Perciò al mattino il Cavaliere, infastidito pure dall’accelerazione impressa da Salvini, alza il telefono e digita il numero di Mara Carfagna, da anni trincea forzista contro le spinte filo-leghiste e icona dei ribelli. È a lei che l’ex premier chiede di intercedere per rassicurare tutti, spiegando che «quella della federazione è solo un’idea su cui si rifletterà ». Tradotto: nulla è ancora deciso. Esattamente quel che trapela anche da ambienti vicini al capo: «Allo stato non c’è nessuna ipotesi di fusione con la Lega», la frenata dei fedelissimi. «Berlusconi vuole la collaborazione di tutte le forze che compongono il centrodestra e non intende rinunciare né alla storia né all’identità di Forza Italia ». Il modello di riferimento resta quello della vecchia Casa delle Libertà, dice chiaro Antonio Tajani: è lì che si vorrebbe e dovrebbe tornare. «È chiaro che, stando al governo con i leghisti, il dialogo con loro è più facile», la precisazione, «ma dobbiamo rafforzare pure il rapporto con Fratelli d’Italia». I quali avrebbero recapito ad Arcore un messaggio perentorio: se il Cavaliere pensa di cedere il suo partito a Salvini per scalare il Quirinale, sappia che i voti di Fdi non sono scontati, visto che l’operazione orchestrata da Salvini mira a indebolire proprio la Meloni.
Ecco perché, insistono i pasdaran berlusconiani, «il confronto è appena iniziato» e proseguirà nei prossimi giorni, che si preannunciano cruciali per verificare se la nave verde-azzurra prenderà il largo o sarà costretta a restare all’ancora. Domani è in programma il vertice con i coordinatori regionali, mercoledì toccherà ai deputati, che si preparano a dare battaglia.
Ma il leader della Lega non demorde. «Incontriamoci a metà settimana », esorta, «per parlare di federazione di centrodestra con pari dignità per tutti i protagonisti e con l’obiettivo di rafforzare il lavoro di Draghi». Ma lo stato maggiore azzurro è spaccato. Con Mara Carfagna, subissata ieri da una valanga di telefonate di solidarietà dopo lo scontro con Anna Maria Bernini, e Maria Stella Gelmini, decise a sbarrare la strada a Salvini. «È giusto confrontarsi», ma il ruolo di Forza Italia va accentuato, non annacquato in una federazione», t aglia corto la ministra degli Affari regionali. La stessa opinione degli scissionisti di Coraggio Italia: «Noi siamo saldamente nel centrodestra, crediamo però che la pluralità della nostra coalizione sia una ricchezza. Pertanto noi continueremo il nostro percorso», chiudono Brugnaro, Toti e Marin. Uno scoglio per Salvini. Deciso tuttavia a non mollare. Il nuovo gruppo, qualora la fusione andasse in porto, conquisterebbe il primato in Parlamento superando anche i 5Stelle: conterebbe infatti 96 senatori (contro i 75 grillini) e 210 deputati (contro 162). Un peso enorme, che potrebbe spostare gli equilibri anche all’interno della maggioranza, regalando ai lega-forzisti la golden share del governo Draghi. Obiettivo da perseguire a ogni costo. Perciò a sera è il segretario del Carroccio ad alzare il telefono e chiamare Berlusconi: «Insieme si è convenuto che il progetto è importante e positivo», dunque va avanti. Segno che la partita è tutt’altro che chiusa.