Nei sondaggi nazionali, secondo gli ultimi dati di Demopolis, la Lega di Matteo Salvini ha perso 11 punti percentuali in un anno ed è calata al 25,4% ma a guadagnarne è Fratelli d’Italia (FdI), con il partito guidato da Giorgia Meloni schizzato negli ultimi 12 mesi dal 6,4 al 15% dei consensi.
Intanto le elezioni regionali, in cui Zaia è in controtendenza rispetto alla Lega nazionale anche grazie alla sua resuscitata Liga Veneta, sia pure, per Salvini, sono alle porte anche in Veneto, dove con FdI il vicentino Vincenzo Forte punta a prendere il posto da consigliere regionale di Sergio Berlato volato in Europa: “stiamo già facendo tanti gazebo in giro per il territorio – spiega Forte – il partito è pronto alla sfida”.
Le candidature ufficiali usciranno verso metà agosto: “bisogna provvedere a raccogliere tutta la documentazione, per legge entro il 20 di agosto e siamo in attesa di vedere la lista che approverà il direttivo nazionale”, precisa Forte.
Saranno parecchi i vicentini di peso nelle liste, tra i quali sicuramente oltre a Forte, Joe Formaggio, che momentaneamente ha proprio occupato il seggio di Berlato emigrato a Bruxelles, Silvia Pasinato, Elena Donazzan, Silvio Giovine. Queste ultime due figure entrate recentemente in FdI stanno facendo discutere all’interno del partito, tanto che nelle scorse settimane Berlato si è sfogato scrivendo a Meloni.
“Sono una serie di lettere che ha mandato sulla situazione del partito in Veneto, ma non le commento“, ci dice Forte che, da ex coordinatore provinciale e da attuale componente dell’Assemblea Nazionale mantiene ufficialmente un profilo istituzionale. Ma anche perché probabilmente si commentano da sole leggendo alcuni stralci pubblicati da l Corriere del Veneto (a seguire tutto l’articolo):
Berlato scrive, in buona sostanza, a Meloni che il nuovo coordinatore regionale Luca De Carlo “lascia campo libero alla martellante azione propagandistica di Zaia, che imperversa sui media e i social” e parla di “cani che vogliono banchettare sui cadaveri dei leoni” all’interno di FdI, ricordando di aver finanziato “personalmente e attraverso le mie associazioni tutte le campagne elettorali“. Infine avverte: “non ho intenzione di andare in pensione e non permetterò a nessuno di calpestare la mia dignità”.
Un clima da “fratelli coltelli” che solo il risultato delle preferenze tra i candidati in Veneto riuscirà a sbrogliare.
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Le tre «famiglie» che fanno riferimento a Berlato, al gruppo storico di De Carlo, Speranzon, Maschio e Zanon e quella della destra sociale di Donazzan
VENEZIA La lotta è durissima e un po’ ricorda quel che accadde nella Lega con Flavio Tosi. Si consuma nelle chat del partito e sul territorio, con sfide fratricide alle Regionali tra candidati di correnti opposte, per arrivare al suo culmine con una serie di lettere dal tono feroce spedite da Sergio Berlato a Giorgia Meloni. «Siamo allo scontro finale» spiegano i colonnelli di Fratelli d’Italia «chi riuscirà ad eleggere più consiglieri il 20 settembre prenderà il bastone del comando in Veneto». Per gli altri, sottinteso, saranno guai. I Fratelli sono sostanzialmente divisi in tre famiglie: il gruppo di Berlato, ex coordinatore ora volato a Bruxelles; quello «storico», ossia l’attuale coordinatore Luca De Carlo, il veneziano Raffaele Speranzon, il veronese Ciro Maschio, il padovano Raffaele Zanon; quello della destra sociale, il più giovane anagraficamente, che fa riferimento a Elena Donazzan (poi c’è Massimo Giorgetti a Verona, ma lui è un big che fa storia a sé). Nelle sue lettere a Meloni Berlato tratteggia un partito allo sfascio dopo l’avvicendamento con De Carlo («Lascia campo libero alla martellante azione propagandistica di Zaia, che imperversa sui media e i social»), invoca commissariamenti, parla di «cani che vogliono banchettare sui cadaveri dei leoni», ricorda di aver finanziato «personalmente e attraverso le mie associazioni» tutte le campagne elettorali di Fdi in Veneto dal 2013 al 2019, avverte: «Non ho intenzione di andare in pensione» e di più: «Non permetterò a nessuno di calpestare la mia dignità». Meloni, però, non ha risposto e avrebbe declinato pure la richiesta di organizzare un incontro a Roma. «La copertura a De Carlo è totale» assicurano gli uomini vicini al coordinatore. Berlato avrebbe, invece, l’appoggio di La Russa.
Le lettere
Le lettere sono più d’una ed entrano nello specifico della guerra che si sta consumando nelle diverse province, con toni e argomentazioni che hanno lasciato basiti anche militanti non esattamente di primo pelo (come quando si afferma che alcuni dirigenti sarebbero stati nominati in questo o quell’ente dopo «suppliche insistenti»). De Carlo, che dopo l’incredibile addio alla Camera sarà candidato a Verona alle supplettive per il Senato, la prende con sportività: «Mi piace ascoltare tutti i punti di vista, posso anche non condividerli ma credo arricchiscano la discussione. Poi però tengo la linea e lo stile che mi appartengono». Meno diplomatica Donazzan: «La nostra immagine è compromessa, deve intervenire il partito perché Berlato sta avvelenando i pozzi e ci fa perdere voti». Il clima è arroventato e l’impressione è che si andrà avanti così fino al giorno del voto, che sancirà vincitori e sconfitti. L’epicentro dello scontro è Vicenza, dove la sfida è proprio tra Donazzan e il genero di Berlato, Vincenzo Forte (più Joe Formaggio); a Padova si fronteggiano Enoch Soranzo (Donazzan) ed Elisabetta Gardini (Berlato); a Treviso Fabio Crea (Sernagiotto) e Tommaso Razzolini (Donazzan); a Venezia Raffaele Speranzon (De Carlo-Donazzan) e Lucas Pavanetto (Berlato); a Verona Giorgetti e Stefano Casali (Berlato). I posti in palio, stando ai sondaggi, sono quattro.