritti su diritti,
che non hanno radici.

Non hai più
nemmeno
la forza della ragione
di investigare
sulla stessa
Sacra Dottrina,
culli nel tuo cervello
pensieri incostanti,
che mai avranno
radici, metabolismi
sono
di attimi
dipendenti
dal tuo cibo.

Non ami più
nemmeno
te stesso, figuriamoci
il prossimo!
Muori senza amore,
e non hai nemmeno una lucerna
per capire
con fede e devozione
la salita del tuo intelletto
alle radici.

Europa,
tu oggi
eunuca
che sei solo
schiava
dei tuoi conti
senza nobiltà!

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Italo Francesco Baldo
Italo Francesco Baldo nato a Rovereto, residente a Vicenza è stato ordinario di Storia e Filosofia nel Liceo Classico "A.Pigafetta" di Vicenza.Si è laureato con una tesi su Kant all’Università di Padova, ha collaborato con l'Istituto di Storia della Filosofia dell’Università di Padova, interessandosi all’umanesimo, alla filosofia kantiana, alla storiografia filosofica del Settecento e alla letteratura vicentina in particolare Giacomo Zanella e Antonio Fogazzaro Nel 1981 i suoi lavoro sono stati oggetto " di particolare menzione" nel Concorso al Premio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali per il 1981 cfr. Rendiconto delle Adunanze solenni Accademia dei Lincei vol. VIII, fasc.5. ha collaborato con Il Giornale di Vicenza, L’Arena, Il Tempo, La Domenica di Vicenza e Vicenzapiù Tra le diverse pubblicazioni ricordiamo La manualistica dopo Brucker, in Il secondo illuminismo e l'età kantiana, vol. III, Tomo II della Storia delle storie generali della filosofia, Antenore, Padova 1988, pp. 625-670. I. KANT, Primi principi metafisici della scienza della natura, Piovan Ed., Abano T. (Pd) 1989. Modelli di ragionamento, Roma, Aracne Erasmo Da Rotterdam, Pace e guerra, Salerno Editrice, Roma 2004 Lettere di un’amicizia, Vicenza, Editrice Veneta, 2011 "Dal fragor del Chiampo al cheto Astichello", Editrice Veneta, 2017 Introduzione a A. Fogazzaro, Saggio di protesta del veneto contro la pace di Villafranca, Vicenza, Editrice Veneta, 2011. Niccolò Cusano, De Pulchritudine, Vicenza, Editrice Veneta 2012. Testimoniare la croce. Introduzione a S. Edith Stein, Vicenza, Il Sileno, 2013.