Se alcune norme del regolamento sulla tassonomia, un atto legislativo fondamentale che contribuirà agli obiettivi del Green Deal europeo, entreranno in vigore da gennaio 2022 e altre ancora da gennaio 2023 è dal 12 luglio che sono in vigore le norme, risultato di negoziati inter istituzionali tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio, sulla finanza sostenibile dell’Ue.
Il Regolamento sancisce la nascita del primo sistema al mondo di classificazione delle attività economiche sostenibili, capace di creare un linguaggio comune che gli investitori potranno usare ovunque quando investono in progetti e attività economiche che hanno significative ricadute positive sul clima e sull’ambiente. Consentendo agli investitori di riorientare gli investimenti verso tecnologie e imprese più sostenibili, questo atto legislativo sarà determinante affinché l’UE consegua la neutralità climatica entro il 2050.
Tali obiettivi sono:
– la mitigazione dei cambiamenti climatici;
– l’adattamento ai cambiamenti climatici;
– l’uso sostenibile e la protezione delle risorse idriche e marine;
– la transizione verso un’economia circolare, inclusa la prevenzione dei rifiuti e l’aumento dell’assorbimento di materie prime secondarie;
– la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento;
– la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Oggi (fonte Public Policy) il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ha annunciato con un tweet che “per la prima volta abbiamo inserito gli obbiettivi dello sviluppo sostenibile tra i criteri di valutazione delle economie europee da parte della Commissione“.
Proprio per “una definizione standard a livello Ue di ciò che si qualifica come attività economica sostenibile dal punto di vista ambientale a fini di investimento”, le istituzioni europee hanno concordato su un quadro normativo che dovrebbe servire da supporto agli investimenti “verdi”.
“L’attuale mancanza di chiarezza su ciò che costituisce un’attività economica sostenibile dal punto di vista ambientale potrebbe essere ancor più dannosa se gli Stati membri cercassero di agire in questo campo individualmente, senza coordinamento”, si legge in un documento del Parlamento europeo dedicato al nuovo quadro normativo il cui regolamento era stato approvato in quella sede il 18 giugno scorso.
“La diversificazione dei sistemi di classificazione aumenterebbe la frammentazione del mercato e solleverebbe problemi di concorrenza, rendendo più difficile e costoso per gli investitori comprendere ciò che è sostenibile e ciò che non lo è”, continua il Parlamento come “una tassonomia Ue chiara e unificata e il relativo concetto di investimento sostenibile dal punto di vista ambientale dovrebbero fornire ai soggetti economici segnali appropriati su quali attività sono considerate sostenibili, proteggere gli investitori privati evitando i rischi del greenwashing e fornire la base per ulteriori azioni significative in settori quali le etichette, le informazioni e le norme prudenziali”.
Il testo risultato dal compromesso tra le istituzioni europee include “articoli sulla trasparenza degli investimenti sostenibili dal punto di vista ambientale” e introduce il concetto di “attività abilitanti, ossia quelle attività che contribuiscono in modo sostanziale a uno o più obiettivi ambientali”.
Inoltre, prosegue il documento, “è stato ampliato l’ambito della valutazione di quando un’attività economica danneggia in modo significativo gli obiettivi ambientali e sono stati inclusi altri membri nella composizione della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile: rappresentanti dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, ad esempio, o esperti in rappresentanza della società civile e del mondo accademico”.
Un nuovo articolo “introduce il gruppo di esperti degli Stati membri sulla finanza sostenibile. La Commissione – spiega il documento parlamentare europeo – informa gli Stati membri attraverso le riunioni del gruppo di esperti degli Stati membri per facilitare e scambiare opinioni”.