Fatture false per 4 milioni nella concia, imprenditore tenta un “trust” per la figlia minorenne su appartamenti e garage

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Nei giorni scorsi, i Finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Tribunale di Vicenza, finalizzato alla confisca c.d. “per equivalente” di beni e disponibilità finanziarie intestate a un soggetto giuridico, formalmente attivo nel settore della concia, e al suo amministratore per un valore complessivo di 796.132 euro.

Nel dicembre 2016, i militari della Compagnia di Arzignano avevano concluso una verifica fiscale nei confronti di una società a responsabilità limitata, formalmente attiva nel commercio all’ingrosso di cuoio e pelli gregge e lavorate, a seguito della quale era stata interessata l’Autorità Giudiziaria di Vicenza in ordine a fatti di rilevanza penale perpetrati dal suo amministratore (M. G., classe 1969, di Arzignano).

Secondo la ricostruzione dei militari, il predetto avrebbe istituito la società al fine di consentire l’evasione fiscale a terzi attraverso l’emissione di un cospicuo ammontare di fatture false: un imponibile di oltre 4 milioni fra il 2013 e il 2015. Nel corso delle attività, si è anche avuto modo di constatare come la stessa fosse evasore totale, non avendo mai versato imposte dal 2013, non avesse una sede effettiva o un magazzino, non disponesse di mezzi per l’esercizio dell’attività imprenditoriale e – soprattutto – non avesse sostenuto acquisti (a livello nazionale, comunitario o estero) tali da giustificare vendite di così cospicuo ammontare. Si trattava, in sintesi, di una serie di indizi tali da far ritenere totalmente inesistente l’esercizio di un’attività effettiva e, pertanto, che la società non fosse mai stata operativa.

Un ulteriore riscontro all’ipotesi investigativa è stato fornito dall’assenza di un depositario delle scritture contabili e dal mancato rinvenimento dei documenti amministrativo-fiscali la cui tenuta, per legge, è obbligatoria. Sulla questione, è apparso di tutta evidenza come le dichiarazioni del rappresentante legale – secondo cui le scritture si trovavano in Romania – fossero un mero tentativo di ostacolare la ricostruzione delle vicende aziendali e l’individuazione dei beneficiari della frode messa in atto. La ricostruzione del volume d’affari, pertanto, è passata attraverso l’effettuazione di controlli incrociati e di questionari nei confronti di clienti e fornitori individuati dalla consultazione delle banca dati in uso al Corpo. Gli elementi così raccolti hanno consentito alle Fiamme Gialle di sostenere che le fatture emesse dalla società fossero relative a operazioni inesistenti e, conseguentemente, di proporre alla Procura della Repubblica di Vicenza il sequestro delle imposte dovute, in questo caso corrispondenti all’I.V.A. complessivamente evasa, così come risultante dalle fatture di vendita. Il riscontro è arrivato mediante l’emissione di un provvedimento di sequestro, a firma del G.I.P. di Vicenza.

L’esecuzione è avvenuta attraverso il sequestro di saldi di conto corrente, quote azionarie e beni immobili. Sul punto, desta particolare interesse il fatto che G. M., pochi giorni dopo la conclusione della verifica fiscale, avesse dato vita a un trust in cui far confluire i fabbricati di cui era proprietario – due appartamenti con garage siti in Arzignano (VI) e Sirmione (BS) – a beneficio della figlia minorenne. I Finanzieri, a seguito di mirati accertamenti sulla situazione giuridica e di fatto, hanno comunque posto i sigilli sugli immobili, essendo emersi plurimi elementi indiziari di simulazione, che hanno confermato il mantenimento effettivo del controllo degli immobili in capo all’indagato.