Fintech, Alessandra Perrazzelli (vice direttrice generale): «La spinta di Bankitalia, così il Paese in prima fila»

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Fintech, l'intervista a Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale della Banca d’Italia
Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale della Banca d’Italia
A proposito di fintech riportiamo di seguito un’intervista di Fabrizio Massaro, da Il Corriere della Sera (sito Banca d’Italia) ad Alessandra Perrazzelli, vice direttore generale di Banca d’Italia.
«La digitalizzazione è al centro del dibattito del mondo finanziario, insieme al cambiamento climatico. È una trasformazione epocale nei modelli di business dell’industria bancaria che investe tutti i servizi, a partire da quelli di pagamento, e tutti gli attori del mercato, finanziari e tecnologici».
A parlare è Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale della Banca d’Italia. «Per questo si parla di “coopetizione” tra fintech e operatori tradizionali, cioè della collaborazione tra soggetti potenzialmente in concorrenza, specie in alcuni settori particolarmente innovativi, come quello delle applicazioni della blockchain. È uno scenario che monitoriamo con attenzione perché ci sono opportunità per i consumatori ma anche rischi».

Quali rischi?
«Ci sono diversi aspetti connessi con rischi tipicamente tecnologici, per esempio quelli cyber, ma anche legati a profili di tutela della riservatezza e della legalità nel mondo digitale. Si aggiunge un’altra dimensione: i nativi digitali accederanno sempre più ai servizi finanziari utilizzando piattaforme non bancarie. Le banche potrebbero quindi avere minore capacità attrattiva nei confronti dei giovani, peraltro molto meno fedeli dei clienti di una volta; è il motivo per cui le invitiamo a innovare e a innovarsi».

Ma questo è il mercato, no?
«Sì, ma le regole devono essere uguali per tutti e applicate in modo uniforme a livello internazionale, per esempio nell’ambito delle norme antiriciclaggio, che sono particolarmente importanti nella fase di on boarding della clientela. Insomma va evitato quello che si chiama arbitraggio regolamentare».

È per questo motivo che avete creato a Milano il Fintech Hub?
«Amazon, Apple, Google e altri già operano nel mercato dei servizi di pagamento per facilitare l’acquisto dei loro prodotti con sistemi embedded. È necessario creare una normativa che dia un level playing field per tutti. Ma è altrettanto importante che il mercato sia capace di investire nello sviluppo digitale dei servizi; per questo sia Bankitalia sia altre banche centrali hanno creato hub di innovazione, facilitando il dialogo tra banche, operatori, accademia e regolatori».

Che cosa avete fatto in questo primo anno?
«Abbiamo lanciato una call for proposals con oggetto l’intelligenza artificiale (AI) per il miglioramento dei servizi bancari, finanziari e di pagamento; ci siamo rivolti alla ricerca, all’accademia, alle piccole fintech e agli operatori consolidati offrendo loro la possibilità di presentare progetti, collaborare, sviluppare competenze che non sono tradizionali nel sistema finanziario. Abbiamo ricevuto 40 progetti (3 dei quali vedono il coinvolgimento di operatori esteri). L’analisi la completeremo a febbraio; dieci saranno ammessi al sostegno dell’hub, per crescere a livello industriale fino al prototipo. La risposta del mercato è stata oltre le aspettative: sono tutti progetti di qualità».

Che tipo di progetti?
«Si va dai prestiti, ai pagamenti, al crowdfunding, con una propensione sia verso la modernizzazione di prodotti esistenti sia verso soluzioni innovative, come la “tokenizzazione” di un bene o di un diritto, che aprono a mercati totalmente nuovi. Insomma c’è terreno fertile. Vorrei anche sottolineare che nell’ambito del G20 abbiamo collaborato con l’Innovation Hub della Banca dei Regolamenti Internazionali lanciando una gara internazionale sulla finanza verde. Tra 100 progetti abbiamo selezionato 3 vincitori; un team italiano — composto da Crif e Red — ha vinto con una proposta sull’analisi dei rischi legati alla transizione energetica e al cambiamento climatico».

C’è un tema di personale che manca?

«Si tratta di un punto fondamentale. In Italia ci sono ottime università Stem per i giovani. Sarà importantissima la commistione con le professioni tradizionali della finanza, per vedere anche con gli occhi della tecnologia questi ambiti. Bisogna spingere i giovani ad andare su queste materie, in particolare le ragazze: sono ancora in poche a scegliere percorsi di laurea Stem».

Non posso non chiederle della vicenda diamanti sollevata da Report, che ha pubblicato un suo colloquio registrato con il funzionario di Bankitalia Carlo Bertini, in cui lei sembra invitarlo a non sollevare il caso perché così si fa carriera…
«Sulla questione “diamanti” abbiamo già chiarito il nostro punto di vista anche direttamente con le parole del Governatore; saremo in Commissione d’inchiesta nelle prossime settimane e forniremo tutti gli ulteriori elementi che ci verranno richiesti per ricostruire correttamente la vicenda. C’è poi la divulgazione di un mio colloquio privato con il collega, che ho scelto di incontrare, anche se i fatti si riferiscono a molto prima che io arrivassi in Bankitalia, perché aveva manifestato il bisogno di essere ascoltato. Sono parole estrapolate dal contesto e quindi distorte nel loro significato: al collega ho fatto presente un concetto esattamente opposto a quello riportato e cioè che in qualunque ambiente si possono trovare difficoltà ma è in ogni caso importante rimanere fedeli ai propri principi e poco importa se ciò possa danneggiare la carriera. Chi ha il privilegio di lavorare in una istituzione come la nostra sa benissimo che è sempre possibile far valere liberamente le proprie idee. Tengo molto a sottolineare questo punto soprattutto per le persone della Banca d’Italia, il cui impegno è sempre rivolto all’interesse pubblico al servizio del Paese».