Francesco Rucco, sindaco di Vicenza, in campagna elettorale e appena insediatosi a palazzo Trissino, promise trasparenza sulla Fondazione Roi per cui ora tocca a lui (lo abbiamo scritto il 10 gennaio, ripubblichiamo la richiesta oggi in copertina, ndr) fare chiarezza in prima persona, dopo che dal 27 novembre nessuno mai ha risposto alle nostre richieste di azioni incisive sul passato remoto, su quello prossimo e sul presente dell’Istituzione martoriata dalla gestione di Gianni Zonin e dalle omertà successive durante l’era Variati.
Mutismo sulla Fondazione Roi
Le nostre sono le richieste di tutti coloro i quali hanno a cuore la creatura oltraggiata del marchese Giuseppe Roi ma, ciò nonostante, silente è rimasta Paola Marini, cooptata e insediata in quel giorno come presidente del cda successivo all’epoca Zoniniana e alla relativamente breve parentesi di Ilvo Diamanti.
E muti sono stati finora tutti i membri del nuovo cda anch’esso discutibile, inizialmente per la sua genesi statutaria ma ora anche per le scelte silenziose, e che silenziano tutto, dei nuovi membri (tre su cinque, presidente inclusa) visto che due consiglieri sono l’eredità stridente e ingombrante del passato remoto, mons. Francesco Gasparini (in quota Diocesi di Vicenza) e Giovanna Rossi di Schio (per il Fai)
Se Marini, Gasparini, Rossi di Schio e Paolo Menti (in quota dell’onnipotente Accademia olimpica) nulla comunicano, è, purtroppo (stranamente?) perfetto discepolo del verbo dei pesci anche 14, rappresentante di diritto nel cda della Roi come neo direttore dei musei civici di Vicenza scelto dal nostro sindaco, come più volte da lui stesso pubblicamente sottolineato.
Il compito/dovere di Francesco Rucco
Quindi scoprire i veli di Palazzo Roi, ora diventati sempre più polverosi tendoni, tocca a lui, a Francesco Rucco, tra i pochi che criticò, sia pure con qualche timidezza, gli errori e i mutismi dei vertici della Fondazione durante le amministrazioni di Achille Variati.
Ebbene per comodità del sindaco elenchiamo di nuovo le decisioni che più volte abbiamo sollecitato in primis ai tre nuovi, per ora e ancora per poco, non compromessi consiglieri, decisioni che costoro dovranno e avrebbero già dovuto imporre per voltare veramente pagina e che chiediamo che lui ora voglia ribadire come fondamentali e ineludibili, salvo ogni azione conseguente.
Decisioni non più eludibili
Ecco, quindi, le 4 decisioni da prendere senza ulteriori indugi anche per smentire chi comincia a sussurrare sempre più forte che di diverso tra Achille Variati e Francesco Rucco ci siano solo i nomi:
1 – l’approvazione immediata dell’azione di responsabilità contro Zonin e, si spera, i precedenti amministratori coinvolti nell’incauto acquisto di 29 milioni di euro di azioni BPVi e dell’ex cinema Corso (l’azione, impostata dall’avv. Giovanni Origoni, come da noi rivelato, per essere attivata non ha bisogno di alcuna approvazione regionale come si voleva far credere)
2 – il cambio, per discontinuità almeno parziale col passato (vista la continuità inossidabile assicurata da Gasparini e Rossi di Schio), dei professionisti da tempo al “capezzale” della Roi e sempre di era Zonin, cioè, a prescindere dalla loro professionalità, del commercialista Giovanni Sandrini e dell’avvocato Enrico Ambrosetti, se quest’ultimo non è stato già cambiato da Diamanti come promesso;
3 – la compilazione di un inventario preciso da lasciti notarili dei beni mobiliari (quadri, avori, collezioni di monete…), che la Guardia di Finanza ritiene credibile siano stati in parte trafugati o asportati a prezzi di favore da parte di membri del cda della Banca Popolare di Vicenza, individuabili in Zonin stesso e in Giuseppe Zigliotto
4 – Infine, atto non meno importante degli altri, la “desecretazione” dei bilanci e degli atti amministrativi dell’epoca successiva alla morte del marchese, cioè dal 2009 alle dimissioni imposte di Zonin, un’operazione di trasparenza, cioè, che non si potrà più nascondere dietro l’essere la Fondazione una Onlus, caratteristica ora persa proprio a causa delle vecchie gestioni.
Il Gattopardo di Vicenza
Se non verranno compiuti questi passi, lo scrivevamo il 28 novembre alla presidente Paola Marini, lo ripetiamo oggi al sindaco Francesco Rucco, e continueremo a farlo finché ciò non avverrà, il palazzo della Fondazione Roi non sarà altro che il castello di Donnafugata, caro al “Gattopardo” Principe Fabrizio di Salina perché tutto, o quasi, in Roi sarà cambiato perché nulla cambi. Scenografia a parte.