Ex Fiera di Vicenza ora Ieg, Pedrazzoli (FdI): Vicenza ininfluente con scelte Variati, quote da vendere per servizi duraturi alla città

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Nonostante le grandi operazioni di maquillage che caratterizzano ogni competizione elettorale, riteniamo che Il giudizio sull’operato di un’amministrazione necessiti di un’analisi più approfondita rispetto a quella fornita dalla narrazione dei buoni propositi, soprattutto se a recitarla è chi incarna la continuazione di ciò che c’è stato prima: è così che esordisce nella nota che pubblichiamo Daniele Pedrazzoli, Coordinatore cittadino per la Città di Vicenza di Fratelli d’Italia e candidato al Consiglio comunale di Vicenza. Di solito, aggiunge Pedrazzoli, nelle campagne elettorali si mettono in mostra i gioielli, i risultati positivi della propria amministrazione.

Sarà forse per questo che quello che era un vero gioiello per la città, sia come valore economico e patrimoniale sia come prestigio, cioè la ormai ex Fiera di Vicenza (insieme alla maggioritaria Rimini Fiera diventata IEGItalian Exhibition Group), non sembra essere sfoggiato dalla sinistra come un’operazione di buona amministrazione.

Analizziamo i fatti: nel 2009 Fiera di Vicenza, all’atto della fusione con Immobiliare Vicenza, fu valutata complessivamente da KPMG 61 milioni di euro. Al momento della “fusione” con RiminiFiera il valore attribuitole è stato di 22,7 milioni di euro, corrisposto in azioni della nuova società, cioè soldi ma solo sulla carta. Il problema sta nel fatto che, se nel 2009 la valutazione patrimoniale era di ben 61 milioni di euro, i dati dell’ultima fusione stanno a indicare che c’è stata una perdita di 38,3 milioni di euro durante l’epoca di Achille Variati sindaco di Vicenza, che dal 2014 è anche presidente della Provincia, quindi a capo di due dei tre Enti pariteticamente proprietari dell’ex Fiera (l’altro è la Camera di Commercio). Una perdita che è in capo a tutti i cittadini di Vicenza.

Inoltre, con la fusione in Fiera Rimini (chiamiamo così per semplicità la realtà complessiva della Ieg di Rimini), Fiera di Vicenza è diventata un socio di minoranza che detiene solo il 19% delle quote. Tradotto, ciò significa non aver alcun margine di manovra in merito alle decisioni assunte in seno al Consiglio di Amministrazione di IEG, che un giorno potrebbe anche decidere, da statuto, di vendere brand prestigiosi dell’Ex Fiera di Vicenza come Vicenza Oro, senza che i soci vicentini possano opporre alcuna valida resistenza. Lo confermano anche e da subito i fatti ultimi, come il licenziamento del dg Corrado Facco, espresso inizialmente da Vicenza, e l’assenza di deleghe per il vice presidente Matteo Marzotto, che avrebbe avuto quella delle procedure per la quotazione in Borsa a detta di Variati, smentito ufficialmente da Lorenzo Cagnoni, presidente di Ieg,
Se questi sono i fatti, ci chiediamo quale avrebbe mai potuto essere per la Città di Vicenza il vantaggio derivante da quest’operazione. Adesso che è troppo tardi per tornare indietro, obiettivo di chi vuole farsi carico di rappresentare un elemento di rottura in positivo con il passato deve essere quello di evitare ulteriori danni a un patrimonio pubblico e procedere alla monetizzazione di quel 19% di quote che a questo punto non hanno alcun peso, neanche politico, nella gestione di IEG e che con la quotazione in Borsa e l’ingresso programmato in Ieg di nuove Fiere si diluirebbero ulteriormente.
Come Fratelli d’Italia ci batteremo con forza per fare in modo che le risorse economiche immobilizzate in quelle quote societarie siano vendute al meglio per essere utilizzate più proficuamente per garantire adeguati e reali servizi alla collettività.

 

Daniele Pedrazzoli
Coordinatore cittadino per la Città di Vicenza di Fratelli d’Italia
Candidato al Consiglio comunale di Vicenza