Fine Vita, Baldin (M5S): “Disegno di legge promosso dall’associazione Coscioni torni in Consiglio regionale”

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Zaia Quater fine vita todde
Erika Baldin

Le recenti dichiarazioni di Luca Zaia e Matteo Salvini riaprono, almeno sulla carta, la necessità di normare per legge la questione del fine vita e della possibilità di autodeterminarsi in caso di malattia terminale, incurabile e dolorosa”. Così la capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, Erika Baldin.

“Lo scorso gennaio – ricorda Erika Baldin -, la trattazione in aula del disegno di legge di iniziativa popolare, promosso dall’associazione Luca Coscioni e sottoscritto da oltre 9000 cittadine e cittadini veneti, non venne approvata per un solo voto, nonostante le importanti prese di posizione di alcuni esponenti della lista Zaia e della Lega. Il progetto fu allora rinviato all’ordine della Commissione consiliare competente, la quale però non ne ha ancora disposto il riesame. Oggi, dopo le elezioni europee, la stessa composizione dell’assemblea è mutata, e quindi rilancio l’istanza di calendarizzare il Ddl Coscioni il prima possibile nei lavori della V Commissione.

Accolgo positivamente le prese di posizione di due esponenti leghisti apicali: do atto al presidente Zaia di non aver mai vacillato in questo argomento – prosegue Baldin – e la ‘libertà di coscienza’ auspicata a livello nazionale da Salvini era già un presupposto verificatosi nel corso del difficile iter legislativo dello scorso autunno e inverno.

Pertanto, rinnovo l’invito alla presidente della V Commissione, Sonia Brescacin, a consentire nell’opportuna sede l’ulteriore approfondimento della materia, ed esorto tutte le opposizioni ad agire compatte. Lo dobbiamo alle sempre più numerose persone che anche in Veneto chiedono di poter beneficiare del trattamento volontario, senza dover ricorrere ai viaggi in Svizzera. Esse chiedono non solo cure palliative, bensì di poter decidere in autonomia come porre fine alle proprie sofferenze. Ed è ormai chiaro a tutte e a tutti che le disposizioni non possono essere fondate unicamente solo sopra una sentenza della Corte Costituzionale, ma dev’essere il Parlamento a legiferare. In questo, la Regione del Veneto può dimostrarsi all’avanguardia”, conclude Baldin.