La proposta di legge del consigliere regionale Nicola Finco, per l’introduzione di distributori automatici di vino e birra, ha scaldato gli animi dei pubblici esercizi e delle Amministrazioni locali. Da una parte la Lega, che vuole modificare l’attuale normativa regionale, peraltro già applicata in diverse regioni italiane, e dall’altra esponenti politici regionali, insieme al Consiglio delle Autonomie Locali, guidato da Fabio Bui, che hanno opposto un secco “Niet”.
I Comuni incrociano i bicchieri contro il ”nomadismo alcolico”
Ad una prima analisi le “fazioni” favorevoli o contrarie al consumo di alcolici automatico e fai da te, hanno entrambe ragioni da vendere. Secondo il consigliere vicentino ”l’implemento commerciale della vendita di birra e vino con gli apparecchi automatici, sosterrebbe un ulteriore incremento di un settore”, che, commentiamo noi, fortunatamente male non sta.
Dall’altra, la voce delle Autonomie locali, che attraverso il loro Presidente, evidenziano il rischio – con l’introduzione di “bar automatici – di una sorta di ”nomadismo alcolico notturno”. Di sicuro, per molti consumatori, un “frigo automatico” a gettoniera, aperto al pubblico, potrebbe stridere con il più conviviale brindisi, dei locali tradizionali. D’altro canto è anche vero che la “vendita non stop” delle bevande alcoliche, prevista dalla proposta normativa, comunque proibita dalle 24.00 alle 7.00 del mattino, affiancherebbe l’ordinaria e quotidiana Grande Distribuzione Organizzata (GDO) di cibo e bevande, insieme ai pubblici esercizi .
Il vino veneto: il prestigio di un prodotto dell’agricoltura veneta, danneggiato dal “frigobar” pubblico?
A sostegno del “No alla distribuzione automatica del vino“ scendono in campo anche Fratelli d’Italia, con il consigliere regionale Tommaso Razzolini. Il giovane esponente del partito di Giorgia Meloni, consultatosi con le associazioni di categoria, gli agricoltori e i soggetti territoriali, ”pone forti perplessità sui contenuti del Pdl leghista”. Per Razzolini, la distribuzione del vino, negli asettici contenitori automatici, “potrebbe danneggiare l’immagine di un prodotto di eccellenza dell’agricoltura veneta. E quindi,dietro ad un prodotto di eccellenza come il vino, deve esserci un professionista in grado di presentarlo e farlo conoscere alla clientela, e dove non arriva il produttore, c’è bisogno del ristoratore, dell’oste del casolìn”.
La normativa vigente legittima la somministrazione di bevande alcoliche tramite l’impiego di apparecchiature automatiche.
A buttare acqua sul fuoco delle polemiche, a sostegno della bozza di legge regionale, la legislazione di riferimento nazionale, la n.125/2001, dalla quale non sembra emergere alcuna criticità che possa mettere a repentaglio la turbativa della quiete pubblica. Addirittura la Corte di Cassazione, con propria sentenza n.11845/2006, chiarisce che la “vendita attraverso apparecchiature automatiche in locali esclusivamente adibiti a tale attività costituisce solo una modalità di consegna del consumo ‘in loco’ diversa da quella della consegna al banco e, pertanto essa rientra nelle attività di somministrazione degli alimenti e bevande già autorizzate al momento dell’apertura dell’esercizio pubblico”. E concludendo che “la vendita tramite questa modalità è consentita, purché’ l’esercente effettui la rilevazione dei dati anagrafici dell’utilizzatore maggiorenne, tramite personale o la lettura ottica dei documenti”.
Quindi nessun pericolo – secondo i magistrati della Suprema Corte – che dalla pubblica installazione di distributori di alcolici , possano sortire allegre scorribande dei sostenitori di Bacco.
Corsi e ricorsi nella Serenissima. La vendita “ de l’ombra de vin”, ante–litteram dei distributore automatici?
Negli Statuti della Serenissima Repubblica di Venezia, risalta che attorno il XIV-XV secolo, già vigeva una sorta di mescita non convenzionale del vino, al di fuori delle taverne ed osterie, attraverso distributori ante litteram. In piazza San Marco stazionavano piccoli carretti di vendita di vino al minuto, con distribuzione manuale, e la loro freschezza veniva assicurata dall’ombra del campanile. Allora i veneziani gradivano, la non propria canonica bevuta, in questa circostanza, fuori dai convenzionali santuari della bisboccia. E non è azzardato immaginare che all’ombra del Campanile possa essere nato, il nostrano e tutto veneto, “giro dee ombre”.