Esiste da qualche parte in una pianura parzialmente circondata da colline e attraversata da due fiumi una città, Evinta, nella quale il mattino distrugge tutto ciò che la notte precedente ha costruito. L’attivismo instancabile notturno dei suoi abitanti costruisce edifici, strade, parchi, stazioni, stadi e fa di Evinta la città meravigliosa; ma il risveglio quotidiano del mattino, per incomprensibili ragioni, rende vano tanto lavoro perché tutto ritorna come prima.
Ma gli abitanti di Evinta mai domi continuano ogni notte a costruire, modificare, aggiornare, migliorare sempre convinti che il giorno dopo sia diverso dai precedenti; e invece al risveglio… rimangono solo progetti che ben catalogati vanno a riempire l’ormai saturo archivio comunale.
Ma ogni cento anni tuttavia accade il miracolo: una sola opera resiste alla forza devastatrice del mattino. Ma purtroppo è la più brutta, la più costosa e con padre ignoto. Ne conseguono ricadute pesantissime sull’estetica di Evinta, la città sempre più compromessa non solo nell’immagine complessiva ma soprattutto nell’animo dei suoi abitanti, ormai rassegnati alla sovranità del “brutto”.
Ma ogni cento anni accade un altro miracolo ad Evinta: dopo dieci sindaci che si succedono con mandato rigorosamente decennale arriva l’undicesimo, accompagnato da una meravigliosa coincidenza astrale. Per una volta le tenebre della notte non cedono il posto al mattino; tutte le opere costruite non si dissolvono rimanendo quindi a disposizione della comunità. i festeggiamenti per l’inaudito evento si protraggono a lungo, fino a quando una nuova fredda luce … arriva facendo svanire di nuovo tutto il costruito.