Tra il 1943 e il 1945 centinaia di uomini e donne, oppositori del fascismo, furono arrestati, imprigionati e torturati in luoghi della città di Vicenza che sono rimasti nella memoria quali simbolo di un orrore che in molti casi culminò con la deportazione nei campi di sterminio nazisti.
Tre luoghi in particolare sono stati individuati attingendo a fonti memorialistiche sulla vita dei partigiani vicentini, in collaborazione con l’Istituto storico per la Resistenza (Istrevi), le associazioni partigiane Anpi e Avl e l’associazione degli ex deportati Aned.
Stamattina, martedì 23 giugno, è stata apposta sulla facciata della sede distaccata dell’Università di Padova in stradella San Nicola, subito dopo ponte San Michele, una lapide in memoria dei prigionieri politici e degli oppositori del nazi fascismo, o quanti fossero sospettati di collaborare con i partigiani o con gli Alleati, che venivano interrogati e torturati all’ex caserma dei Carabinieri all’epoca della Guardia nazionale repubblicana, conosciuta anche come “carcere di San Michele“. Poi venivano rinchiusi nel vero carcere di San Biagio, dove un’altra lapide ricordo sarà posata nei prossimi mesi.
“Qui a San Michele c’erano le celle di sicurezza della caserma dei Carabinieri – ci ricorda Danilo De Zotti dell’Associazione Volontari della Libertà, che ha portato la bandiera italiana e il vessillo dell’associazione – e tutti quelli che sono passati di qui, il fior fiore della Resistenza, ricordano il Maggiore Mantegazzi, un torturatore sadico: in vita c’è ancora Rina Sommaggio, 95 anni, staffetta partigiana che per tutto il resto della vita ha portato i segni delle scosse elettriche e della ferocia fascista“.
L’iniziativa prende le mosse da una mozione del consiglio comunale del 2017 (allora a guida del centrosinistra) che impegnava l’amministrazione a porre, nei luoghi simbolo delle vicende più tragiche dell’occupazione nazifascista, lapidi murarie in ricordo delle vittime e pietre d’inciampo in memoria dei vicentini deportati nei campi di sterminio nazisti. La mozione è stata ripresa nel 2019 dalla giunta Rucco che con una delibera ne ha dato attuazione.
“Nei mesi scorsi – ha ricordato il sindaco Francesco Rucco (il suo discorso nel video di copertina) – in occasione del Giorno della Memoria, avevamo preso l’impegno di ricordare tutte le violenze nazifasciste compiute durante la seconda guerra mondiale, in particolare a Vicenza. La posa di queste due lapidi, in luoghi simbolo della nostra città, vuole ricordare un periodo che non deve più tornare e che la nostra amministrazione condanna fortemente. La giornata di oggi conferma che l’amministrazione sta lavorando sul concreto senza strumentalizzazioni politiche. Sono convito che l’antifascimo si realizza con i fatti e non solo con le parole. Stiamo anche lavorando sulle pietre d’inciampo, è infatti praticamente quasi pronta quella per ricordare la famiglia vicentina Orvieto, deportata in un lager nazista. Proseguiremo inoltre con l’organizzazione e la realizzazione di iniziative collegate al Giorno della Memoria e al Giorno del Ricordo”.
I testi delle lapidi contro il fascismo
Questo il testo della lapide di San Michele: “In memoria dei prigionieri politici che si opposero al nazifascismo e dal carcere di San Michele spesero la loro giovinezza per la libertà”, insieme a una citazione di Neri Pozza che proprio a San Michele aveva casa: “Cessate il pianto e il sangue, Sia misericordia in questa primavera”.
Questo il testo della lapide di San Biagio: “In memoria dei prigionieri politici che nel carcere di San Biagio furono rinchiusi e torturati e di coloro che da qui furono deportati nei campi di sterminio nazisti”, con la citazione di Neri Pozza. “Olà, chi siete ombre affettuose che portate stendardi di rivolta come sacri gigli? Conoscete Antonio, Franco, Michele, Carlo, Torquato…”.
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