All’implosione “salvinica” (salvifica?) di quel governo, Villarosa maturò, comunque, un merito non indifferente (“riuscì a far firmare in extremis a Tria il decreto attuativo del fondo. Se non l’avesse fatto saremmo ancora in altro mare anche se le malefatte sono a monte“) come ci confermò a suo tempo il prof. Rodolfo Bettiol, consulente legale di Ezzelino III da Onara del presidente Patrizio Miatello e non proprio un suo estimatore
L’allora sottosegretario al MEF fu, infatti, tra i protagonisti dell’affossamento della “sua” legge 205 a favore dell’obbrobrio dell’attuale legge 145, quella del FIR, così ben fatta che ha fatto indennizzare finora solo qualche milione di euro, ben poca cosa in confronto col miliardo e mezzo disponibile in base al FIR e con gli 11 e passa miliardi di solo valore azionario (per lo meno per le due banche venete) finiti nel triangolo delle Bermuda (“i soldi non spariscono, cambiano tasca”, non dimentichiamolo).
Cambiato, poi, mezzo colore del governo, da giallo-verde a giallo-rosa (alcuni dicono ancora giallo – rosso ma sul secondo colore ci viene da sorridere come quando Berlusconi , ancora agitava il pericolo dei “comunisti” prima del governo Draghi in cui ai “rossi” del Pd e di LEU fa allegra compagnia) e cambiato il ministro, Villarosa rimase sottosegretario per la sua esperienza (per alcuni quella di utilizzatore del Vinavil), ma anche questa volta il suo ministro, Roberto Gualtieri, si guardò bene dall’affidargli le agognate deleghe ai drammi delle banche anche se il buon Alessio, impegnato a festeggiare i bonifici del FIR, ignoti ai più, neanche nella versione del 40% del 30%, non se ne accorse tanto da tuonare contro la “cancellazione” di procure mai avute.
Villarosa rimase, quindi, accerchiato tra i risparmiatori avviliti e i vecchi amici, che pur di boicottare la 205 lo “sponsorizzarono” e lo usarono come grimaldello con il M5S (altri amici, quelli della Lega, provarono a utilizzare Bitonci ma costui, un padovano ben più navigato del giovane siciliano, lasciò riunioni con la cabina di regia, selfie e post in mano al collega pentastellato) salvo poi mollarlo al suo destino.
Non potendo auto accusarsi per una legge inadeguata, se non fallimentare, la 145, gli amici voltagabbana dovettero, quindi, nascondersi dietro le presunte inefficienze di qualcuno e chi se non l’organo tecnico dell’impalcatura del Fondo Indennizzo Risparmiatori, l’incolpevole Consap, e, soprattutto politicamente, chi se non il sottosegretario che se ne era sempre attribuita la genesi, il sottosegretario senza deleghe salvo quella masochisticamente auto conferitasi di frontman del FIR, per alcuni sempre di più acronimo di Fatui Indennizzi Risibili.
E allora Alessio Villarosa, a difesa della Consap e sua, sbottò e, oltre all’attacco a Gualtieri, che dall’alto della sua posizione mai gli rispose in buona compagnia col M5S che mai sostenne le fughe in avanti del sottosegretario pentastellato, ne sferrò uno, per ripicca?, proprio contro una delle associazioni indicate come fedifraghe: “ho ricevuto diverse segnalazioni in merito ad un potenziale conflitto di interessi di alcuni dei membri della Commissione tecnica per esser stati consulenti ed aver avuto stretti legami con Ugone e l’Associazione che rappresenta“.
Queste associazioni, però, non volarono alto come il ministro del Mef, sguazzarono nella polemica che fa tanto diversivo per le loro responsabilità, contrattaccarono e la buttarono in bagarre: «FIR (Fatui Indennizzi Risibili), per Villarosa conflitti di interesse che Ugone nega: Zanettin “invoca” Ruocco, Cavallari teme per vittime banche»)
“Ebbene – ci scrisse Zaggia testualmente a fine 2020 aggiungendo particolari su particolari in varie comunicazioni – l’8 aprile 2019, presenti i rappresentanti delle associazioni delle due banche venete e delle 4 banche del centro sud andate in risoluzione, si è svolto l’incontro con il premier Conte, i sottosegretari on. Bitonci, on. Villarosa, ministro Tria e on. Fracarro oltre a altri burocrati tecnici.
Dopo varie discussioni, l’avvocato Andrea Arman, presidente del coordinamento Don Torta, da sempre vicino anche a Ugone, chiese al premier di far parlare il prof. Ugo Malvagna che collaborava con due delle associazioni presenti e dopo un paio di richieste gli fu data la parola. Nel suo intervento il prof. Malvagna, corretto e professionale, diede informazioni sulle violazioni massive, elemento nuovo della legge 145 cosiddetta FIR.
Il premier Conte nello spiegare che il FIR prevedeva una commissione di 9 saggi quale “organo arbitro” per le verifica delle domande, di fronte alla richiesta dell’avvocato Sergio Calvetti, che chiedeva se nella commissione potesse essere incluso qualche componente della cambia di regia, il premier rispose prontamente: NO ASSOLUTAMENTE sarebbe evidente il CONFLITTO D’INTERESSI!.
“Sono comunque sicura – concluse Zaggia dopo aver documentato la presenza in Commissione tecnica di un componente ‘vicino’ ad alcune associazioni anche con la foto in copertina scattata da Barbara Venuti, ci ha scritto, in cui c’è il prof. Malvagna il cui intervento fu sollecitato da Arman al premier Conte – che il Presidente della commissione, il magistrato Gianfranco Servello ha la situazione sotto controllo“.
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