Femminicidio Giulia Cecchettin, due manifestazioni distinte a Vicenza. Possamai: “Vorrei vedere moltissimi uomini”. Incontro dibattito a Schio, dati allarmanti

1698
Bocciodromo femminicidio Giulia Cecchettin
Bocciodromo femminicidio Giulia Cecchettin

La comunità vicentina si stringerà nel ricordo di Giulia Cecchettin, barbaramente uccisa dall’ex fidanzato. Per l’ennesimo femminicidio ci saranno due manifestazioni distinte a Vicenza, una martedì 21 novembre organizzata dal centro sociale Bocciodromo e l’altra il giorno dopo promossa dal Comune di Vicenza con l’associazione Donna chiama donna. Inoltre a Schio mercoledì sera in cooperativa Samarcanda alle ore 20.30 ci sarà un incontro dibattito sulla figura della donna, un’iniziativa organizzata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre.

I centri sociali scenderanno in piazza alle ore 19 in Piazza Castello per “gridare al mondo che Giulia non è un caso isolato. Non è stato un bravo ragazzo, non è stato un mostro, è violenza sistemica, è violenza di stato. Reagiamo contro questo sistema violento e patriarcale!”. E i rappresentanti annunciano che il 25 novembre andranno anche alla manifestazione di Roma.

Mercoledì sempre alle 19 la Fiaccolata per Giulia” partirà invece dall’esedra di Campo Marzo e proseguirà per corso Palladio per poi raggiungere piazza dei Signori. “L’omicidio di Giulia Cecchettin colpisce tutte e tutti in maniera straziante e lascia senza parole – commenta il sindaco Giacomo PossamaiNon dobbiamo abituarci al dolore e alla violenza: siamo scesi in piazza tante volte in questi anni a seguito di femminicidi accaduti nel nostro territorio, tanto che il rischio è quello di arrivare a pensare che sia tutto inutile”.

“Mercoledì sera insieme a Donna chiama donna e all’associazione Donne Medico terremo una fiaccolata in ricordo di Giulia alla quale vorrei veder partecipare moltissimi uomini. Perché l’uccisione di Giulia, purtroppo solo una tra le centinaia che si consumano ai danni delle donne ogni anno nel nostro Paese, deve interrogare prima di tutto noi. Siamo noi a dover sentire una responsabilità a cambiare le cose e siamo noi che abbiamo la possibilità di porre fine a questa straziante carneficina”.

“In questi anni si è fatto molto, ma è necessario fare ancora di più, sostenendo concretamente i Centri antiviolenza del territorio e le altre realtà impegnate su questo fronte. E poi, anche pensando all’età delle persone coinvolte in quest’ultima drammatica vicenda, è davvero quanto mai essenziale investire realmente su prevenzione ed educazione all’affettività – a partire dalle scuole – lavorando insieme a tutti i livelli: locale, regionale e nazionale”, conclude Possamai.

I dati sui femminicidi

Uno studio delle Nazioni Unite ha evidenziato che ogni giorno nel mondo si verificano 137 femminicidi. Giulia Cecchettin aveva solo 22 anni ed è solo l’ultima di una lunga lista. In Italia i femminicidi da inizio anno sono più di 100 e, stando ai dati della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio il 63% delle donne rimaste uccise non aveva mai denunciato gli abusi da parte del partner. Una piaga, quella della violenza di genere, che sembra impossibile da sconfiggere, nonostante siano molti gli forzi messi in campo negli anni.

Dobbiamo impegnarci per far cambiare le cose, affinché Giulia sia l’ultima di questa terribile e lunghissima lista di violenze dal tragico epilogo. Non si può più permettere alle donne di andare da sole all’appuntamento chiarificatore, il cosiddetto ‘ultimo appuntamento’, perché quasi sempre è un rischio per la loro vita. Anche la famiglia e coloro che sono vicino a queste donne devono imparare a riconoscere i campanelli d’allarme e intervenire, anche se non è la vittima a chiederlo, per il suo bene – commenta l’avvocato Valentina Ruggiero, esperta in diritto di famiglia – Sono ormai oltre 30 anni che mi occupo di casi inerenti alla violenza sulle donne, ed è innegabile che siano stati fatti enormi passi in avanti, ma c’è ancora davvero molto da fare, e va fatto alla svelta, prima che ci siano altre vittime.

Spesso mi viene chiesto in che modo si dovrebbe intervenire. Innanzitutto, culturalmente, parlando di queste tematiche nelle scuole di ogni ordine e grado. È importante far comprendere che la violenza, sia fisica o verbale, è sempre sbagliata. Ovviamente, però, c’è bisogno di un cambiamento anche in ambito famigliare, e sta a chi subisce la violenza cercare di reagire e allontanarsi subito, al primo schiaffo o alla prima umiliazione. Anche il resto della famiglia, però, deve essere attento a carpire i campanelli di allarme, a denunciare e ad aiutare la donna a venire via, offrendole sostegno se non ha i mezzi economici”.