Dopo i tragici eventi climatici – è un comunicato diffuso da Cgil Cisl e Uil – che hanno colpito il territorio Veneto e messo in ginocchio intere comunità, il nostro appello, quello di Fai Flai Uila è quello di ripartire dalla prevenzione idraulico-forestale e della bonifica per garantire la messa in sicurezza del territorio e dei cittadini. Un primo passo è dunque quello di valorizzare le professionalità dei lavoratori forestali in Veneto e aumentare l’occupazione, perché negli ultimi anni abbiamo assistito ad un calo notevole degli addetti alle sistemazioni idraulico-forestale e il ridimensionamento delle opere. Inoltre occorre investire più risorse umane ed economiche nella programmazione e nella progettazione degli interventi.
In fine auspichiamo una concreta politica di abbattimento del processo di cementificazione che vede il Veneto al primo posto in Italia come superficie cementificata negli ultimi anni.Il fattore di prevenzione deve essere al primo posto di ogni ragionamento e il contributo del lavoro di sistemazione idraulico forestale è indispensabile per mettere in sicurezza i territori montani da catastrofi come questa. E in questa fase post emergenza è altrettanto fondamentale coniugare tutti gli interventi necessari al ripristino delle condizioni di sicurezza, della raccolta del legname del rimboschimento e della manutenzione del territorio, per far riprendere le economie locali che hanno subìto ingenti danni, puntando su interventi qualificati e organici sul nostro patrimonio forestale e paesaggistico mettendo in moto una filiera sostenibile che possa creare occupazione, sviluppo ed economia.Come Fai Flai Uila Veneto unitariamente denunciamo anche l?assenza di un tavolo negoziale nazionale per il rinnovo del contratto nazionale per i 65 mila lavoratori forestali interessati, e auspichiamo l?inizio di un percorso che possa davvero rilanciare il comparto forestale a 360 gradi, per la prevenzione idraulico-forestale e la salvaguardia del nostro prezioso territorio Veneto.
La CUB – Confederazione Unitaria di Base – e SGB – Sindacato Generale di Base – del Veneto hanno proclamato – annuncia una nota – lo stato di agitazione del personale precario del Comparto Vigili del Fuoco e degli Operai forestali dipendenti di Avisp – Regione Veneto. La grave calamità territoriale che ha messo in ginocchio vasti territori del veneto ha evidenziato la fragilità del piano di prevenzione del rischio idrogeologico e del pronto intervento. Attualmente si fa conto sul volontariato e non su professionalità che da anni sono tenute volutamente precarie senza uno straccio di garanzie di stabilità.
La devastazione di boschi (40% della superficie boschiva rasa al suolo), strade (duemila tratti di strada interrotti da smottamenti nella sola provincia di Belluno)e delle spiagge del litorale ci fa ritenere che non ci si possa limitare a chiedere per i cittadini e le aziende: la sospensione delle rate dei mutui,la sospensione di tasse e adempimenti fiscali,la sospensione delle bollette di luce e gas,la sospensione dei contributi previdenziali, assistenziali e assicurativi,la deroga al pagamento dell’eco tassa sui rifiuti, ma che occorra intervenire con un investimento a lungo termine fatto di risorse economiche ed umane;.
Due terzi dei 600 operai forestali del veneto dipendenti di Avisp – Regione Veneto – sono precari ?stagionali? che a fine novembre vedono cessare il proprio contratto di lavoro. I vigili del fuoco sono assolutamente insufficienti come numero in rapporto alla popolazione: il comparto si regge sulle migliaia di precari discontinui che da decenni chiedono e lottano per la stabilizzazione del proprio rapporto di lavoro.
La richieste pertanto sono che per la messa in sicurezza del territorio, per la cura dei boschi, dei corsi d’acqua, dei litorali, per la prevenzione del rischio idraulico (magari rivedendo la normativa di legge relativa ai Consorzi di Bonifica ormai obsoleta) si proceda alla stabilizzazione degli operai forestali, lo stesso per i Vigili del Fuoco precari e discontinui. Tutto ciò per impedire che tale disastro ambientale e sociale diventi l’ennesima occasione di opportunità per appalti miliardari ad imprenditori, come per la nota vicenda del MOSE.