Nella riunione del 29 aprile il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giuseppe Roi, costituito da mons. Francesco Gasparini, Vice presidente, dai Consiglieri prof. Paolo Menti, prof.ssa Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio e dott.ssa Valeria Cafà, e presieduto da Paola Marini (revisori dott.ssa Margherita Monti, dott. Antonio Vesco e dott. Giuseppe Sperotti), in carica dal 27/11/2018, ha approvato il bilancio 2023 e portato a termine il suo secondo e ultimo mandato in base allo Statuto elaborato e fatto approvare da Ilvo Diamanti, il presidente del cda nominato per raccogliere i cocci e ripartire dalle macerie della gestione legata all’ultima era Zonin, in cui erano già presenti e rimasti fino al 29 aprile scorso mons. Gasparini, in quota Diocesi di Vicenza, e Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio, per il FAI.
Il nuovo statuto, una volta defunta la BPVi, a cui il benemerito marchese Giuseppe Roi aveva assegnato i 3 membri del cda, poi saliti a 7, non per statuto originario, ma per cooptazioni e modifiche volute da Zonin & c., con, tra gli altri, un rappresentante del Comune di Vicenza (il direttore dei Musei Civici), uno della Diocesi e uno del FAI, prevede che 4 dei 5 membri del nuovo corso siano espressi da Accademia Olimpica, Diocesi di Vicenza, FAI e Comune di Vicenza (di diritto il direttore dei Musei Civici).
I 4 membri, poi ne individuano un quinto da cooptare ed eleggono il presidente.
Terminato il mandato si è, quindi, insediato il nuovo Consiglio, formato da Giuseppe Nardin (Accademia Olimpica), Antonio Vesco (Diocesi), Valeria Cafà (direttrice Musei Civici) e da Alvise Rossi di Schio (FAI), cda che ha proceduto all’elezione del quinto membro, che, è stato individuato in Francesca Lazzari, che ne è diventata presidente, con vice presidente della Fondazione il prof. Giuseppe Nardin, membro designato nello stesso Consiglio dall’Accademia Olimpica.
Tutto bene direte?
Secondo procedura certo, ma…
Se uno dei “veterani” del cda presieduto da Gianni Zonin, mons. Gasparin, è stato (finalmente?) sostituito, per conto della Diocesi, da un professionista stimato come Antonio Vesco (tra l’altro già presente nel collegio dei revisori della Fondazione Roi), se Giuseppe Nardin porta le insegne prestigiose dell’Accademia Olimpica, se Valeria Cafà è entrata d’ufficio, quale dirigente dei Musei civici, incarico conseguito dopo un bando, e se Francesca Lazzari ha un curriculum di primo piano (professionale e politico), rimane una stranezza.
Uscita Giovanna Vigili de Kreutzenberg Rossi di Schio, che è passata alla presidenza regionale da quella del Fai di Vicenza, in cui per anni era stata affiancata alla vicepresidenza dalla moglie di Zonin, è entrato Alvise anche lui “Rossi di Schio”, in quanto la professoressa Giovanna ne è la moglie.
Scelta meritocratica, come diranno tutti i vicentini benpensanti?
O scelta nepotistica, come potrà obiettare qualcuno malizioso, anche se di nepotismo a Vicenza non ce n’è…?
Oppure, addirittura, scelta che non vuole assolutamente rompere al 100% i legami con l’era Zonin visto che non è un segreto che Alvise Rossi di Schio fosse (stato) legato al presidente della BPVi per decenni, per amicizia e incarichi apicali?
Questo lo direbbero i più “cattivi” ma io no, sennò mi denunciano un’altra volta dopo il fallimento della prima richiesta di danni per un milione di euro per aver rivelato in una serie di articoli (poi raccolti nel libro “Roi. La Fondazione demolita“, di cui sono acquistabili qui le ultime copie) tutte, o quasi, le magagne dell’era in cui il presidente della BPVi era anche presidente della Fondazione Roi, uscita dissanguata anche dall’acquisto di 29 milioni di euro di azioni della banca e dell’ex Cinema Corso, che ancora è lì ad ammuffire senza compratori e senza destino?
E allora?
Allora rimaniamo fiduciosi che il nuovo cda, presieduto da Lazzari, già assessore con Variati, e rafforzato da Cafà, dirigente comunale, Vesco, professionista senza ombre, e Nardin, Accademico Olimpico, sia incoraggiato proprio da Alvise Rossi di Schio a convocare quanto prima una conferenza stampa per rendere edotti i cittadini, di fatto proprietari e/o custodi dei beni della Fondazione, di cosa, di come e a causa di chi successe, prima che arrivasse Ilvo Diamanti, quello che portò il lascito del marchese a un suo drammatico tracollo…
Penso che Alvise ascolterà il nostro appello se non altro per dare atto alla signora Giovanna di averlo scelto per merito. Oltre che per… marito.