L’avvocatura generale dello Stato ritiene che una legge regionale sul fine vita “potrebbe esporsi a rilievi di non conformità al quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni“.
Lo ha affermato oggi Gabriella Palmieri Sandulli, avvocato generale dello Stato, esprimendosi quindi sul parere richiesto dal Consiglio regionale del Veneto sulla proposta di legge popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni. Un parere simile era stato richiesto anche dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.
Fine Vita in Veneto: l’iter legislativo regionale
Per la proposta di legge sul fine vita in Veneto i promotori hanno raccolto oltre 9.000 firme provocando così l’avvio dell’iter procedurale nel Consiglio regionale, e precisamente nella V Commissione che ha svolto una serie di audizioni. Oggi – come riporta Ansa – è stato sentito Stefano Gheller, il malato vicentino di Sla che ha ottenuto dall’Ulss competente il diritto a usufruire della procedura di suicidio assistito.
Sulla scorta del parere dell’avvocatura dello Stato, ora il Consiglio regionale veneto chiederà una valutazione tecnica al proprio ufficio legale, per decidere l’eventuale prosecuzione dell’iter. La conferma di questo nuovo step, arriva dalle parole di Roberto Ciambetti della Lega, presidente dell’assemblea regionale. Il politico, anch’egli Vicentino, ha detto: “Bisogna garantire a tutti, a iniziare dai proponenti e ai sottoscrittori della proposta di legge la massima trasparenza, coerenza e regolarità del processo legislativo su un tema che ha una straordinaria valenza etica e morale e che deve essere affrontato nella massima serenità, senza forzature, pressioni o di intento polemico”.
Le reazioni: Associazione Coscioni
Non si sono fatte attendere le reazioni al parere espresso dall’Avvocatura dello Stato sulla legge regionale del Veneto sul fine vita.
“Quello espresso dall’avvocatura dello Stato è un parere scontato – dichiara Marco Cappato, tesoriere dell’associazione -, viziato tra l’altro dall’evidente pregiudizio di questo Governo contro la libertà di scelta alla fine della vita, ma che non esclude e né potrebbe farlo l’ammissibilità di quelle norme, previste dalla nostra legge regionale, che regolano la modalità attraverso la quale l’aiuto alla morte volontaria può essere fornito.
L’avvocatura dello Stato finge di non comprendere come la Proposta di Legge di iniziativa popolare Liberi subito – prosegue Cappato – non sia in alcun modo relativa alla materia dei diritti civili, perché non modifica la platea degli aventi diritto. Da ciò deriva una valutazione negativa sulla base del presupposto, che nessuno contesta, della esclusività della competenza nazionale in materia di diritti civili.
Nulla può invece eccepire l’avvocatura dello Stato sulle garanzie che vogliamo dare ai pazienti che chiedono l’aiuto al suicidio, di non restare intrappolati nel boicottaggio da parte dei Servizi sanitari regionali, come accaduto per due anni a Federico Carboni nelle Marche o a Sibilla Barbieri nel Lazio”.
Fine Vita: le reazioni della politica veneta
Non si sono fatte attendere le reazioni del mondo politico del Veneto alla notizia di oggi sul tema. Da queste pagine abbiamo già riferito quella di uno dei consiglieri regionali vicentini, il leghista Fino (leggi qui), e dal tono piuttosto perentorio. Ecco le altre.
“Finalmente il parere dell’Avvocatura Generale dello Stato sulla proposta di legge di iniziativa popolare inerente al suicidio assistito, è arrivato – ha detto la capogruppo del Partito Democratico Vanessa Camani -.
Se qualcuno, alla luce di questo parere pensa di interrompere l’iter in corso, noi non solo ci opporremo ma, immediatamente, presenteremo un progetto di legge di iniziativa statale sul tema.
Già la gestione di questo provvedimento appare fumosa e lacunosa: non sappiamo come presentare gli emendamenti, non sappiamo come definire relatore e correlatore. E non sappiamo se e quando arriverà in Consiglio. Inoltre, non esiste ancora un parere del legislativo.
Insomma, si naviga a vista e in mare aperto. Se adesso, aggrappandosi a questo parere, peraltro richiesto in modo unilaterale dal presidente dell’Assemblea, Ciambetti, qualcuno volesse pure aprirsi una via di fuga per non affrontare istituzionalmente e con responsabilità questi temi, noi non ci stiamo. E riporteremo il tutto in aula, appunto sottoforma di provvedimento di iniziativa statale”.
Enoch Soranzo, presidente del Gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha detto: “La competenza in questo tipo di decisioni avevamo sempre affermato fosse un’esclusiva dello Stato – spiega il consigliere regionale – per diverse ragioni, e il documento giunto oggi ha confermato questa nostra convinzione. Adesso, il Consiglio regionale non può quindi più ignorare i rischi, dal punto di vista tecnico e giuridico, che comporterebbe l’approvazione di una legge difforme dal quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative, ben distinte, tra Stato e Regioni. Conclusione questa che, come Gruppo consiliare FdI, andiamo affermando da mesi.
