I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza hanno eseguito la confisca di due unità immobiliari site in provincia di Treviso del valore di circa € 600.000. Il provvedimento, delegato dalla Procura della Repubblica di Treviso, giunge a conclusione del processo penale seguito a complesse indagini condotte dal Gruppo di Bassano del Grappa.
La sua esecuzione, avvenuta nei giorni scorsi, ha permesso di sottoporre a confisca un appartamento e quota parte di una villa di pregio ubicati nel comune di Caerano di San Marco (TV) riconducibili rispettivamente alla 45enne V.L. e a suo padre V.A., 82enne, già amministratori di una S.p.a. di Altivole (TV).
Le indagini di polizia economico-finanziaria condotte dai Finanzieri bassanesi, allora coordinati dalle Procure della Repubblica di Bassano del Grappa e Treviso, portarono alla luce un articolato sistema fraudolento imperniato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di circa € 10 milioni.
In quel contesto, che coinvolse a vario titolo 35 imprese operanti tra le province di Vicenza, Treviso e Padova, furono eseguite 5 ordinanze che disponevano gli arresti domiciliari, denunciate 28 persone e sottoposte a sequestro preventivo somme di denaro e immobili, tra cui quelli sottoposti a confisca, per un valore complessivo pari a circa € 4,5 milioni.
I Finanzieri portarono a galla un complesso meccanismo evasivo fondato sull’esistenza di diverse cartiere aventi il compito esclusivo di generare fraudolentemente e solo cartolarmente movimentazioni di beni e servizi emettendo fatture per operazioni inesistenti.
Attraverso tale collaudato metodo la S.p.a. trevigiana, nei periodi d’imposta 2009 e 2010, aveva annotato fatture fittizie, emesse da cartiere riconducibili al bassanese G.S., per un importo complessivo pari a circa € 5 milioni, con indebita detrazione di IVA per € 850.000. Per tale ragione gli amministratori della società di Altivole furono denunciati alla competente A.G. e condannati dal Tribunale di Treviso, nel marzo 2016, alla pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione, con contestuale confisca degli immobili già sequestrati nel corso delle indagini preliminari.
Nel maggio 2017 la Corte d’Appello di Venezia ridusse la pena a 1 anno e 6 mesi di reclusione, confermando la confisca dei beni. La Suprema Corte di Cassazione, da ultimo, dichiarando inammissibili i ricorsi presentati dai due imputati, ha stabilito la definitività della sentenza d’appello, disponendone, di conseguenza, l’esecuzione.
L’indagine delle Fiamme Gialle, condotta trasversalmente anche in campo amministrativo-tributario con il recupero a tassazione di ingenti costi non realmente sostenuti da parte della società, ha permesso di cautelare, alla luce della bontà dell’impianto accusatorio, mediante l’efficace strumento del sequestro preventivo, operato precedentemente, beni poi sottoposti a confisca obbligatoria, permettendo di tutelare, a beneficio dell’Erario, l’effettiva somma indebitamente detratta dalla società evasore.