Ha messo ad ulteriore dura prova la resistenza dei soci risparmiatori azzerati dal crac delle sei banche “risolte” (BPVi, Veneto Banca, Banca Etruria, Carife, Banca Marche e CariChieri) la convulsa sequenza di notizie sulla prosecuzione delle erogazioni del Fir prima incoraggianti e, poi, distruttive (leggere «Fir e 500 mln residui, emendamento del 20 dicembre ritirato il 21 alle 3.20. Prudenza di Zanettin e Miatello e “speranze” di Cappelletti»).
Tutto girava intorno alla possibilità di riesame delle domande incomplete o errate di circa 7.000 soci, quindi famiglie, e della redistribuzione di circa 545 milioni residui del Fir (Fondo indennizzo Risparmiatori) ai 145.480 già “liquidati”, comunque dopo anni di attesa, con importi del 30% del valori dei loro titoli azzerati fino ad un massimo di 100.000 euro.
ViPiu.it, sempre attiva e vigile fin dal 2010 sul fronte della banche, in primis l’ex Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ha acceso fari sempre più intensi e frequenti sulle vicende parlamentari del Fir nel mese finale per le residue speranze dei 7.000 più 145.480 azzerati dalle banche di cui si erano fidati ma poi fallite per responsabilità interne ma anche per una non efficace azione di vigilanza degli organi finanziari dello Stato a ciò preposti.
E, dopo le numerose illusioni e disillusioni, puntualmente registrate insieme agli interventi dei, pochi, parlamentari, come Zanettin e Cappelletti in aula mentre altri, come Bitonci, lavoravano all’interno del governo, prima abbiamo anticipato che sarebbe rimasta una porta socchiusa da spalancare nel 2023 (leggere «Commissione Tecnica Fir prorogata nel Milleproroghe: i correntisti truffati dalle banche sperano. Miatello (Ezzellino): “Buona notizia”») e , poi, l’abbiamo confermata (leggere «Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR), sottosegretario Bitonci a ViPiù: “C’è un futuro, i risparmiatori possono stare tranquilli”»).
A fine anno facciamo il punto di cosa accadrà dal 1° gennaio in popi proprio col senatore vicentino di Forza Italia Pierantonio Zanettin.
Senatore in questi giorni anche le pagine di alcuni quotidiani nazionali sono, finalmente, anche occupate da interventi sul FIR. Cosa ritiene di aggiungere ai nostri lettori, molti dei quali truffati dalle banche?
C’era il rischio che, nel silenzio generale, il FIR chiudesse i battenti il 31 dicembre. Questo rischio per fortuna è stato sventato e si è evitata la dispersione del saldo residuo.
Decisivo è stato l’inserimento di un passaggio nel decreto legge Milleproroghe?
Sì, i lavori della Commissione Tecnica sono stati prorogati fino al 30 giugno e quindi abbiamo sei mesi per spiegare al ministro Giorgetti, peraltro collega di partito del sottosegretario Bitonci, ed al Mef le ragioni che giustificano la redistribuzione dei 500 milioni residui.
L’on Cappelletti accusa la Meloni ed il centro destra di avere tradito le promesse.
Non mi interessano le polemiche a scopo di propaganda politica. Credo che l’on. Cappelletti neppure conosca la Legge n. 145 /2018. L’art. 1 comma 496, prevede testualmente che la percentuale di indennizzo del 30 per cento può, non deve, essere incrementata.
Ecco, per completezza lo stralcio del testo: “…La percentuale del 30 per cento, entro tale limite (100.000 euro, ndr), può essere incrementata qualora in ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 le somme complessivamente erogate per l’indennizzo secondo il piano di riparto siano inferiori alla previsione di spesa dell’esercizio finanziario, nel pieno rispetto dei limiti di spesa, della dotazione finanziaria del FIR e fino al suo esaurimento…”
È chiaro quindi che occorre un intervento normativo di rango primario. Ed è proprio quello che cercheremo di ottenere in questi sei mesi.
Pare però che il Mef sia contrario.
Le confermo che oggi il Mef è contrario a distribuire il saldo residuo (leggere «FIR e 500 mln di euro residui per soci azzerati delle sei banche fallite, Zanettin (FI) in video: “Il Mef frena, solo Giorgetti può sbloccarli!”»).
Personalmente credo che però ci siano sufficienti argomenti giuridici e politici per fargli cambiare opinione
L’attenzione dei media e l’attivismo delle associazioni dei risparmiatori ci possono senz’altro aiutare.
Ecco, in quest’ultima frase del senatore Zanettin c’è una chiave per capire, o temere, cosa accadrà nel 2023.
Se il ministro Giorgetti, come ci ha assicurato il sottosegretario Bitonci, si attiverà per sentire le associazioni nate proprio per tutelare i risparmiatori e i soci azzerati delle sei banche e se il senatore Zanettin ne sollecita il supporto, sta ora a loro smettere, come spesso hanno fatto in passato, a nostro parere errando, di procedere in ordine sparso.
A mezzanotte buttino fuori dalle finestre e dai balconi (anche politici) le loro divisioni e da un minuto dopo, il primo del 2023, si compattino per presentarsi unite e non strumentalizzabili per portare a casa il riesame delle 7.000 domande e la redistribuzione dei 545 milioni residui o di quello, molto, che rimarrà, dopo aver soddisfatto i 7.000 soci azzerati in attesa di decisioni sui loro casi.
Buona fine, allora, delle lotte tra associazioni e avvocati e anche delle polemiche tra i parlamentari di minoranza e quei non molti della maggioranza che lottano per i diritti degli azzerati dalle banche.
E buon inizio, sarà l’ultimo disponibile, per fare per la prima volta tutti insieme quello che rimane da fare, non poco, per strappare i fondi residui del Fir ai burocrati del Mef, che pare siano stati finora più sensibili alle necessità di altri, ovviamente, e non può essere diversamente, su input politico.