“La fuga degli infermieri dalle nostre università e dal nostro Paese è un fenomeno preoccupante, a cui la politica deve rispondere con urgenza”. È quanto dichiara la senatrice vicentina di Italia Viva Daniela Sbrollini, vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato.
“Quello che arriva dai professionisti più numerosi della sanità, è un vero e proprio grido d’allarme che deve farci riflettere e agire tempestivamente – prosegue la senatrice -. Questo significa trovare le risorse necessarie, investire per evitare il tracollo della nostra sanità e salvare l’assistenza di milioni di cittadini.
Il rifiuto da parte del Mes di prevedere uno stanziamento di 4 miliardi di euro in più nel fondo sanitario, come chiesto dal Ministro della Salute Schillaci, non potrà che acuire la crisi di questo settore. Quei 4 miliardi sarebbero stati sufficienti, almeno, per intervenire sulle urgenze più gravi ma, posto che non arriveranno, bisogna ragionare su un investimento più strutturale rispetto al sistema sanitario che consenta di provvedere a tutti i suoi punti deboli, di cui è testimonianza preoccupante la carenza, oltre che dei medici, anche degli infermieri.
Carichi di lavoro insostenibili, stipendi non adeguati, progressioni di carriera quasi nulle: sono questi alcuni dei motivi principali che allontanano i giovani dalla professione di infermiere – aggiunge Sbrollini -. In questo modo, in pochi anni lo Stato non sarà più in grado di garantire il diritto alla salute dei cittadini. Oggi in Italia gli infermieri sono 456 mila, di cui circa 280 mila nel sistema pubblico: rispetto alle piante organiche ne mancano ben 65 mila.
In questi giorni c’è stato un ulteriore calo del 10 percento delle domande di iscrizione ai corsi di laurea, con meno di 23.000 iscritti per 21.500 posti. A ciò si aggiunge il peso dei pensionamenti, che si stima raddoppieranno nei prossimi anni, per un totale di 100 mila unità da qui al 2029. Ma ancor più preoccupante è il fenomeno dei tanti infermieri – tra i 3.000 e i 3.500 ogni anno – che lasciano il nostro Paese perché attratti da migliori prospettive di carriera.
Nello scenario di un Servizio Sanitario già afflitto da molte criticità – conclude la senatrice vicentina – come i tempi delle liste d’attesa, le difformità territoriali, la necessità di rimodernare gli ospedali, è impensabile assistere inermi a questa drammatica fuga di infermieri dal nostro Paese. Occorre provvedere ad alcune priorità, come l’incremento della retribuzione, puntare sull’evoluzione della formazione e dei modelli organizzativi, promuovere nuovi sbocchi di carriera. Occorre progettualità dalla politica e capacità di trovare le risorse da investire nel Sistema Sanitario. Solo così la politica potrà realmente rispondere al diritto dei cittadini a ricevere un’assistenza adeguata nel nostro Paese”.