Per il Fir (Fondo Indennizzo Risparmiatori) la via è lastricata di difficoltà fin dalla difficile partenza del portale Consap su cui vanno presentate le istanze del risparmiatori, ex soci della BPVi, di Veneto Banca e degli altri Istituti interessati.
Grazie a un emendamento, ovviamente da approvare, alla manovra a firma M5S a dare una risposta a una parte delle difficoltà arriva una più che probabile proroga dei termini di presentazione delle richieste di indennizzo dal 18 febbraio al 18 aprile 2019.
Vediamo di fare il punto sulla situazione con l’avv. Fulvio Cavallari, presidente regionale di Adusbef.
«Di fatto il prolungamento dei termini nasce – ci dice Cavallari – dai ritardi di Intesa Sanpaolo, che ha acquistato per un euro le due ex popolari venete, nel fornire dei documenti indispensabili per la presentazione delle istanze e dalla Commissione dei nove Tecnici, nominata dal Mef, che non ha ancora terminato il suo lavoro sulle cosiddette “tipizzazioni”, alcune delle quali sono presenti nel decreto ma che in gran parte sono di competenza della Commissione stessa».
Ci spieghi meglio, avvocato.
La legge istitutiva del Fir, inserita nella manovra di fine 2018, e poi i decreti attuativi, arrivati mesi dopo, richiedono di allegare documenti che rilascia Banca Intesa Sanpaolo e comprovano alcuni dati che si possono estrarre solo da quei documenti. Tra questi sono importantissimi l’estratto libro soci e l’estratto conto deposito titoli per documentare la proprietà e il valore dei titoli posseduti.
E cosa manca dalla Commissione dei nove di nomina ministeriale?
Manca la completa definizione delle tipizzazioni, cioè l’elenco delle cosiddette violazioni massive a cui fa riferimento il Fir e che sono essenziali per chi, con un reddito superiore ai 35.000 euro o con un patrimonio mobiliare sopra i 100.000 euro, deve provare proprio quelle violazioni.
E quindi?
Il rinvio dà tempo perché non succeda una Caporetto ma non c’è certezza al riguardo. Perché sorge spontanea la domanda su quante tipizzazioni i nove potranno prevedere per esaurire tutti i casi che si sono verificati. Tanto valeva, mi viene da dire, riscrivere il Tuf (contiene i testi integrati del Decreto Legislativo del 24 febbraio 1998, n. 58 – Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria -, così come modificato dal 1998 ad oggi, e dei relativi regolamenti attuativi, ndr).
Avvocato Cavallari, pare di capire che la legge è di fatto astratta… come il Tuf
Sì, lo è fin troppo anche se la nostra legislazione procede proprio per formule astratte ossia che prescindono dal caso concreto lasciando a un giudice il compito di adattare la norma al caso di specie: si chiama interpretazione della legge.
Altrimenti si cadrebbe nel regime di case law di stampo anglosassone, che si basa su sentenze emesse in precedenza che fanno, appunto, “giurisprudenza non certo della nostra cultura legislativa. Di qui nascono gli inevitabili problemi di esaurire in formule tipo tutte le possibili violazioni in cui sono incorse le banche.
In conclusione, dopo l’intervento chiarificatore di Cavallari, in base al quale chiediamo l’intervento dei politici a sostegno reale e non solo strumentale dei danneggiati, è certo che, se i ritardi di Intesa parrebbero risolvibili con una maggiore attenzione della banca lombardo piemontese, oggi la Commissione dei nove si trova a dover prevedere una casistica ampia anche se giuridicamente sostenibile e non si sa se e quando potrà esaurire il suo lavoro di tipizzazione.
Auspicandoci che la proroga riduca le difficoltà di effettiva operatività del Fondo Indennizzo Risparmiatori, è innegabile che queste nascono da una legge farraginosa approvata dal governo gialloverde, che più che gli esperti ha seguito le indicazioni di un paio di associazioni, le più rumorose, che rappresentano, però, poche migliaia degli oltre 200.000 risparmiatori azzerati e molti meno anche solo di quelli che si sono costituiti parte civile.