Da sabato mattina – scrive il militante di destra Alex Cioni – il mio profilo personale attivo da dieci anni è stato arbitrariamente disattivato in modo permanente senza alcuna spiegazione, cancellando anni di lavoro oltre che di ricordi personali. Inutile dire che questa carognata, tra l’altro messa in atto in piena campagna elettorale, è la coerente conseguenza di una manovra liberticida provocata dalla segnalazione sistematica di agenti provocatori al servizio della peggiore sinistra intollerante e multirazzista.
Avaaz è una ong tutt’altro che sopra le parti, visto che un anno fa i suoi attivisti invitavano a votare contro la coalizione di centro-destra data per vincente in tutti i sondaggi. Così scrivevano sulla loro pagina facebook: “La coalizione Berlusconi Salvini Meloni è quasi maggioranza. Maggioranza. Ma possiamo fermarli, basta votare per il candidato con più possibilità di battere la destra nel tuo collegio. Il quattro marzo vota con la testa”.
Non ho intenzione di lasciare correre la questione, tanto da essere in procinto di presentare una denuncia avvalendosi tra l’altro di una sentenza del tribunale di Pordenone dello scorso dicembre con la quale il giudice ha dato ragione ad un utente che si era visto disattivare e cancellare il profilo.
Facebook ormai non è più solo una piattaforma privata, visto che la sua valenza politica e sociale a livello globale è ampiamente riconosciuta da studi e persino da sentenze. Come tale, quindi, non può più arbitrariamente decidere, fatte salve conclamate e motivate violazioni della propria policy.
Risulta evidente la sussistenza di un disegno ben preciso mirato a cancellare le voci dissonanti rispetto ad una narrazione minoritaria ma dominante che trova per l’appunto il sostegno dei poteri forti e l’ausilio di buona parte del sistema mediatico propedeutico ad indirizzare l’opinione pubblica verso un unico filone di pensiero.