Facebook cambia società di gestione, Aduc: “cambierà anche la ‘pelle’ degli utenti?”

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Facebook cambierà società di gestione e, si legge, questo non dovrebbe influire sul funzionamento di questo social. Il cambiamento sembra sia dovuto all’eterna corsa contro fisco, trust e istituzioni che il “nostro” preferito social fa per continuare il proprio business (1) – afferma nel comunicato che pubblichiamo l’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr).

Non chiosiamo su quello che tutti sanno su funzionamento e influenza di Facebook sulle nostre vite individuali, sociali, economiche ed istituzionali (2). Grossomodo tutti ne sono consapevoli e, individui o aziende o istituzioni che siano, sembra che gli stia bene (3). Anche se, come dicono oggi molti adolescenti, Facebook è un social per vecchi…

Facebook, quindi, sembra che si stia meglio attrezzando per affrontare le prossime difficoltà. In un’agorà, con leggi che spesso sono non-leggi per la dimensione (anche giuridica) di Facebook stessa: il suo potere transnazionale si confronta con poteri che, in quanto nazionali, sono meno potenti di lui (per quanto potenti possano essere, come gli Usa) (4).

Confronto impari? Decisamente. Visto che eventuali imposizioni (come già avviene oggi) non impediscono a Facebook di andare altrove per continuare a fare quanto ritiene opportuno.

Contesto in cui, l’utente dei servizi è determinante, visto che la forza di Facebook è data dai miliardi di iscritti. La logica è quella elementare dell’economia: mi piace, ci sto; non mi piace, vado via. Nessuno costringe nessuno…. Poi… è “gratis”.

Oggi succede che i “vado via” sono testimonianze essenzialmente individuali, ristrette espressioni culturali (5). Ché, chi è già “dentro”, non riesce a farne a meno, foss’anche denigrandolo in continuazione. Di social “simili” ce ne sono tanti… ma non c’è verso, “tutti” alla fine sono “lì dentro”, ché il numero degli iscritti è fiore per api.

Se si vuole contrastare Facebook (6), condivisibili o meno che siano le specifiche motivazioni, o tutti gli Stati del mondo si accordano per vietarlo, o si accordano per vietare le multinazionali di ogni tipo, o tutti gli Stati diventano dittature mediatiche…. Insomma, o si blocca il pianeta per come lo abbiamo fino ad oggi costruito, o si continua come oggi, con “imposizioni” (comunque nazionali) che il giorno dopo non sono più tali (7).

L’eventuale cambiamento, quindi, non può che essere nelle mani degli utenti di quel tipo di servizio. In due direzioni: cambiamento della pelle degli stessi utenti (difficile, almeno nel breve periodo) o altre offerte che facciano venire meno il dominio di Facebook, migrando a annullando l’interesse. Quest’ultima opzione, tra l’altro, potrebbe anche far rispettare le regole del gioco (8) che, se non si cambiano in corso d’opera, dà vantaggi a singoli, economia e istituzioni.

1 – oltre a chi paga per i vari servizi aggiunti disponibili sulla piattaforma, quasi tutti gli utenti non pagano in soldoni direttamente, ma concedendo l’uso dei propri dati.

2 – qui un articolo che consigliamo di leggere: https://www.linkiesta.it/2021/10/facebook-metaverso-zuckerberg-totalitarismo/

3 – indimenticabili le conferenze stampe su Facebook dell’allora (primo covid 2020) premier Giuseppe Conte che, nottetempo, ci diceva come, rinchiusi in casa, avremmo dovuto vivere il giorno dopo. Su Facebook, per l’appunto, e non sui tanti propri sistemi di comunicazione mediatica a disposizione del governo.

4 – Agorà in cui l’Unione europea (unico potere ufficialmente extra-nazionale), per come è istituzionalmente oggi, ha meno poteri di uno Stato nazionale.

5 – ogni tanto si sente di qualcuno (ovviamente solo per quelli con notorietà) che abbandona più o meno schifato Facebook.

6 – che sembra decisamente impegnato a non modificare il proprio business

7 – per chi vagheggia su divieti di connettività, si pensi agli (sperimentali per ora) accessi del futuro prossimo via satellite.

8 – il gioco multinazionale, che nessuno vorrebbe far venire meno.