Fatti di Fonti di Posina, Cgil e Flai Cgil Vicenza: cosa fare perché non si ripetano

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Fonti di Posina, l'arrivo della Guardia di Finanza
Fonti di Posina, l'arrivo della Guardia di Finanza

Quanto scoperto dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Schio nei giorni scorsi in quel di Posina, nel vicentino, nel sito della società Fonti di Posina Spa (qui quanto scritto dalla GdF, qui la posizione dell’azienda Fonti di Posina), è certamente, se verrà confermato dagli accertamenti in corso, un gravissimo fatto di lavoro servile, di caporalato, di lavoro nero ed irregolare, di sfruttamento del lavoro e di favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia – così scrivono nella nota che pubblichiamo Giampaolo Zanni (Segr. Gen. CGIL Vicenza) e Stefano Menegazzo (Segr. Gen. FLAI CGIL Vicenza) dopo la manifestazione di oggi a cui ha partecipato la FLAI Cgil Vicenza con la presenza del segretario generale -.

Giampaolo Zanni (Segr. Gen. CGIL Vicenza) e Stefano Menegazzo (Segr. Gen. FLAI CGIL Vicenza)
Giampaolo Zanni (Segr. Gen. CGIL Vicenza) e Stefano Menegazzo (Segr. Gen. FLAI CGIL Vicenza)

Bene le misure cautelari nei confronti dei presunti responsabili (di Fonti di Posina e non solo, ndr), ed è necessario che le indagini facciano piena luce su quanto avvenuto e sui responsabili di questi reati. Pur apprezzando la condanna rispetto a quanto emerso, espressa dalla Presidente di Confindustria Vicenza, ed il suo richiamo al “rispetto delle regole”, riteniamo insufficiente fermarci al solo, pur fondamentale e necessario, appello al rispetto della legalità. La scoperta, avvenuta grazie alla denuncia di alcuni lavoratori, pone infatti a tutti noi degli interrogativi precisi su quanto è avvenuto, avviene e sta avvenendo nel mondo del lavoro, ed esige delle risposte precise, se vogliamo veramente che simili situazioni non si ripetano.

Il primo tema si chiama diffusione del lavoro povero e precario.

Nel corso degli ultimi decenni i Governi sono intervenuti massacrando la Legislazione sul lavoro prodotta precedentemente, in nome della necessità di una presunta flessibilità nelle regole per creare più occasioni di lavoro.

In nome dello stesso principio i Governi sono intervenuti per permettere tanti e diversi contratti precari di assunzione.

L’insieme di questi interventi ha prodotto una riduzione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e la conseguente diffusione del lavoro precario (cioè non stabile) e del lavoro povero (cioè con basse retribuzioni oppure con orari ridotti imposti e conseguente minore retribuzione).

Per questo la CGIL ha raccolto le firme e presentato in Parlamento nel 2016 una proposta di Legge per una Carta dei diritti universali delle lavoratrici e dei lavoratori, in grado di ripristinare una vera e forte Legislazione sul lavoro in Italia, che disciplini i diritti, le tutele ed i contratti di assunzione.

Il secondo tema si chiama sistema degli appalti.

Sempre più spesso il sistema degli appalti, sia nel settore pubblico che in quello privato, ha reso possibile la presenza ed il proliferare di soggetti, quasi sempre cooperative che nulla hanno a che fare con i principi della buona cooperazione e che spesso sono infiltrate dalla criminalità organizzata, che poi realizzano guadagni attuando un gestione che rasenta ed a volte arriva al lavoro servile.

Da tempo il sindacato è intervenuto per modificare la normativa e per produrre protocolli di legalità (uno recentemente anche con la Regione Veneto),  ma siccome alle aziende, pubbliche e private, fa comodo comprimere i costi appaltando servizi e produzioni, questa piaga del lavoro servile continua a sanguinare.

Il terzo tema si chiama mancato governo dei flussi migratori.

La cultura della chiusura xenofoba e dell’odio verso lo straniero, seminata a piene mani nel nostro paese a fini elettorali dalle forze della destra, ha prodotto una situazione di mancato governo dei flussi migratori e quindi ha di fatto aumentato l’immigrazione clandestina.

Si tratta di un fenomeno da sempre denunciato dalla CGIL, che abbiamo pagato anche subendo atti vandalici contro le nostre sedi.

L’ultimo tema si chiama CCNL pirata.

In mancanza di una legge, che il sindacato chiede da anni, sulla rappresentanza e per dare valore di legge (erga omnes) alla contrattazione collettiva legittima, in Italia sono proliferati contratti nazionali (il CNEL ne ha conteggiati oltre 900!) firmati da organizzazioni datoriali e dei lavoratori prive di reale rappresentanza, che hanno fatto dumping al ribasso a danno di lavoratrici e lavoratori.

Nel contesto sopra descritto ha trovato terreno fertile il caporalato, che si è diffuso dalle campagne del sud fino al lavoro agricolo e negli allevamenti anche del Veneto, come denunciato ripetutamente anche dalla FLAI di Vicenza, ed anche all’interno del settore manifatturiero in genere, oltre all’edilizia, e nel mondo dei servizi alla persona e dei servizi alle imprese, logistica in primis. Un mondo, quello del caporalato, dove si intrufolano criminalità, sfruttamento, violenza, abusi sessuali, ricatti e miseria.

Contro il caporalato esiste una Legge fortemente voluta dal sindacato, ma da sola non è sufficiente, occorre infatti nel contempo agire per costruire e diffondere una cultura della legalità e dei diritti sul lavoro, non a parole, ma attraverso atti concreti.

Se vogliano che non accadano più fatti come quelli di Fonti di Posina occorre:

– trasformare in legge la Carta dei diritti universali delle lavoratrici e dei lavoratori,

– sconfiggere la logica del continuo ribasso negli appalti,

– eliminare la falsa cooperazione che nasconde criminalità e sfruttamento,

– un reale governo del fenomeno migratorio,

– l’applicazione erga omnes dei CCNL firmati da sindacati rappresentativi,

– un maggior controllo pubblico e sanzioni adeguate sul mancato rispetto delle norme e dei contratti.

Giampaolo Zanni (Segr. Gen. CGIL Vicenza)

Stefano Menegazzo (Segr. Gen. FLAI CGIL Vicenza)