Apprendiamo, scrive nella nota che pubblichiamo Francesco Rucco candidato sindaco, che Vicenza avrà un nuovo cantiere fieristico, che verranno investiti 35 milioni, che, insomma, il matrimonio con Rimini sta portando i suoi frutti. Questa è la propaganda di regime che viene diffusa ai media. Restano però non poche zone oscure in tutta la vicenda della Fiera di Vicenza, ora IEG di Rimini, che lasciano interrogativi, dubbi e qualche inquietudine per l’eccellenza vicentina. Un primo interrogativo va rivolto al futuro.
La fusione con i romagnoli doveva portare risorse e rafforzamento del polo locale, ma non è chiaro se sarà davvero così: Corrado Facco, direttore generale, licenziato, Matteo Marzotto in silenzio (vedi video per 40 secondi che si sono ripetuti uguali durante tutta la presentazione, ndr), l’altro membro del cda, Michela Cavalieri, che non dice nulla e molte domande rimangono senza risposta. Perché si è voluto svuotare il ruolo del vice presidente? Perché Achille Variati non ha tutelato la rappresentanza vicentina? Perché ha preferito inserire il suo assessore al Bilancio che non ci risulta essere strategica nella governance di IEG invece che piazzare un esperto che avrebbe saputo tutelare, pur da posizioni di minoranza, il ruolo di Vicenza nel sistema fieristico più complesso di IEG? Qual è la compensazione per lo smantellamento del management vicentino a vantaggio di quello romagnolo?
La propaganda di regime usa la parola magica “investimenti a Vicenza“, 35 milioni di euro. Allora va fatto un approfondimento: chi beneficerà di questo importante cantiere nei prossimi anni? Un cantiere coinvolge una molteplicità di fornitori, imprese costruttrici, professionisti, artigiani di vario tipo e tantissimi altri soggetti che potrebbero generare ricchezza, lavoro e sviluppo qui da noi. Ma se la cabina di comando è tutta riminese vien facile pensare che a Vicenza si faranno i lavori con fornitori romagnoli, un grande affare per le cooperative rosse, non certo per il sistema imprenditoriale locale. E se sarà così aggiungiamo al danno della decapitazione di chi ha assicurato il successo del sistema vicentino (Vicenza Oro, Abilmente, Hunting Show soprattutto), cioè il management della Fiera di Vicenza, con il supporto non banale di Matteo Marzotto, anche quello di affidare la continuità di quei successi ad una squadra tutta romagnola che non ha i mezzi né la storia per garantire continuità e sviluppo.
Allora dopo il dramma della Banca Popolare di Vicenza, il fallimento del Vicenza Calcio, arriva anche la perdita dell’eccellenza fieristica costruita in decenni di lavoro e di intelligenze. Via dell’Oreficeria sembra destinata a seguire a ruota il declino di tutti i brand importanti che hanno definito l’identità del nostro territorio per lasciare spazio al nulla. Ci si chiede perché l’attuale amministrazione del Partito Democratico continui ad assistere impotente alla distruzione della centralità Berica costruita nel passato, perché arriva qualcuno a declassarci e nessuno si alzi in piedi a dire NO, perché si faccia finta che Vicenza non abbia intelligenze e capacità per mantenere la propria leadership nei settori di cui è ancora competitiva.
Non si vuole involgarire il dibattito, ma non si può pensare che il silenzio della politica e della classe dirigente locale, non desti perplessità. Allora delle due l’una, o c’è un accordo che premia chi ha permesso il furto di identità della Fiera e la decapitazione del suo management, oppure abbiamo una classe dirigente che merita di essere cacciata subito per palese incapacità sia di strategia che di forza. La debolezza si può perdonare, la mediocrità anche. Non le due cose insieme, perché a quel punto diventa opportunismo senza futuro. Povera Fiera.
Francesco Rucco
Candidato Sindaco di Vicenza