“Lo schema di garanzia del fondo per le Pmi, controllato da Mcc guidato da Francesco Minotti, sarà prorogato con l’assetto e le coperture in essere nel 2024“. Lo riferisce Laura Serafini in un suo articolo su Il Sole 24 Ore di oggi.
Con il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (Pmi), l’Unione europea e lo Stato Italiano affiancano le imprese e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario perché non dispongono di sufficienti garanzie. La garanzia pubblica, in pratica, sostituisce le costose garanzie normalmente richieste per ottenere un finanziamento (approfondisci).
In queste ore, il governo Meloni lavora per reperire le risorse pubbliche necessarie per garantire il fabbisogno per il 2025. Quanto alle banche, per la loro parte, possono contare sugli accantonamenti risalenti al periodo 2020-2002 (pandemia), ingrossati dalla circostanza che la rischiosità delle operazioni fatte durante l’emergenza si è rivelata più bassa del previsto.
In merito, viene annotato che “le modalità di funzionamento del fondo sono state riviste già dallo scorso anno, riducendo le percentuali di copertura (soprattutto per i prestiti per la liquidità) ed escludendo le sole aziende appartenenti alla fascia di rating più bassa. A fine settembre i finanziamenti garantiti in essere (quindi lo stock complessivo) erano pari a 175 miliardi, (in diminuzione di 7 miliardi rispetto al dato di fine giugno) per un ammontare garantito di circa 139 miliardi. I prestiti erogati durante l’emergenza pandemica e la crisi energetica si sono più che dimezzati: si sono ridotti da 253 a 95 miliardi (l’ammontare garantito è poco superiore a 80 miliardi). I prestiti considerati più rischiosi, gli importi da 30 mila euro garantiti fino al 100%, sono passati da 23 miliardi a 14 miliardi nel giugno scorso, per scendere a 12 miliardi a fine settembre. Le escussioni delle garanzie, quindi la quota che le banche si sono fatte pagare dallo Stato a fronte dei finanziamenti non rimborsati, è stata pari a 4 miliardi a fine settembre”.
Il Fondo Pmi resta ancora oggi uno strumento importante a causa della situazione economica e della regolazione sempre più stringente per le banche registrati negli ultimi anni che rendono l’accesso al credito per le piccole e medie imprese sempre più difficile. “Non è tanto la sostenibilità del business dell’impresa a non renderla finanziabile – prosegue l’articolo pubblicato su Il Sole -, sono piuttosto i crescenti costi necessari per allinearsi a nuove regole, adempimenti, disclosure dei dati, a complicare la vita dell’imprenditore, da una parte. Dall’altra le banche sono state costrette ad aumentare gli accantonamenti patrimoniali per fare fronte a vari rischi. Le garanzie pubbliche hanno il vantaggio di ridurre l’entità del capitale da accantonare a fronte di un nuovo finanziamento; dall’altra rendono meno costoso per una piccola impresa l’accesso al credito, la quale in questo modo può avere risorse da destinare ai costi per allinearsi a tutti gli adempimenti di compliance”.
Fonte: Il Sole 24 Ore