Femminicidio: basta a ogni violenza

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Come ogni settimana anche in questa c’è l’imbarazzo della scelta sul tema da scegliere perl’editoriale. Purtroppo, però, non abbiamo alternativa.

In questi giorni sono state uccise altre due donne e come tante altre volte dal proprio ex. Sabato scorso a Montegaldella, nella nostra provincia, Marianna Sandonà 43 anni è caduta vittima della violenza omicida del proprio ex Luigi Segnini, 38 anni. Due giorni dopo a Cisterna di Latina Fabio Trabacchin, 35 anni, il marito dal quale si stava separando, ha ucciso Elisa Ciotti anche lei 35 anni.

Di fronte a questi due ennesimi femminicidi non possiamo girarci dall’altra parte. Ancora una volta dobbiamo scrivere di tutto questo per non abituarci a queste tragedie, perché come maschi dobbiamo battere un colpo, perché evidentemente è stato fatto molto in questi anni ma non ancora abbastanza e dunque tanto rimane da fare affinché non dobbiamo più dare notizie simili, perché c’è una violenza generale anche nel nostro Paese che va constrasta innanzitutto a livello culturale.

Sono 120 le donne uccise tra il primo agosto 2017 e il 31 luglio 2018: di queste 92 sono state ammazzate in ambito familiare per mano del partner, dell’ex partner o di un altro familiare.

I dati in termini assoluti, pur rimanendo tantissimi (anche uno solo sarebbe troppo!) sono in calo, invece se si guarda il dato percentuale si nota, come rileva il rapporto Eures del 2018, che mentre nel 2000 i femminicidi erano il 26,4 per cento del totale, nel 2016 sono il 37,1 per cento. Questo significa che gli altri omicidi sono calati in modo più marcato dei femminicidi. Nel 2017, le donne vittime di omicidio volontario in Italia sono state 123, una ogni tre giorni.

Aumenta l’età media delle vittime, che raggiunge il suo valore più elevato nel 2018: 52 anni. Secondo l’Eures, oltre un terzo di queste ha subito nel passato ripetuti maltrattamenti. Ma i femminicidi sono la punta estrema di una situazione di violenza più generale che le donne si trovano a subire. Eures registra che nei primi otto mesi del 2018, alle 2.977 violenze sessuali denunciate si aggiungono 10.204 denunce per maltrattamenti in famiglia, 8.718 denunce per percosse e 8.414 denunce per stalking. Le zone più a rischio risultano essere il Nord e Roma. I reati di genere, che continuano a mostrare cifre impressionanti tendono però a diminuire e aumentano le donne che si rivolgono alla rete dei centri antiviolenza, 49.152 nel 2017.

È evidente che l’azione di sensibilizzazione e di prevenzione va continuata e potenziata, ma è anche evidente che non basta. Il femmicidio e la violenza di genere rappresenta un indicatore di un contesto sociale e culturale in cui la violenza fa troppo parte della nostra quotidianità. D’altra parte se si guardano le qualità delle relazioni quotidiane si vede che gli episodi di violenza sono davvero tanti.

È quindi quanto mai necessario che la violenza venga condannata in modo deciso senza se e senza ma, sempre e comunque, a tutti i livelli, che si promuovano contesti positivi, in cui la risoluzione dei conflitti che fanno parte della vita di ciascuno e non possono certo essere cancellati, vengano promossa in modo pacifico e civile. Il rispetto della persona, qualsiasi persona, maschio o femmina, italiano o straniero, eterosessuale o omosessuale, dovrebbe essere il criterio fondamentale per i nostri comportamenti sempre. Non sempre invece, si vede una coesione su un principio che dovrebbe essere uno dei fondamenti del nostro vivere civile. In alcuni casi, insomma, la violenza viene tollerata.

Finché ci sarà un contesto culturale simile, la violenza di genere e quindi anche il femminicidio non potrà essere sconfitto.