Gaza, Save the Children: la testimonianza di un operatore dell’Organizzazione, in fuga con i tre figli con meno di 10 anni

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manifestazione israele palestina gaza campo marzo 15 maggio
manifestazione israele palestina gaza campo marzo 15 maggio

“Guardando i miei figli negli occhi ogni minuto, posso vedere le domande che hanno: sono alla ricerca di risposte, di rassicurazioni sul fatto che tutto andrà bene e di un barlume di speranza per un futuro migliore. Io, come ogni genitore, sento la profonda responsabilità di fornire loro questo senso di sicurezza e speranza. Tuttavia, la realtà della nostra situazione attuale è straziante”, ha dichiarato un operatore, che lavora da molto tempo per Save the Children a Gaza, in fuga con i suoi tre figli, tutti di età inferiore ai 10 anni.

“Per la prima volta, mi ritrovo a desiderare di essere una roccia, incapace di farsi scalfire e resistente al dolore. Vorrei avere dei superpoteri, come gli uccelli, per fuggire da questa striscia di terra con la mia famiglia, in cerca di un rifugio. Vorrei essere un supereroe, per portare via i miei figli a vivere in pace” ha concluso l’operatore dell’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine e garantire loro un futuro.

Action Against Hunger – Spain, Diakonia, Handicap International / Humanity & Inclusion, Médecins du Monde- France, Médecins du Monde- Spain, Médecins du Monde- Swiss, Mercy Corps, Norwegian Refugee Council, Oxfam International, Plan International, Save the Children International, War Child UK chiedono ai leader mondiali e a tutte le forze coinvolte sul campo di dare priorità, sopra ogni cosa, a salvare le vite umane. 

Siamo allarmati dalla richiesta fatta da Israele a più di un milione di palestinesi di lasciare il nord di Gaza in meno di 24 ore. Israele deve revocare immediatamente questo ordine, poiché il trasferimento dell’intera popolazione, in tempi così brevi, mette a rischio la vita di coloro che sono costretti a fuggire. Il governo di Israele non ha fornito alcuna garanzia per la loro sicurezza durante il transito o per la sicurezza dei civili rimasti nella Striscia di Gaza, mentre i combattimenti continuano.

Le agenzie umanitarie che operano a Gaza – Action Against Hunger – Spain, Diakonia, Handicap International / Humanity & Inclusion, Médecins du Monde- France, Médecins du Monde- Spain, Médecins du Monde- Swiss, Mercy Corps, Norwegian Refugee Council, Oxfam International, Plan International, Save the Children International, War Child UK – riferiscono che è in corso una crisi umanitaria di incredibile entità. Non ci sono strutture adeguate ad ospitare in sicurezza i residenti del nord di Gaza e la loro incolumità rimane a rischio, dato che gli attacchi aerei israeliani continuano a colpire il centro e il sud di Gaza.

Un trasferimento forzato, senza alcuna garanzia di sicurezza o di ritorno e senza provvedere ai bisogni della popolazione, rischia di equivalere a un trasferimento forzato, che è una grave violazione del diritto umanitario internazionale e codificato come crimine di guerra. Israele è tenuto, in base al diritto internazionale, a garantire la protezione di tutte le persone presenti sul posto e ad assicurare loro un supporto adeguato, anche concordando e facilitando i programmi di soccorso.

L’orrenda violenza che ha travolto Gaza e Israele nell’ultima settimana ha già creato una crisi umanitaria gravissima.  Alle 11 EST del 13 ottobre 2023, più di 1799 palestinesi sono stati uccisi a Gaza, più di 1.300 persone hanno perso la vita in Israele, compresi i cittadini stranieri, e 45 palestinesi in Cisgiordania.

Centinaia di bambini sono stati uccisi, mentre centinaia di migliaia di bambini e famiglie di Gaza sono già stati costretti a lasciare le loro case, interi quartieri sono stati distrutti e ridotti in macerie. Tuttavia, i recenti sviluppi indicano che la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.

È per questo che i sottoscriventi, in qualità di leader di alcune delle più grandi organizzazioni umanitarie del mondo, chiedono che la comunità internazionale sostenga inequivocabilmente il diritto internazionale e dia priorità alla protezione dei civili per evitare ulteriori sofferenze e perdite di vite umane. Esortiamo pertanto i leader mondiali a:

  • chiedere al governo di Israele di revocare immediatamente il suo ordine;
  • chiedere che tutte le parti accettino un’immediata cessazione delle ostilità;
  • chiedere la cessazione dell’uso di armi esplosive nelle aree popolate, oltre che dell’attacco ai civili, alle sedi inviolabili delle Nazioni Unite, alle scuole e agli ospedali in cui si rifugiano i civili;
  • facilitare la fornitura di aiuti essenziali e salvavita, compresi cibo, acqua, forniture mediche e cure e l’accesso del personale umanitario a Gaza;
  • facilitare immediatamente l’evacuazione medica dei bambini e delle famiglie che lo richiedono in Egitto, Cisgiordania o Israele;
  • garantire il rilascio immediato e incondizionato di tutte le persone private della libertà, in particolare dei bambini, delle donne incinte e delle madri con neonati e bambini piccoli, dei feriti e dei malati tenuti, prigionieri dai gruppi armati a Gaza;
  • garantire un passaggio sicuro alle famiglie che hanno bisogno e vogliono cercare rifugio in qualsiasi luogo si sentano protetti. Le famiglie hanno bisogno di un accesso adeguato alle informazioni sulle opzioni che hanno e di un tempo adeguato per farlo in sicurezza. Il governo israeliano ha l’obbligo, ai sensi del diritto umanitario internazionale, di fornire un rifugio sicuro e assistenza umanitaria ai civili sfollati a causa della sua offensiva, e tutto questo dovrebbe essere pianificato con cura prima di qualsiasi offensiva.Chiunque cerchi sicurezza al di fuori della Striscia di Gaza deve essere immediatamente autorizzato a rientrare non appena cessano le ostilità, in linea con il suo diritto al rimpatrio o al ritorno ai luoghi di residenza abituale. Tutto questo deve essere garantito a livello internazionale.

Le famiglie che non possono o non vogliono lasciare le loro case continuano ad essere protette dal diritto internazionale umanitario, perché ci possono essere varie ragioni, tra cui le ostilità in corso, le strade impraticabili, le necessità sanitarie, le disabilità e la paura di uno sfollamento permanente.  Molti non hanno un altro posto dove andare.

Esortiamo il Segretario Generale dell’ONU António Guterres e i vertici delle Nazioni Unite a recarsi in visita d’emergenza nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele, nel tentativo di garantire il rispetto del diritto internazionale e di dimostrare solidarietà alle persone colpite e agli operatori umanitari.

Chiediamo ai leader mondiali e a tutti le forze coinvolte sul campo di dare priorità, sopra ogni cosa, a salvare le vite umane. Altrimenti rimarrà per sempre una macchia indelebile nella coscienza di tutti noi.