Ex Popolari, CorVeneto: «asse» Lega-M5S, «più soldi per il Fondo rimborsi»

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Quelli che adesso sono maggioranza (relativa) in Parlamento hanno picchiato duro in campagna elettorale, giudicando i 100 milioni stanziati dal Fondo statale per rimborsare i risparmiatori azzerati dalle ex Popolari venete «poco più che un’elemosina» (copyright Movimento 5 Stelle). Perciò si apre uno scenario assai accidentato, politicamente parlando: da un lato c’è un governo uscente e ancora in sella, a impronta Pd, che sta gestendo la partita del decreto attuativo del Fondo, con la scadenza di legge del 30 marzo ormai alle porte; dall’altro ci sono due Camere nuove di zecca a trazione M5S e Lega, che dovranno approvare in commissione il decreto di cui sopra.
Un incastro non proprio agevole da trovare. Lo ha capito per primo il sottosegretario in carica a tempo determinato Pier Paolo Baretta, il quale sta predisponendo il decreto (che potrebbe essere pronto la prossima settimana, quella dell’insediamento del nuovo Parlamento) nella consapevolezza che il testo non dovrà dispiacere alla maggioranza uscita dalle urne. Pena una bocciatura al primo passaggio in commissione.

I nuovi arrivati, intanto, affilano le lame. «Gli attori sono cambiati, ci prenderemo tutte le nostre responsabilità – avverte Erik Pretto, segretario della Lega di Vicenza (uno dei territori epicentro del disastro bancario) e neo deputato -, a cominciare dal fatto che stiamo selezionando gli uomini giusti da inserire in commissione Finanze per condurre la battaglia». Battaglia per reperire più risorse, innanzitutto: «Questo dovrà essere uno dei temi in primo piano per qualunque governo si dovesse formare».

I 5 Stelle ci vanno a nozze. Nel Trevigiano avevano messo in lista per la Camera uno dei capi degli azionisti in rivolta, l’avvocato Andrea Arman (non eletto, dalle sue parti l’onda leghista è stata più forte anche dell’indignazione contro le banche) e ora si preparano a riprendere la campagna parlamentare da una posizione di forza. Le linee guida dell’azione ci sono già, nero su bianco: «I rimborsi ai truffati dalle banche sono uno dei punti cardine del nostro programma elettorale – ricorda Federico D’Incà, riconfermato alla Camera dei deputati -, Luigi Di Maio ha detto e ripetuto, ogni volta che è venuto in Veneto, che tutti i danneggiati devono essere risarciti. Perciò – aggiunge il deputato bellunese la cifra di 100 milioni (in 4 anni, ndr) messa a disposizione dallo Stato non è sufficiente e deve essere incrementata, perché chi è stato truffato ha diritto ad avere un ristoro. Aspettiamo di confrontarci su questi punti con il sottosegretario Baretta e poi, naturalmente, ci auguriamo che nasca un governo a 5 Stelle, per prendere le decisioni giuste».

Più fondi per i risparmiatori azzerati richiedono un supplemento di ricerca. Già i famigerati 100 milioni non vengono dal bilancio dello Stato bensì dai mitologici «conti dormienti», cioè sono soldi privati «dimenticati» per lungo tempo dai legittimi proprietari nei conti correnti delle banche e perciò diventati senza titolare. Dove si reperiscono altre risorse, con questi chiari di luna? Va dritto al punto Gianni Girotto, trevigiano, appena riconfermato senatore dei 5 Stelle e fresco dell’esperienza nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche: «Premesso che, prima di prendere qualsiasi decisione, dovremo avere accesso a tutti i dati necessari, oggi in possesso di chi sta al governo, le strade da percorrere sono essenzialmente due: attingere non soltanto ai conti correnti ma anche alle polizze assicurative “dormienti” e affrontare la gigantesca questione del recupero dei crediti deteriorati o Npl che dir si voglia».

Quest’ultimo è un capitolo particolarmente delicato: «La nostra proposta – sottolinea Girotto – è che il recupero venga gestito “in house”, anche dalle stesse banche che li hanno in pancia, anziché svendere i crediti al solito fondo speculativo. Questo permetterebbe di conseguire due obiettivi: trattare più umanamente i debitori, che spesso sono famiglie e piccole imprese, e recuperare una percentuale maggiore di soldi, da destinate per l’appunto al Fondo rimborsi. I 100 milioni che oggi sono sul piatto vanno sicuramente aumentati».

Anche l’Associazione Consumatori Attivi, che oggi riunisce a Udine il variegato fronte dei risparmiatori traditi, ha inviato al governo la sua proposta di regolamento del Fondo. Il punto nodale è: nessuna preclusione, anche soltanto parziale, nell’accesso al Fondo per coloro che hanno subito violazioni della normativa bancaria.

di Alessandro Zuin, da Il Corriere del Veneto