Fondo di ristoro? Le associazioni chiedono che fine abbiano fatto i decreti attuativi

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Dove siano finiti i decreti attuativi del Fondo di ristoro dei risparmiatori delle ex popolari nessuno lo sa. Ad un anno dal decreto legge che ha consegnato a Intesa Sanpaolo la “parte buona” di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, se lo chiedono in molti a Treviso e non solo. «Abbiamo chiesto al Governo, anche attraverso interrogazioni parlamentari con Fratelli d’Italia e Forza Italia, a che punto siano i decreti attuativi, ma non abbiamo avuto risposta», ha commentato Patrizio Miatello, associazione Ezzelino III da Onara (nella foto molti dei rappresentanti delle associazioni Unite per il fondo)
«Attendiamo – aggiunge Miatello – che venga attuato quello che è sempre stato chiesto: c’è stato il voto all’unanimità del precedente parlamento alla norma che ha istituto il Fondo, si proceda dunque su questa strada al più presto. Nell’incontro avuto con il premier, Conte ci ha ribadito che stanno lavorando su quella norma. Ma da allora non abbiamo più avuto notizie». L’associazione Ezzelino III chiede più soldi del fondo e che l’accesso sia semplificato. Miatello chiederà di incontrare Massimo Bitonci per illustrare la posizione della sua associazione e di altre che sostengono il fondo per i risparmiatori traditi. «Bene migliorarlo», ha spiegato Miatello, «ma il tutto deve essere fatto in modo rapido».

La posizione del Codacons Veneto è chiara: «È prioritario attuare e rifinanziare la norma istitutiva del Fondo per le vittime di danno ingiusto in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dal testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria».

«Il rinvio del fondo senza una data, ci porta verso soluzioni ignote», ha spiegato l’avvocato Franco Conte, presidente Codacons Veneto, «La norma istitutiva del fondo non prevede paletti quindi nessun limite all’importo risarcibile, nessun limite di reddito o proprietà immobiliare. L’unico limite è la somma stanziata, ma c’è l’accordo di tutti i gruppi parlamentari per mettere a disposizione le risorse necessarie».

Ma non tutto sono concordi su questa linea. «Chiediamo venga ridefinita completamente la norma che regola il nuovo fondo di ristoro, bisogna ripartire da capo: mancano le risorse e le procedure di accesso sono troppo complicate», ha spiegato Fabio Bello dell’associazione “Ridacci i soldi Veneto Banca“, «Chiediamo che a tutti i clienti, dopo il 2012, venga riconosciuto il danno, essendo i bilanci delle due ex popolari non veritieri: siamo stati oggetto di truffa. Chi ha comprato azioni era già oggetto di un reato per definizione, e quindi devono essere risarciti, non serve alcun onere di prova. Della questione devono essere coinvolti anche Intesa Sanpaolo, Banca d’Italia e Consob».

«Stanno arrivando i lodi dell’Arbitro per le controversie finanziare presso la Consob e sono tutti positivi», ha commentato l’avvocato trevigiano Matteo Moschini, che difende centinaia di truffati da Veneto Banca, «Nel caso fosse già attivo il fondo di ristoro, questi clienti vedrebbero risarcite la perdite. Ma stiamo attendendo: la politica ci deve dare le risposte che chiediamo da tempo.