Se nel mondo parlassero solo i competenti – condividiamo da Movimento Diritti Europei – nei vari settori dello scibile umano probabilmente ad imperare sulla terra sarebbe un silenzio lunare squarciato talora da pochi boati di verità. In un momento in cui decine di migliaia di risparmiatori beffati da banche e sistema finanziario ancora stanno aspettando il via per iniziare a raccogliere, con procedure ancora ignote nei dettagli operativi, le gocce del 30% di rimborsi a loro riservato dal Fondo Indennizzo Risparmiatori per giunta col limite di una bacinella che non potrà riempirsi oltre i 100.000 euro, fa male leggere delle frasi sconnesse che aggiungono paure ingiustificate a timori reali.
Se i timori sono legati a ritardi ingiustificabili del governo che avrebbe fatto “tutto e subito” è ancora più ingiustificabile questa frase letta oggi su La Tribuna di Treviso che collega la riduzione a uno solo dei possibili imputati per Veneto Banca a un’ipotesi di decadenza del FIR.
Eccola: “gli indagati vengono tranquillizzati, chi ha sbagliato pagherà perché a qualcuno deve pur toccare, ma la classe dirigente si ricompatta. S’arrangerà Banca d’Italia a spiegare come e perché, con un solo imputato al quale vengono contestate irregolarità «nella maggior parte dei casi del tutto irrilevanti», è riuscita a far chiudere una banca. Per fortuna che la procura di Treviso mantiene in piedi l’imputazione di aggiotaggio, altrimenti non ci sarebbero neanche le vittime del reato e salterebbe il fondo di indennizzo ai risparmiatori…“.
Se il collega, nel suo ragionamento si chiede giustamente cosa direbbe cosa Banca d’Italia caduta anch’essa nel tranello dell’unico colpevole, un Consoli fcosì mefistofelico da ingannare tutti gli altri 12 consiglieri e… via Nazionale, è anche vero che nessun legame esiste né è ipotizzabile tra le eventuali sanzioni giudiziarie dei reati e l’erogazione del Fondo.
Perché l’istituzione stessa del fondo è la prima e più secca sentenza: centinaia di migliaia di risparmiatori sono stati raggirati, poco importa in sede legislativa se dai vertici delle banche e/o dal sistema di (non) controllo, per cui a loro è dovuto un indennizzo.
Del 30%, per ora…
Di più sarebbe giusto e di più potrebbe essere, ma solo sulla carta, va detto, se una sentenza di condanna aprisse le porte al riconoscimento di danni che per essere realmente liquidati, però, necessiterebbero che fosse riconosciuta e stabilita la responsabilità non di singoli e incapienti, per quanto ricche, persone ma di entità superiori e, se solo lo si volesse, facili da individuare.