Fondo Indennizzo Risparmiatori, Zanettin: “Distribuire l’avanzo”. Il Governo: “Prima sentiamo l’Europa”

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L’antefatto: è noto omnia, cioè a tutti, l’accaduto riguardo il Fir o Fondo indennizzo risparmiatori: le associazioni sono sul piede di guerra tanto per cominciare riguardo i bocciati dal fondo, sarebbero all’incirca 4800, poi vi è il nodo del mancato riparto dei residui 500 milioni di euro, con il passaggio a riserva di fondi provenienti dai conti dormienti, ossia a dire dopo averli contabilizzati nel pubblico bilancio solo una legge dello stato consentirebbe il ritorno di questi quattrini nella tasche dei risparmiatori.

Ora, da un lato vi sarebbe chi vuole dar battaglia al MEF a suon di carte bollate, dall’altro vi è chi cerca la via della trattativa con i piani  alti del Ministero, fra questi l’Onorevole  Pierantonio Zanettin (FI-BP-PPE). Ecco il suo più recente intervento al Senato, val la pena di citarlo per dovere di cronaca: “Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, onorevole sottosegretario Castiello, non ho molto tempo a disposizione, quindi ho deciso di dedicarlo a un unico punto specifico del decreto-legge in esame.

Voglio parlare del FIR, Fondo indennizzo risparmiatori, introdotto con la legge di bilancio del 2019 per compensare i risparmiatori truffati dalle banche. Esso prevedeva l’erogazione di un rimborso del 30 per cento del prezzo di acquisto delle azioni e dal 95 per cento del valore delle obbligazioni.

Credo si possa affermare che il fondo, dopo alcuni iniziali problemi di assestamento, ha funzionato bene e ha offerto un minimo di ristoro ai risparmiatori che, in taluni casi, avevano perduto tutto il loro patrimonio.

Gestito da Consap, il fondo aveva una dotazione iniziale di 1.575 milioni, che, però – ed è questo in particolare il tema del mio intervento – è stata utilizzata solo in parte.

Dai dati finora messi a disposizione pubblicati dal MEF risulta che, al 31 dicembre 2022, il saldo tuttora inutilizzato ammontava a circa 500 milioni di euro. I lavori della commissione tecnica nel frattempo sono stati completati al 31 dicembre scorso e sono stati prorogati, proprio con questo provvedimento che stiamo esaminando, fino al 30 giugno 2023 con il testo originario del decreto-legge e, con un ulteriore emendamento, al 31 dicembre di quest’anno.

Abbiamo salutato con favore questa iniziativa del Governo, che ha offerto una possibilità di riesame di diverse posizioni oggetto di contenzioso; ma è ormai maturo il tempo, Presidente, per dire cosa si vuole fare del residuo.

È chiaro ormai che il FIR era più che capiente rispetto alla necessità; ne era peraltro consapevole lo stesso legislatore del 2018, tant’è che fin dall’originaria stesura, al comma 496 dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, era previsto che la percentuale del 30 per cento poteva essere incrementata qualora in ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 le somme complessivamente erogate per l’indennizzo secondo il piano di riparto fossero inferiori alla previsione di spesa. È esattamente quanto è accaduto in quegli anni, tant’è che, come abbiamo detto in premessa, oggi risulta maturato un saldo positivo di 500 milioni.

Che cosa vogliamo fare di questi quattrini? È giunto il tempo di prendere una decisione ed incrementare proporzionalmente la percentuale degli indennizzi, in conformità alla lettera e allo spirito della legge istitutiva. Ciò anche perché i leader di tutti i nostri partiti nella campagna elettorale dello scorso autunno hanno preso, pubblicamente e anche per iscritto, degli impegni nei confronti delle associazioni dei risparmiatori. In campagna elettorale le associazioni dei risparmiatori hanno chiesto un impegno e il leader di pressoché tutti i partiti che sono presenti in quest’Aula hanno risposto di sì e detto che si farà così.

A tale proposito, illustre Sottosegretario, la voglio informare che ho predisposto e depositato un ordine del giorno in linea con quanto ho proposto. Nei mesi scorsi alcuni parlamentari sensibili al tema – parlamentari di tutti gli schieramenti, va riconosciuto – avevano tentato di presentare degli emendamenti finalizzati all’incremento dell’indennizzo. Questi emendamenti sono stati tutti o respinti o ritirati su richiesta del Governo. Nelle interlocuzioni informali, la scusa generalmente addotta era il parere contrario del direttore generale del MEF, dottor Rivera. Ho l’impressione che quello fosse solo un alibi; ma se alibi era, oggi è venuto meno, perché il dottor Rivera non c’è più ed è stato destituito dal suo incarico. Mi aspetto quindi, signor Sottosegretario, un parere favorevole secco sull’ordine del giorno.

Capisco che, considerate le ristrettezze di bilancio, al MEF ci possa essere la tentazione di destinare ad altre finalità i fondi del FIR: il Paese è in difficoltà e c’è bisogno di risorse per colmare molti buchi. Ma sarebbe un grave errore. Sarebbe innanzitutto un tradimento degli impegni assunti in campagna elettorale da tutti i leader dei partiti presenti in quest’Aula e della fiducia che gli elettori hanno riposto nei loro rappresentanti in Parlamento; soprattutto, costituirebbe un autentico scippo contabile. Mi spiego meglio: i fondi FIR non provengono dalla fiscalità generale, non sono il frutto delle tasse o di deficit pubblico, ma sono somme recepite nei conti dormienti delle banche, e sono state destinate e messe a disposizione proprio dal sistema bancario per sanare le profonde ferite inferte alla sua credibilità dopo la crisi del 2011. Sottrarle alla loro destinazione originaria e destinarle a fini di fiscalità generale costituirebbe quindi una operazione di dubbia legittimità contabile e costituirebbe anche un pericoloso precedente.

Confido che il Governo, ascoltate le mie parole e le mie sollecitazioni, manterrà fede ai suoi impegni ed esprimerà parere favorevole all’incremento della percentuale dell’indennizzo del FIR, come peraltro tutti i nostri leader politici hanno promesso in campagna elettorale”.

Chiarito il quadro, in un clima di diffide al MEF promosse da alcuni e battaglie parlamentari promosse da altri, i nostri risparmiatori potranno mai dormire sonni tranquilli?

Pare proprio di no, perché a fronte dell’ordine del giorno del senatore Zanettin il Governo ha chiesto una riformulazione sulla quale il senatore vicentino si è espresso negativamente, insomma un parere preventivo dell’Europa stona con l’indole patriotica del partito di Salvini oggi rappresentato al MEF da Giancarlo Giorgetti.

Oltretutto la legge 145/2018 aveva già subito l’esamino europeo, non si vede perché ripetere il vaglio preventivo dell’UE. Al Governo, per competenza si ritiene al MEF e al Ministro competente in materia, la parola.


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