Egregio direttore, mi permetto di scriverle sull’ex macello di Vicenza per ricordarne la storia: è l’anno 1986, sindaco di Vicenza, al suo secondo mandato, è Antonio Corazzin, con una maggioranza formata da DC, PSI, PSDI,PRI e PLI, quella che a quel tempo si chiamava ancora “arco costituzionale”.
Corazzin, un sindaco dinamico e che guarda avanti, affronta un tema che era da tempo sul tavolo delle giunte che lo hanno preceduto: quello della sistemazione di Piazza Matteotti e del destino dell’ex macello che era già da tempo un problema insoluto. Argomento questo che, sul concreto, sta affrontando oggi l’Amministrazione Rucco e che, se i vicentini lo vorranno confermare, nella prossima legislatura, lo risolverà.
Poi a Corazzin fa seguito Variati, nulla di fatto; poi Quaresimin che nulla può fare perché la coalizione non è coesa; arriva un Commissario Prefettizio, poi altri sindaci, tera cui Sala, e, quindi, Enrico Hüllweck che si dedica ad un’altra operazione importantissima e la risolve: Vicenza ha finalmente il suo Teatro Comunale. Poi ancora un Variati 1 e un Variati 2, con nulla di fatto a parte un annunciato tentativo di vendita nel 2015.
Premesso tutto ciò, e si potrebbe dire altro ancora, diventano quasi infantili le dichiarazioni di alcuni consiglieri di opposizione quando, su un quotidiano locale del 20 febbraio, dichiarano che “Da Rucco soltanto chiacchiere”.
Sul tema delle chiacchiere potrei dilungarmi per ognuno dei colleghi che si pronunciano in questi termini, ad iniziare dalla consigliera Isabella Sala, che è stata anche assessore e mi chiedo che cosa abbia fatto, a quel tempo, lei per sanare questa bruttura; oppure il consigliere Pupillo, già capogruppo della maggioranza di allora: nulla, ma loro rimproverano gli ultimi anni a questa amministrazione dimenticando che il problema esiste da almeno 50 anni e che in questi decenni, salvo la parentesi Hüllweck, che però ha affrontato e risolto un problema esistente dal tempo della guerra, il teatro comunale, al governo della città vi è stato sempre il PD, anche con la sigla PDS.
Le esternazioni del collega Nicolai dimostrano solo che non ha notizia alcune della storia dell’ex macello. La sua età lo giustifica, ma prima di esprimersi farebbe bene a leggere qualche documento. Viene da domandarci in quale limbo abbiano vissuto i colleghi che, tra i tanti buchi di memoria, dimenticano gli ultimi tre anni abbondanti trascorsi nella morsa della pandemia. Il loro non è esercizio del diritto/dovere di controllo, che è il compito di una minoranza, ma semplicemente quello della opposizione come preconcetto. Il no per il no non serve a nulla.
Roberto Cattaneo Forza Italia
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