Foibe e la scuola-rifugio profughi a Vicenza, Leo Grassi ritorna per la prima volta nell’aula: “salvato a 14 anni dal capo partigiano Baikin”

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Al termine della cerimonia per il Giorno del Ricordo istituito per legge il 10 febbraio in memoria delle vittime delle Foibe, organizzata dal Comune di Vicenza davanti al palazzo dell’ex Collegio Opera Pia Cordellina in contrà Santa Maria Nova, di fronte alla Caserma Sasso, che oggi ospita la scuola elementare Giusti e la media Giuriolo, erano presenti anche una decina di esuli giuliano-dalmati che trovarono rifugio il 3 febbraio 1947 insieme ad un migliaio di persone, prevalentemente bambini.

Tra loro l’87enne medico in pensione ed ex studente del Pigafetta e di Medicina all’Università di Padova Leo Grassi, all’epoca 14enne, arrivato da Grisignana, vicino Pola in Croazia, insieme al padre clandestino per sfuggire alla cruenta repressione contro gli italiani, anche civili ed altri partigiani più liberali, da parte di Tito nella Jugoslavia comunista del dopo guerra per vendicare le nefandezze compiute dai fascisti in quei territori occupati.

Grassi ha voluto tornare per la prima volta nei luoghi dove ha vissuto per due anni “insieme ad altre otto famiglie per ogni aula“, come ha raccontato mentre lo accompagnavamo insieme ad alcune piccole studentesse attente e curiose. Un toccante “viaggio” nei ricordi durate questa mattinata, per il quale abbiamo raccolto nel reportage video alcuni passaggi più significativi: l’arrivo nelle stanze, all’epoca separate da grandi coperte, al piano superiore della scuola che la sua memoria non ha potuto dimenticare; il ricordo commosso per un capo partigiano chiamato Baikin dell’età di suo padre oggi deceduto che gli ha avvisati di fuggire prima dell’arrivo dei militari e che non è mai più riuscito a rintracciare per ringraziarlo; e infine i pensieri che riaffiorano sull’orrore delle foibe e un ex zio fascista panettiere che ha dato del pane a dei partigiani italiani affamati e poi è stato ucciso dai nazisti.

Un modo per fare finalmente pace con la storia e l’odio che nel passato ha lacerato i “fratelli” italiani e vicentini.


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