Il day after delle elezioni europee del 26 maggio 2019 è di quelli che lasciano un vortice di pensieri nella testa. Uno vento forte da destra è quello che ci si aspettava, ma è andato oltre le previsioni: il 34% della Lega più il 6% di Fratelli d’Italia fa raggiungere quel fatidico 40% che basterebbe per governare da soli anche nel Belpaese.
“C’è da cominciare ad avere paura – è il primo commento a caldo dello storico uomo politico del Partito Democratico di Vicenza Giovanni Rolando, dopo le prime conferme alle 6 di questa mattina sui dati certi – Possono vincere le politiche come destra radicale. Molto radicale. Ma per sconfiggere la destra serve un Pd con idee e azione, non soltanto gioco politico”.
Già, perché il Pd del nuovo corso Nicola Zingaretti rimane fermo su quella soglia del 22% lontano dagli storici exploit alle europee del partito, sin dai dempi del Pci.
“E’ necessario un serio lavoro politico e organizzativo – argomenta Rolando – che superi definitivamente la fase del post voto 2018. Il più resta da fare, al centro e in periferia a Roma come a Venezia e a Vicenza”.
Il crollo del Movimento 5 Stelle al 17% potrebbe, però, cambiare gli scenari politici e far aprire gli occhi su una considerazione che alcuni analisti politici avevano già portato all’attenzione.
C’è una sorta di ritorno al bipolarismo in Italia, con Partito Democratico e M5S antagonisti alla destra maggioranza nel paese.