Ex BPVi e Veneto Banca, il Tesoro trasferisce 17 mld di NPL a SGA: 100mila posizioni interessate di cui 25.000 aziende in cerca di finanza

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Il cantiere è durato otto mesi, allungato dal maxi-censimento sui 17miliardi di crediti deteriorati di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza e, sul finale, dai cambi di governance dei due istituti diventati«bad»; ma ieri (23 febbraio) è stato chiuso dalla firma del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sul decreto che cede tutto il pacchetto alla Sga. Ora manca solo il sigillo dell a Corte dei conti, atteso a breve, e la macchina potrà partire. Il decreto firmato ieri chiude infatti la complicata cornice normativache permette a Sga, la «Società per la gestione di attività» tornata al centro della scena dopo il lavoro ultraventennale sul recupero dei crediti del Banco di Napoli.
Ora, sotto il cappello del Tesoro che l’ha acquisita nel 2016, è chiamata a replicare l’impresa per provare a far rientrare lo Stato della spesa creata dall’operazione-venete.

Per farlo, il decreto firmato ieri da Padoan attua due passaggi. Il primo è nell’individuazione puntuale dei 17 miliardi di crediti deteriorati, a cui si aggiunge una quota, per ora molto minoritaria, dei tre miliardi di crediti in bonis ma ad alto rischio che Intesa a giugno ha acquisito insieme a una clausola di restituzione da esercitare entro tre anni (si veda Il Sole 24 Ore del7 febbraio). Fuori dal perimetro della Sga rimangono invece i “prestiti baciati” delle due ex popolari venete: uno stock rilevante, formato da alcune centinaia di migliaia di euro di crediti, che sono stati lasciati nella Lca così da renderne più agevole il recupero in fase di contenzioso.

Le regole scritte nel provvedimento, ed è questo il secondo passaggio essenziale, permettono alla Sga – che è assistita da Kpmg e dallo studio legale Rcc – di rivolgersi al mercato, pur non avendo licenza bancaria, ma anche di trovare gli operatori a cui affidare il recupero. Saranno i vertici della Sga a decidere se sceglierli con gara o con altre forme di procedure “ristrette”. Realistico, tuttavia, che si apra una procedura che coinvolga tutti i players più importanti, anche alla luce dell’enorme stock di Npl in gioco.

La strada, insomma, è lunga e tutta da coprire, ma gli obiettivi, ambiziosi, sono definiti. Secondo i numeri di Bankitalia la montagna degli Npl nasconde fino a 9,9 miliardi recuperabili, che insieme agli 1,7 miliardi di equity porterebbero nel tempo i conti in positivo anche per lo Stato, che alla partita ha dedicato 10,6 miliardi (5,2 di esborso immediato più 5,4 di sbilancio iniziale dei due istituti). Ma l’attesa non sarà breve: per il Tesoro, che sarà ripagato dopo aver coperto i costi dell’operazione, e per gli oltre 10mila creditori che si insinueranno al passivo, e che dovranno aspettare il loro turno in fila dopo ilTesoro.

Ora che il decreto è realtà si guarda però alle prossime fasi del cantiere Sga. Il primo dei quali è il contratto di cessione dei crediti tra la Lca e la Sga, accordo che dovrà definirà nel dettaglio il perimetro dei crediti da cedere, oltre che le procedure con cui il veicolo si dovrà iriterfacciare con l’ente di liquidazione. Il testo dell’accordo è di fatto già pronto, e già nei prossimi giorni, una volta arrivato l’ok della Corte dei Conti, arriverà la firma delle parti in causa.

Il vero nodo da sciogliere, invece, è quello relativo all’avvio dell’operatività di Sga. La società del Mef, nonostante gli sforzi dei vertici, deve superare alcune difficoltà operative generate dall’oggettiva complessità della situazione. Basti pensare alla gestione dei crediti, che presuppone, ad esempio, il recupero dei faldoni relativi alle singole posizioni. Dossier che fino ad oggi erano di proprietà di Lca ma fisicamente ancora presenti nelle filiali delle ex Venete, ora finite sotto Intesa Sanpaolo. Va da sé che anche la sola messa a disposizione dei file e il successivo recupero è unlavoro massiccio che ha bisogno della massima collaborazione di tutte le parti in causa. L’obiettivo del Mef e dei vertici di Sga è che l’intero processo venga avviato in tempi rapidi e non subisca intoppi. Anche perché il fattore tempo diventa decisivo per favorire il recupero delle posizioni, evitandone l’ulteriore deterioramento: in ballo ci sono 100 mila posizioni, circa la metà tra sofferenze e utp (unlikely to pay), di cui 25mila aziende incagliate affamate di nuova finanza.

di Luca Davi e Gianni Trovati, da Il Sole 24 Ore