Festival di Sanremo, Topo Gigio “rivelazione” di una kermesse fin troppo lineare: sua la performance con Lucio Corsi

La donna in posizione più alta della classifica è solo sesta e nelle prime dieci l'altra presenza femminile è la metà cuoricini dei Coma_Cose. E Sanremo fa i... Conti con Amadeus

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l festival di Sanremo la rivelazione è... Topo Gigio nella performace con Lucio Corsi
l festival di Sanremo la rivelazione è... Topo Gigio nella performace con Lucio Corsi

La “montagna” sanremese ha partorito un Topo Gigio: la performance di Lucio Corsi, che nella serata del Festival di Sanremo dedicata alle cover ha stupito ed emozionato cantando “Nel blu dipinto di blu” in coppia col pupazzo creato da Maria Perego, resterà il momento più riuscito ed originale di questa edizione sonnacchiosa della kermesse festivaliera.

Lucio Corsi, la vera sorpresa

Lucio Corsi è indubbiamente la sorpresa più bella del Festival di quest’anno, anche se si è classificato secondo e la vittoria è andata alla Balorda Nostalgia del giovane Olly, a sua volta comunque tra i più apprezzati della gara canora. Peraltro la graduatoria finale ha regalato – bisogna dire finalmente, dopo cinque serate dall’andamento fin troppo lineare – più di qualche sussulto, soprattutto per l’esclusione dal podio dei due favoriti della vigilia, cioè Giorgia e Achille Lauro.

Lucio Corsi era arrivato secondo anche nella già citata serata dei duetti e delle cover, battuto da Giorgia, premiata in coppia con Annalisa per l’impeccabile esecuzione di Skyfall di Adele. Per Corsi dunque la beffa di una doppia medaglia d’argento, ma il suo festival finisce con un enorme segno più e per chi non lo conosceva è stato un piacere avere scoperto questo artista.

L’edizione 2025 del Festival di Sanremo

Ma classifiche a parte, com’è stato questo Festival “ventiventicinque” visto dalla tv?

Da veterana del Sanremo visto dalla poltrona (dal 1981 non perdo un’edizione, e da almeno trent’anni organizzo un gruppo d’ascolto per la serata finale o quella dei duetti), confesso che per me non è stata un’edizione entusiasmante.

Non posso dire brutto festival, perché Carlo Conti è un bravo professionista e sicuramente con la sua conduzione a spron battuto si riusciva ad andare a dormire ad ore decenti ascoltando tutte le canzoni. Ha anche scelto compagni di conduzione quasi sempre all’altezza, in qualche caso davvero brillanti (penso a Gerry Scotti, Antonella Clerici, Bianca Balti, Geppy Cucciari…). Però è mancato lo spettacolo.

I tanti – me compresa – che nel corso degli anni hanno insistito sul concetto del “mettere al centro la musica”, sostenendo che a Sanremo non servono comici, monologhi, cantanti ospiti e arte varia, credo abbiano avuto la prova che non è così. Il gusto del pubblico cambia e cambia anche il modo di fare spettacolo: la liturgia della presentazione dei brani uno dietro l’altro non basta. Ci vogliono intrattenimento, varietà, comicità, anche qualche polemica.

Cover al top

La serata delle cover in questo senso è quella che ha funzionato meglio, grazie alla presenza nella co-conduzione della bravissima Geppy Cucciari e grazie anche alla formulazione stessa della gara, in quanto le cover offrono sempre momenti imprevedibili. Certo, qualche scelta musicale non è sembrata azzeccatissima, perché, tanto per fare un esempio, “The sound of silence” non si può cantare a squarciagola e “Fiori rosa fiori di pesco” non si può cantare e basta, se non sei Lucio Battisti, ma in generale le cover offrono molte soddisfazioni a chi guarda da casa, e quest’anno non ha fatto eccezione.

Prime sensazioni

Quanto alla gara ordinaria del Festival di Sanremo, normalmente io al primo ascolto non riesco a cogliere la bellezza delle canzoni, a memorizzarle, a far mio un ritornello o un inciso. Se mi resta in mente una canzone o è perché il cantante è tra i miei preferiti e quindi ascolto la sua prova con attenzione, oppure è perché ci sono delle frasi martellanti pronte per l’effetto tormentone, tipo, quest’anno, il “chiamo io chiami tu” di Gaia o gli insistenti “cuoricini” dei Coma_Cose.

Generalmente però già col secondo ascolto comincio a farmi un’idea più precisa e ad affezionarmi a qualche brano. Quest’anno invece anche al secondo ascolto, e pure al terzo, non sono riuscita ad individuare la “mia” canzone, quella che “non vedo l’ora di risentirla”. Ho fatto un blando tifo – per ragioni di campanile – per la bassanese Francesca Michielin, sempre brava, che in finale ha cantato per prima, poi ho riconosciuto i pregi di qualche testo e alcune interessanti soluzioni musicali, ma in generale il livello è sembrato medio come la conduzione: nessun picco negativo ma nemmeno grandi guizzi.

Il giudizio… finale

Adesso, dopo che si sarà spenta l’eco della classifica del Festival di Sanremo e che sarà assorbito pure il fatto che la donna in posizione più alta della classifica è solo sesta (e nelle prime dieci l’altra presenza femminile è la metà cuoricini dei Coma_Cose), la parola passa alle radio, ai concerti, agli streaming e alle vendite dei dischi, sempre se ci sia ancora qualcuno che li compri. Insomma, come sempre la classifica dice una cosa, ma è il pubblico che poi sceglie il vincitore. Olly in realtà è sicuramente vicino al pubblico giovane quindi in questo senso la sua vittoria credo sia destinata ad essere confermata anche dai numeri.

Sanremo e i… Conti con Amadeus

E a proposito di numeri, gli ascolti del festival di Sanremo 2025 hanno dato ragione agli autori e a Carlo Conti, anche se quest’anno ai dati tv si sono aggiunti quelli degli spettatori in streaming su tutte le piattaforme. Quindi le mie critiche non hanno riscontri oggettivi e forse la strada della sobrietà è quella buona anche per il futuro. Ne prenderò atto e mi adatterò a vedere dei festival più “lineari”, però l’allegria di Amadeus, pure con le esagerazioni e le puntate che non finivano mai, mi è mancata.