Chiederemo quindi all’Ufficio di Presidenza – continua Soranzo – un aggiornamento sull’iter del procedimento relativo al Progetto di legge sul fine vita, alla luce della risposta dell’Avvocatura. In particolare, quest’ultima sottolinea come la disciplina relativa alla titolarità e all’esercizio dei diritti fondamentali rientri nella competenza esclusiva del legislatore statale, così come le scelte in tema di creazione o estensione della punibilità penale. A tal riguardo, proprio con riferimento a un Legge della Regione Friuli Venezia-Giulia, introdotta anch’essa nel dichiarato intento di rimediare all’inerzia del legislatore statale in tema di disposizioni anticipate di trattamento sanitario, la Corte costituzionale, in una sentenza del 2016, ha ribadito che data la sua incidenza su aspetti essenziali della identità e della integrità della persona, una normativa in tema di disposizioni di volontà relative ai trattamenti sanitari nella fase terminale della vita necessiti di uniformità di trattamento sul territorio nazionale, per ragioni imperative di uguaglianza, così come disposto dalla Costituzione.
Per questo – conclude Enoch Soranzo – viene sottolineato, sempre nel parere espresso dall’Avvocatura, come si dovrebbero evitare interpretazioni non omogenee che potrebbero determinare un’ingiustificabile disparità di trattamento, per casi analoghi, sul territorio nazionale, ledendo anche la competenza esclusiva statale in tema di ‘determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale’”.
“Ho chiesto io che Gheller venisse ascoltato nelle audizioni in commissione consiliare Sanità – ha detto Elena Ostanel, consigliera regionale del gruppo Il Veneto che Vogliamo -. Sono felice che questo intervento ci sia stato, perché le sue parole forti e accorate hanno zittito tutti quelli che si sono, finora, nascosti dietro un paravento ideologico nell’affrontare questo delicatissimo tema. Quello che è successo oggi è che Stefano Gheller, con frasi poco diplomatiche, dure e commoventi, ha segnato un momento politico importante in questo dibattito. Dopo il suo passaggio nell’Aula consiliare, dopo che ci ha guardato negli occhi, nessuno potrà più dire cose becere sul destino di questa legge e delle persone che la aspettano.
Ho voluto fortemente che questa audizione avesse luogo – spiega Ostanel – e confesso di essermi commossa più volte in Aula perché solo Gheller poteva raccontare la vita reale di persone in condizioni simili, trasmettere le loro sensazioni, far comprendere l’ineluttabilità della richiesta di avere tempi e modi certi per affrontare il fine vita. Durante la lettura del discorso di Gheller in Aula c’era un silenzio totale, con parecchi occhi lucidi e la consapevolezza dell’importanza che può avere, per malati con determinate patologie, l’approvazione di questa legge”.
Riguardo al parere dell’Avvocatura Generale dello Stato la consigliera regionale Ostanel ha aggiunto: “Arrivato con curioso tempismo proprio in questa giornata di audizioni, ritengo debba essere accolto solo per quello che è, cioè un parere non vincolante che va ad aggiungersi agli approfondimenti su questo tema di così grande profondità morale ed etica.
Un parere che non va quindi usato, da nessuno, come appiglio per bloccare le macchine e rinunciare, ancora una volta, a decidere. L’Avvocatura non sia un grimaldello che qualcuno voglia usare per bloccare il Pdl n. 217 e sentirsi sollevato. L’eventuale stop, che non voglio nemmeno prendere in considerazione, sarebbe invece una precisa scelta politica, che andrebbe associata a precise responsabilità.
“Poi – continua Elena Ostanel – c’è da ricordare che la Regione del Veneto, quando ha voluto, come per il Piano faunistico, non ha avuto nessun timore di varare norme passibili di conflitti costituzionali. Se Zaia è a favore, se una parte della maggioranza lo è altrettanto, non sia un parere dell’Avvocatura Generale dello Stato a decidere al posto dei consiglieri eletti, ignorando la volontà di oltre novemila veneti che hanno sottoscritto il Progetto di legge perché venisse esaminato e discusso dall’Aula. Non bloccato, sfruttando il primo appiglio utile, né sostituito da nessun Progetto di legge statale che avrebbe zero virgola zero possibilità di aver voce in capitolo a Roma.
Non ci servono surrogati – conclude Ostanel – C’è questo Progetto di legge di iniziativa popolare da portare in Aula, con la serietà dovuta alla materia, il rispetto per i malati come Gheller e, concedetemelo, anche con un po’ di coraggio”.
“La risposta dell’Avvocatura dello Stato rappresenta una buona notizia nel percorso della proposta di legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito: il fatto che sia pervenuta in tempi brevi, infatti, fa cadere tutti gli alibi sollevati da chi non voleva discutere la norma prima di aver letto il parere”. Così la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del Movimento 5 Stelle a palazzo Ferro Fini.
“Si tratta di un parere che non può in alcun modo bloccare l’iter della norma – sottolinea la capogruppo – anche perché sul punto dell’ammissibilità del progetto di legge si è già espresso l’ufficio legislativo del Consiglio regionale. L’Avvocatura dello Stato si è limitata a interpretare la sentenza della Corte costituzionale del 2019, senza aggiungere elementi di novità. Nei fatti, poi, non prende posizione: nelle conclusioni del parere si fa riferimento alla possibilità di “esporsi a rilievi di non conformità”, dunque un giudizio non ultimativo né assoluto. Come a dire: attenti, qualcuno potrebbe fare ricorso. Ma questo non vale per tutte le leggi? Il Consiglio regionale, che è autonomo e sovrano, ha il dovere di portare a termine l’iter nei tempi prescritti dal nostro Regolamento: trattandosi di una proposta di legge di iniziativa popolare, a partire da gennaio dovrà essere necessariamente iscritta all’ordine del giorno del Consiglio”.