Le due/tre associazioni di risparmiatori vittime delle ex Popolari venete osannanti Andrea Arman, avvocato un po' vanesio ma, furbescamente, col suo don Enrico Torta a fargli da spalla, e Luigi Ugone, che ha sempre amato essere anche il "don" di se stesso, per un lungo periodo, culminato con il trionfo del governo gialloverde, hanno storicamente inneggiato, rispettivamente, al M5S col suo sottosegretario al Mef Alessio Villarosa e alla Lega col suo omologo, più prudente, Massimo Bitonci.
I due politici sono sempre stati pronti a guadagnare applausi con le loro cangianti, mille promesse tutte scandite, però, al grido unico "riavrete il 100% del maltolto!", pur senza avere entrambi alcuna delega a decidere e, peggio, senza coltivare l'eventuale capacità di discernere il meglio da far decidere.
I "catto-armaniani" e i protestanti "ugonotti" così tanto inneggiavano, apparentemente, ai due "sotto" segretari, ma, di fatto, ai loro capi, Di Maio e Salvini, che riuscirono a distruggere l'impianto della legge 205 per gli indennizzi ai risparmiatori, che, oggi è provato, avrebbe da tempo e meglio soddisfatto i diritti di centinaia di migliaia di truffati dalle banche e, ancor di più, dal "sistema" con i suoi meccanismi più certi, giuridicamente meglio orchestrati e con risorse crescenti, senza la mina vagante dei riparti pre indennizzo.
Ancora oggi, infatti, le "vittime", che si erano affidate alle urla mediatiche del duo Arman-Ugone, benedetti dal prete "coordinatore", non sanno in quanti, quanto e quando incasseranno con quell'ammasso di norme scoordinate e contraddittorie che è il così tanto applaudito Fir, Fondo Indennizzo Risparmiatori.
Nonostante tutto questo, sabato scorso un manipolo di un'ottantina di ammessi allo spettacolo a rischio Covid ha "festeggiato" a Curtarolo, in provincia di Padova, il condottiero Villarosa per i primi bonifici di acconti del Fir del 40% del 30% (cioè per il 12% del maltolto).
Nella sala sulle voci dei relatori e di Villarosa si sovrapponeva il brusio del "piuttosto che nulla, meglio piuttosto", dopo tanti anni di sofferenze che non fanno onore a questo Stato fatto di rappresentanti alla Padoan che regalano BPVi e Veneto Banca più una paccata di miliardi (della Lca, quindi dei soci) a Intesa Sanpaolo per, poi, correre a diventare presidenti di Unicredit per agevolare, da esperti del "giochino", il regalo di Mps più un'altra paccata di miliardi, a parte i 6 già persi dallo Stato per "salvarla", alla seconda delle due banche destinate a inghiottire tutte le altre.
A Curtarolo c'erano, però, ad applaudire e pacche virali sui... gomiti non più i fan di Arman e Ugone ma quelli che inizialmente avevano lottato per la logica della 205 anche con Patrizio Miatello, da sempre inviso alle truppe catto-ugonotte, oltre che con Codacons e Adusbef, associazioni dei consumatori e degli utenti a livello nazionale della CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti), ed altre associazioni locali e specifiche, nessuna perfetta, ma tutte un po' o molto meno "agenzie di servizi" come il Coordinamento di don Torta e Noi he credevamo nella BPVi.
Il perché di questo apparente "scambio" di ruoli, è il nostro dubbio ma con sempre più frequenti cronache a riscontro, sta nel fatto che, mentre Miatello, magari sbagliando, ha sempre perseguito la strada di una "soluzione", anche se quella di oggi appare come un'elemosina, i due capipopolo, che prima urlavano in favore di telecamere contro la 205, ora, per rimanere sotto i riflettori, urlano contro il Fir, che pure sono stati loro a volere tanto da rivendicarne la paternità e, addirittura, la "stesura" tecnica in numerose dichiarazioni pubbliche e con altrettanti inchini a Villarosa alias Di Maio e Bitonci alias Salvini.
