Il 2 luglio 2020 pubblicavamo sotto il titolo “Fondazione Roi: Marini, Monti, cda e revisori sollevino veli su beni di valore forse mancanti, azione responsabilità contro Zonin e gestione immobiliare” l’ennesima sollecitazione alla trasparenza indirizzata via Pec alla Fondazione Roi presieduta ora da Paola Marini e con un collegio di revisori presieduto da Margherita Monti, a capo anche dell’Ordine dei commercialisti di Vicenza.
Se Marini, nota studiosa, è affiancata in cda da 4 membri di cui due di nuova nomina, il direttore dei musei civici del Comune Mauro Passarin e Paolo Menti in quota Accademia Olimpica, e due di immarcescibile provenienza dell’era zoniniana, mons. Francesco Gasparini (Diocesi di Vicenza e direttore del relativo museo) e la signora Giovanna Rossi di Schio (Fai e moglie di Alvise), il collegio dei revisori è completato da Antonio Vesco (Vesco Giaretta Consulting Studio) e Giuseppe Sperotti (Studio Rebecca & Associati a cui ci tiene a far sapere di essere estraneo il dr. Giuseppe Rebecca, in passato sindaco della BPVi uscitone per contrasti con Gianni Zonin.
Nella Pec, inviata esplicitamente e correttamente a tutti gli interessati, chiedevamo in sostanza e in primis informazioni sul passato che aveva lasciato dubbi della Guardia di Finanza su Zonin e Zigliotto per la mancanza ad oggi non chiarita di alcuni beni di valore (averne solo riferito ci è costata una condanna in primo grado a 8 mesi di carcere inflittaci dal giudice Matteo Mantovani ma definita da Ossigeno per l’informazione “raggelante e intimidatoitroria”) e danni mobiliari milionari certi al lascito del marchese Giuseppe Roi.
Chiedevamo, quindi, nella Pec dell’azione di responsabilità finalmente, e dopo anni dalla sua uscita, intrapresa, ma ignota nei suoi contenuti, contro Gianni Zonin e, presumibilmente, contro altri, non resi noti, membri del cda e/o revisori della sua era.
La seconda richiesta consisteva “nel voler conoscere se, a chi e con quale procedura sia stata assegnata la gestione del consistente patrimonio immobiliare della Roi il cui valore, in passato indicato in circa 70 milioni di euro, dovrebbe aver portato a decisioni
avvedute e trasparenti a favore di esperti del settore mentre voci di fonti attendibili la associerebbero a un certo avv. Andrea Anesini che avrebbe contatti con la dr.ssa Monti, che abbiamo provato a contattare telefonicamente ma senza fortuna pur avendo lasciato i i nostri recapiti al suo studio”.
“A riscontro della vostra comunicazione inviata con PEC il 02.07.2020 si comunica quanto segue.
La Fondazione non procederà a ulteriori verifiche patrimoniali del lascito Roi in assenza degli esiti della denuncia presentata in proposito e del relativo procedimento penale.
In merito ai profili civilistici, la prima udienza del procedimento relativo all’azione di responsabilità nei confronti di ex amministratori e revisori è stata fissata, secondo le regole ordinarie del rito civile, a settembre. Ovviamente si terrà nel contraddittorio tra le parti, che svolgeranno in quella sede le diverse difese tecnico/giuridiche. La Fondazione Roi è assistita, nell’ambito di questo procedimento, dallo studio legale associato Gitti and Partners di Milano.
La gestione del patrimonio finanziario è stata affidata a otto diversi soggetti in base ad un criterio comparativo delle proposte presentate a riscontro delle indicazioni della Fondazione riguardo la massima garanzia del capitale investito. L’analisi delle proposte di investimento ricevute è stata effettuata da una Commissione del Consiglio appositamente costituita, assistita a titolo totalmente gratuito dalla professionalità dell’avvocato Andrea Anesini. Ogni decisione sugli investimenti è stata deliberata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione.
Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, questo Consiglio è stato impegnato in un’ampia azione di riordino, miglioramento e messa a reddito, al fine di cercare di proseguire, nonostante la difficoltà delle condizioni generali, la missione indicata dal Fondatore e nessuna delega è stata data ad esterni per la gestione dello stesso.
Distinti saluti.
“Prendiamo atto della sua risposta che manca degli elementi fondamentali che le risollecitiamo:
Ad oggi, 11 giorni dopo, non ci sono risposte per cui rendiamo note pubblicamente le domande e ne approfittiamo per dare merito a Manuel Brusco, consigliere regionale uscente del M5S e ricandidato come capolista a Verona, che si era molto speso in passato, anche con esposti alla magistratura vicentina insieme con Liliana Zaltron, ex consigliere comunale di Vicenza, ed Enrico Cappelletti, all’epoca senatore e ora candidato pentastellato alla presidenza del Veneto.
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