Fine vita Veneto, Zan (Pd) scrive a La Repubblica: “Una ferita. Daremo battaglia”

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Alessandro Zan

Alessandro Zan, responsabile Diritti del Partito democratico, ha scritto una lettera a La Repubblica sul tema del fine vita, dopo l’astensione della consigliera Anna Maria Bigon, compagna di partito, sulla proposta di legge sul tema passata al vaglio del Consiglio della Regione del Veneto (leggi qui).

Caro Direttore – scrive Zan -, la lettera piena di coraggio e dignità di Cristina Cattabriga, madre di Sibilla Barbieri, mi ha profondamente colpito e richiama la mia comunità politica, il Partito Democratico, a una assunzione di responsabilità storica rispetto a un tema che tocca la vita e la libertà delle persone.

È una responsabilità che ci chiama in causa come partito plurale per nascita e che mai manca di rispettare questo spirito a tutti i livelli e nei suoi organi decisionali, ma che non può mai prescindere dalla difesa del principio di laicità dello Stato. Ecco perché anche per me, come per la nostra segretaria, rappresenta una ferita la decisione della consigliera della Regione Veneto Anna Maria Bigon di partecipare al voto sulla legge regionale sul fine vita lo scorso 16 gennaio, invece di uscire dall’aula, ponendosi in contrasto sia con la linea nazionale del partito, sia con quella del resto del gruppo consiliare Pd, il cui dialogo con la segreteria nazionale è stato costante.

Bigon, uscendo dall’aula, avrebbe esercitato la propria libertà di coscienza secondo quanto deciso dal gruppo: invece, astenendosi e dunque di fatto aggiungendosi al fronte dei contrari, insieme all’ala più reazionaria del consiglio regionale, si è resa corresponsabile del suo affossamento.

Una legge che, è necessario ricordarlo, non avrebbe introdotto il suicidio assistito – prosegue il dem promotore in Italia il registro delle coppie di fatto -, già garantito dalla sentenza n. 242/19 della Corte Costituzionale, ma avrebbe regolamentato questo diritto sotto il profilo amministrativo e procedurale, assicurandone tempi e iter certi.

L’impegno del Pd nel dare applicazione alla sentenza della Consulta non è di certo nuovo, ma anzi è uno dei nostri principali obiettivi politici. La libertà di coscienza è sacrosanta e va rispettata con convinzione, come peraltro fatto dal gruppo consiliare veneto. Essa deve necessariamente trovare un equilibrio con la responsabilità di far parte di una comunità politica, la cui azione nonpuò essere messa a rischio o, peggio, compromessa come avvenuto in Veneto.

Invocare la libertà di coscienza senza considerare le ripercussioni politiche sulla comunità di cui si fa parte non è coerente con quella responsabilità e, in questo caso, ha ripercussioni concrete su persone e famiglie che lanciano un grido di dolore e chiedono rispetto per la propria libertà e dignità.

È quel grido che noi dobbiamo sempre ascoltare: le cure palliative, che devono certamente essere garantite, non sono un trattamento sanitario in contrapposizione o alternativo con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, ma complementare. Da questo presupposto il Partito Democratico deve muovere, perché solo così può essere garantita la piena dignità nel morire a chi attraversa atroci e inevitabili sofferenze nella fase terminale della malattia.

Come responsabile diritti nella segreteria nazionale del Pd ribadisco che siamo pronti e orgogliosi di farci carico di questa battaglia, in Parlamento e nel Paese, per dare una risposta non solo alla Corte costituzionale, ma alla domanda di giustizia e civiltà di tante persone”, conclude la sua lettera al direttore de La Repubblica, Alessandro Zan.

Fonte: La Repubblica