Ora che hanno superato i precedenti inchini, di fronte ai tanti attacchi per le, prevedibili, inefficienze della legge "ritardata", nei tempi e nei... contenuti, che Arman e Ugone hanno voluto, tra lucrose quanto inutili costituzioni di parte civile dei loro rappresentati e, ora, anche di denunce altrettanto fatiscenti contro le società di revisione KPMG e PwC, sia pur corresponsabili dei crac veneti, Alessio Villarosa ha avuto un sussulto di dignità, o fastidio, fate voi, e, sia pure con una agenzia sibillina ma "inquietante", ha lanciato un pesante attacco ai suoi precedenti sponsor.
Alla sua denuncia («Fir, ipotesi conflitto interessi di Ugone e ‘Noi che credevamo’ nella Commissione tecnica. Villarosa: “verificherò”») hanno fatto eco le secche smentite di Ugone sulla stampa (sua) amica e, il precedente, intervento dell'on. vicentino Pierantonio Zanettin: "Possibile conflitto interessi in commissione tecnica Fir, Zanettin (FI): “Gravi parole Villarosa, Gualtieri chiarisca”.
Oggi, in effetti ieri, ce ne accorgiamo solo ora mentre lavoriamo in notturna tra la preparazione di una nostra difesa e l'altra nei processi che ci intentano i "potenti", secondo loro, intoccabili (martedì eravamo al "Processo a Coviello su iniziativa di Donazzan, Romano & c.: Berlato e Spiandorello parlano del «dossier» che interessa la formazione"), Zanettin, che è anche l'unico componente vicentino della Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, ci ha anticipato di avere "intenzione di chiedere alla Presidente Ruocco l’audizione del sottosegretario Villarosa in ordine ai sospetti di conflitto di interesse in seno alla Commissione Tecnica FIR. La prossima settimana formalizzerò la richiesta in Commissione Banche. Ritengo debbano cessare le speculazioni sulla pelle dei risparmiatori.
Deve essere fatta quindi immediatamente chiarezza sulle gravissime insinuazioni del sottosegretario. Non possono restare zona d’ombra su un tema così delicato".
A fargli ecco oggi, alias ieri, ci "detta" una sua presa di posizione l'avv. Fulvio Cavallari, presidente di Adusbef Veneto e di recente diventato anche una delle nostre "firme" tecniche sulle tematiche bancarie con profili di reato.
"Gentile direttore, apprendo oggi di un comunicato del sottosegretario all'economia Alessio Villarosa che afferma vi siano segnalazioni in merito ad un potenziale conflitto di interessi di alcuni membri della commissione tecnica.
Chiaramente le segnalazioni dovranno essere vagliate attentamente, dice Villarosa, dal Presidente Servello al quale è demandata la " delicata verifica " in merito alla sussistenza di cause di decadenza.
Tuttavia vien fatto di chiedersi come sia stato possibile arrivare al punto in cui siamo, posto che l'art. 9 del D.M. 10 maggio 2019 prescrive e prescriveva specifici requisiti per la nomina dei componenti tra i quali : " 2. Non possono essere componenti della Commissione tecnica coloro che ricoprono o hanno ricoperto incarichi che possano compromettere la loro indipendenza di giudizio, dato il coinvolgimento dei suddetti incarichi rispetto agli specifici fatti oggetto di accertamento nonchè coloro che ... "
Se il dubbio che si palesa è quello dell'esser stati consulenti o aver avuto stretti legami , sarà d'uopo chiarire: a quando risalirebbero gli incarichi di consulenza, nei confronti di chi sarebbe stata resa la stessa e quando ciò sarebbe avvenuto. Uso il condizionale d'obbligo perchè i fatti devono essere accertati .
Resta purtroppo l'amara considerazione che, se quanto affermato corrispondesse al vero, vien fatto di chiedersi quale possa essere in seguito il valore o l'efficacia degli atti amministrativi denominati 'convalide' posti in essere dalla commissione e se vi sia il rischio anche potenziale di dover rivedere i giudizi sin qui fatti".
Una follia?
Per ora e da tanti, troppi, anni di certo è una tragedia che continua a colpire centinaia di migliaia di vittime delle banche ma anche, sempre di più, del sistema.
Rappresentato, prima e soprattutto da Banca d'Italia, a volte distrattamente amorevole con alcune banche, altre volte punitiva con le cugine; poi ispiratore o co-autore di una legge da dilettanti allo sbaraglio, quella del Fir, i Fatui Indennizzi Risibili...
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