Figisc Vicenza dice no alla riforma del settore della distribuzione carburanti: “Svilisce il ruolo del gestore”

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ddl riforma carburanti, no di Volpato, presidente Figisc Vicenza e Veneto
Eugenio Volpato, presidente Figisc Vicenza e Veneto

Eugenio Volpato, presidente di Figisc-Confcommercio Vicenza, che guida anche la federazione regionale, ha commentato negativamente il DDL di riforma della distribuzione carburanti, disegno che ha sollevato le vibrate proteste della categoria prima ancora di arrivare sul tavolo del Cdm: “È bene – le parole di Volpato – che dopo le nostre proteste il DDL di riforma del settore della distribuzione carburanti non sia approdato all’ultimo Consiglio dei Ministri, perché ci sono troppi aspetti che vanno cambiati, su cui auspichiamo una riflessione approfondita da parte del Governo prima di ulteriori azioni”.

A non convincere la categoria dei gestori è in particolare la parte contrattualistica “che peggiora le condizioni di sfruttamento, prevedendo contratti di durata quinquennale che possono essere disdettati con 90 giorni di preavviso. Non è accettabile – ha aggiunto Volpato – dare luogo ad un riconoscimento normativo di pratiche contrattualistiche oggi adottate da alcune compagnie, che di fatto minimizzano il ruolo e la figura del gestore, riconoscendo tutele economiche e lavorative del tutto marginali e non soddisfacenti”. Per Figisc, infatti, queste nuove forme contrattuali devono essere attentamente valutate, discusse ed eventualmente oggetto di un preventivo accordo con le Associazioni di categoria, al fine di tutelare i distributori.

Volpato ha poi espresso perplessità sull’abrogazione dell’obbligo di pubblicizzare, negli impianti, il differenziale del prezzo tra servito e self: “Da chi ci aveva imposto un inutile cartello dei prezzi medi regionali, arriva l’incomprensibile decisione di non dare più ai consumatori finali un’informazione così importante. Una decisione che ha dell’incredibile”.

Per il presidente Figisc altri aspetti della riforma sono da rivedere: “Il Decreto prevede la conversione green di un certo numero di impianti, che dovrebbero vendere, in alternativa ai combustibili fossili, altri carburanti, come ad esempio i biocombustibili o le colonnine elettriche. Ebbene prevedere 20 mila euro di indennizzo a quei gestori che potrebbero non essere riconfermati dopo la riconversione è davvero svilente”.

Infine il rischio che questa riforma sia un’occasione persa: “sarebbe stato utile intervenire, ad esempio, anche sulla disciplina degli orari; e poi, visto l’annoso problema di impianti chiusi da anni ma non smantellati, che deturpano le nostre città, prevedere la decadenza delle autorizzazioni e cospicue sanzioni per i titolari di concessione o autorizzazione che non provvedano allo smantellamento dell’impianto o al ripristino del sito”.

Ora si tratta di vedere che ne sarà di questo DDL, se verrà, come auspicato dai benzinai, profondamente rivisto prima di iniziare l’iter parlamentare o se riprenderà la sua strada così com’è stato pensato dal MIMIT (il Ministero delle Imprese e del Made in Italy). Di certo, in quest’ultimo caso, i gestori daranno battaglia.