“Egregio direttore, leggendo il suo scritto nel quotidiano on line, dal titolo “Passarin, chi è costui? Nemesi del marchese Roi, don Abbondio, Rucco e conflitti di interessi” ed in particolare la parte su Paola Marini e il CISA (Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio) mi è tornato alla memoria un dubbio che a suo tempo mi era sorto. Ho sfogliato allora il catalogo della mostra “Jefferson e Palladio” svoltasi a Vicenza al Palladio Museum nel periodo 23 settembre 2015 – 28 Marzo 2016 e tutti i dubbi sono riaffiorati”.
Così inizia una lettera che ci incuriosisce non poco sul “mondo di mezzo” che si intravede (teme?) intorno alla Fondazione Roi (su cui ad oggi la cortina di nebbia stesa da Francesco Rucco e da chi la gestisce è più intensa, se possibile, che ai tempi di Achille Variati e Gianni Zonin) e al CISA, il “salotto” (buono o no difficile capirlo dai tempi di Amalia Sartori alla sua presidenza) degli interessi, di certo non solo culturali, della città.
Che c’azzecca, come direbbe Antonio Di Pietro, la Fondazione Roi con il Cisa? E invece c’azzecca e come! Nel catalogo della mostra “Jefferson e Palladio” la Fondazione Roi compare come Socio Partecipante, cioè pagante! A parte che in base allo statuto non si capisce a che titolo la Roi abbia pagato il CISA, nell’elenco dei Consiglieri di Amministrazione compare Annalisa Lombardo (che faceva parte del CdA della Roi) in rappresentanza della Roi appunto.
Ma le sorprese non finiscono qui: infatti il Presidente del Comitato d’Onore della mostra era Gianni Zonin, dominus della Casa Vinicola Zonin e della Barbousville Vineyards, cioè proprio la tenuta che fu di Jefferson ed allora era la “grande tenuta” dell’ex presidente della BPVi in Usa, che non si sa se poi l’abbia inserita tra le sue donazioni o, magari, l’abbia schermata in un qualche trust per proteggerla dai sequestri cautelari ottenuti da avvocati come Renato Bertelle e Michele Vettore?
Ecco allora la domanda se non certezza: la Fondazione Roi entra, pagando, nel CISA ed in cambio il CISA fa la mostra per celebrare le terre di Zonin, con l’avallo del Consiglio scientifico, cioè anche di Paola Marini attuale presidente della Roi?
Allora Mauro Passarin messo lì da Rucco per tutelare il Chiericati (o il CISA?) chiarisca con l’aiuto di Paola Marini, presidente della Roi e consigliere scientifico del Cisa oltre che membro dell’Accademia Olimpica come Passarin e Paolo Menti, il rappresentante diretto in Roi dell’altro salotto di Vicenza, ci dica quanti contributi sono stati assegnati finora al CISA.
E il dirigente comunale Passarin, che risponde politicamente al sindaco e anche suo assessore, e funzionalmente al direttore generale Gabriele Verza, garantisca alla città che questa realtà, il CISA, che la Roi ha già finanziato (fuori statuto), non sarà ancora oggetto di contributi fuori da ogni indicazione del defunto Giuseppe Roi così come il Museo Diocesano che, pure, in Roi ha il suo direttore mons. Francesco Gasparini.
E, visto che c’è, l’accademico Passarin con i colleghi dell’Accademia olimpica Marini e Menti solleciti al cda, in cui sono maggioranza, le decisioni che ricordiamo da tempo al sempre più sfuggente sindaco, ben sapendo che adesioni a quelle decisioni (condivise da Rucco in campagna elettorale) ancora più difficilmente le otterremo dai due nel cda siedono dai tempi di Zonin: Mons. Gasparini, anche se il vescovo suo “superiore” che l’ha rinominato in Roi si è impegnato in tal senso, e Giovanna Rossi di Schio.
Repetita iuvant
Rieccole per loro comodità:
1 – approvazione immediata dell’azione di responsabilità contro Zonin e, si spera, i precedenti amministratori coinvolti nell’incauto acquisto di 29 milioni di euro di azioni BPVi e dell’ex cinema Corso (l’azione, impostata dall’avv. Giovanni Origoni, come da noi rivelato, per essere attivata non ha bisogno di alcuna approvazione regionale come si voleva far credere)
2 – cambio, per discontinuità almeno parziale col passato (vista la continuità inossidabile assicurata da Gasparini e Rossi di Schio), dei professionisti da tempo al “capezzale” della Roi e sempre di era Zonin, cioè, a prescindere dalla loro professionalità, del commercialista Giovanni Sandrini e dell’avvocato Enrico Ambrosetti, se quest’ultimo non è stato già cambiato da Diamanti come promesso;
3 – compilazione di un inventario preciso da lasciti notarili dei beni mobiliari (quadri, avori, collezioni di monete…), che la Guardia di Finanza ritiene credibile siano stati in parte trafugati o asportati a prezzi di favore da parte di membri del cda della Banca Popolare di Vicenza, individuabili in Zonin stesso e in Giuseppe Zigliotto
4 – infine, atto non meno importante degli altri, “desecretazione” dei bilanci e degli atti amministrativi dell’epoca successiva alla morte del marchese, cioè dal 2009 alle dimissioni imposte di Zonin, un’operazione di trasparenza, cioè, che non si potrà più nascondere dietro l’essere la Fondazione una Onlus, caratteristica ora persa proprio a causa delle vecchie gestioni.
Senza voler essere irriverenti, Mauro Passarin, Paola Marini, Paolo Menti e Francesco Rucco e, perché no, Gabriele Verza, se ci siete battete un colpo.
E, peccato che non crediamo ai fantasmi, altrimenti quello del marchese Roi già si sarebbe abbattuto su di voi.