Fisco, Ruffini: “2,5 milioni di italiani con attività economica hanno debiti da riscuotere”

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“Alla data del 30 giugno 2020, il valore del carico contabile residuo, affidato dai diversi enti creditori all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 (il cosiddetto magazzino ruoli) ammonta a circa 987 miliardi di euro” e “complessivamente, i contribuenti con debiti residui da riscuotere sono circa 17,9 milioni, di cui 3 milioni sono persone giuridiche (società, fondazioni, enti, associazioni, ecc.) mentre i restanti 14,9 milioni rappresentati da persone fisiche, di cui quasi 2,5 milioni con una attività economica (artigiani, liberi professionisti, ecc.)”. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione in commissione Finanze alla Camera sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund.

“Secondo una rappresentazione di tipo gestionale – ha specificato – tale importo (del magazzino ruoli; ndr) è così distinto: 405,3 miliardi di euro, pari a circa il 41% del totale, risulta difficilmente recuperabile per le condizioni soggettive del contribuente (152,7 miliardi di euro sono dovuti da soggetti falliti, 129,2 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate, 123,4 miliardi da nullatenenti, in base ai dati presenti nell’Anagrafe tributaria); 440,3 miliardi di euro, pari a circa il 45% del residuo totale, sono riferiti a contribuenti nei confronti dei quali l’Agente della riscossione ha già svolto, in questi anni, azioni esecutive e/o cautelari che non hanno consentito il recupero integrale dell’attuale loro debito attuale”.

“Come previsto dalla normativa, lo stesso Agente proseguirà nelle ulteriori possibili attività di riscossione sulla base delle possidenze e dei rapporti economici presenti in Anagrafe Tributaria; per ulteriori 50,2 miliardi di euro (5% del totale residuo), l’attività di riscossione è sospesa per provvedimenti di autotutela emessi dagli enti creditori, in forza di sentenze dell’autorità giudiziaria o, ancora, perché gli importi residui rientrano tra le quote oggetto degli istituti di definizione agevolata in corso (“Rottamazione-ter” e “Saldo e Stralcio” dei debiti delle persone fisiche in difficoltà economica)”, ha concluso. (Public Policy) @PPolicy_News

“Nel corso di questi ultimi anni, sono stati adottati provvedimenti normativi finalizzati ad un progressivo smaltimento del magazzino. Si tratta in particolare delle misure di definizione agevolata (le tre edizioni della c.d. “Rottamazione” e il “Saldo e Stralcio” per le persone fisiche in difficoltà economica) e dell’annullamento dei carichi fino a 1.000 euro affidati all’Agente della riscossione dal 2000 al 2010. Le misure di definizione agevolata dei debiti residui, sebbene abbiano contribuito e contribuiranno nei prossimi anni, sulla base delle scadenze dei piani di pagamento inviati ai contribuenti, a sostenere i risultati di riscossione (le ultime scadenze di pagamento della “Rottamazione-ter” sono fissate nell’anno 2023 mentre quelle del “Saldo e Stralcio” nell’anno 2021), non possono però incidere significativamente sulla riduzione del volume complessivo dei crediti ancora da riscuotere, principalmente costituito da quote rilevanti le cui aspettative di riscossione sono assai remote”.

“Dovrebbe essere valutata la possibilità di introdurre una riforma del meccanismo di inesigibilità che possa agevolare l’impostazione di un sistema di riscossione più efficace ed efficiente. Un’eventuale riforma del meccanismo di inesigibilità dovrebbe tenere in debita considerazione l’attuale perimetro totalmente pubblico entro cui è svolta l’attività di riscossione e prevedere una modalità per il discarico del credito decorso un certo numero di anni dalla data di affidamento, senza complessi oneri amministrativi”.

“L’azione di recupero, ispirandosi a principi di efficacia e di economicità, potrebbe, quindi, essere maggiormente adeguata alla capacità operativa dell’Agente della riscossione e il controllo sulla sua attività orientato alla conformità rispetto agli obiettivi e alle prescrizioni stabiliti nell’ambito dei rapporti istituzionali”, ha aggiunto.

“Si tratta di possibili interventi di riforma “strutturale” del sistema della riscossione nazionale: l’introduzione di un diverso sistema di remunerazione dell’attività di recupero nonché la revisione dell’attuale meccanismo dell’inesigibilità determinerebbero, per l’Ente preposto all’attività di riscossione nazionale, la possibilità di meglio pianificare la propria attività, e di ottimizzare ulteriormente, in relazione ai mezzi a disposizione, i risultati dell’azione di riscossione – attualmente condizionati dal dover svolgere azioni di recupero che, troppo spesso, assumono carattere solo formale – con conseguenti benefici, in termini di maggior gettito, per gli enti creditori e, in definitiva, per l’intera collettività”, ha concluso Ruffini.

Fonte: Public Policy