(Adnkronos) –
Gli Stati Uniti hanno sospeso la spedizione di bombe a Israele a causa delle preoccupazioni sul loro potenziale utilizzo nell'annunciata operazione di terra a Rafah. Lo riporta oggi il Times of Israel citando un funzionario dell'amministrazione Biden. La spedizione, trattenuta la settimana scorsa, comprende 1.800 bombe da 910 chili e 1.700 bombe da 225 chili. "Siamo particolarmente concentrati sull'uso finale delle bombe e sull'impatto che potrebbero avere in ambienti densamente popolati, come abbiamo visto in alcune parti di Gaza", ha detto il funzionario, aggiungendo che non è stata prese una decisione definitiva riguardo alla spedizione.
Washington si oppone a un'offensiva su larga scala preparata dalle truppe israeliane a Rafah, e ha chiarito che non sosterrà un attacco senza un piano per proteggere i civili ed evitare un’espansione della catastrofe umanitaria in corso nell’enclave palestinese. L'alto funzionario ha dichiarato al quotidiano che gli Stati Uniti hanno avuto un paio di incontri virtuali con alti funzionari israeliani negli ultimi mesi per esprimere le loro preoccupazioni riguardo a una potenziale operazione a Rafah e per presentare alternative su come Israele potrebbe colpire Hamas nella città senza ricorrere ad un'invasione su larga scala. I colloqui proseguiranno, ma la Casa Bianca ha ritenuto che non fossero sufficienti a far passare le proprie preoccupazioni, ha dichiarato l'alto funzionario. "Quando il mese scorso i leader israeliani sembravano avvicinarsi ad una decisione sull'operazione, abbiamo iniziato a rivedere attentamente i trasferimenti proposti di particolari armi a Israele che avrebbero potuto essere utilizzate a Rafah", ha dichiarato il funzionario. La stessa fonte è sembrata confermare una notizia secondo cui gli Stati Uniti avrebbero ritardato un trasferimento a Israele di JDAM, Joint Direct Attack Munition, sistemi in grado di trasformare bombe a caduta libera in bombe guidate, chiarendo però che questo è avvenuto molto prima rispetto alla spedizione ritardata la scorsa settimana. "Per alcuni altri casi, presso il Dipartimento di Stato – e questo include i kit JDAM – stiamo continuando la revisione. Nessuno di questi casi riguarda trasferimenti imminenti. Si tratta di trasferimenti futuri", afferma il funzionario, sottolineando che le spedizioni di armi in esame provengono da fondi precedentemente stanziati e non fanno parte degli aiuti che il Congresso ha approvato per Israele il mese scorso. "Siamo impegnati a garantire che Israele riceva ogni dollaro stanziato nel supplemento", sottolinea l'alto funzionario dell'amministrazione, ricordando che gli Stati Uniti hanno appena approvato altri 827 milioni di dollari di armi e attrezzature per Israele. Ieri Israele ha effettuato quella che gli Stati Uniti hanno descritto come un’operazione “limitata” a Rafah, prendendo il controllo del valico di frontiera con l’Egitto dalla quale passano gli aiuti umanitari per la popolazione. "Questa sembra essere un'operazione limitata, ma ovviamente molto dipende da ciò che verrà dopo", ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Matt Miller. “Hanno detto chiaramente che vogliono condurre lì una grande operazione militare. Abbiamo chiarito che siamo contrari a tale operazione”. Gli attivisti che in Israele manifestano per il rilascio degli ostaggi a Gaza hanno bloccato l'autostrada Ayalon a Tel Aviv durante le ore di punta questa mattina. I manifestanti – tra loro i parenti degli ostaggi – hanno bloccato il traffico in direzione nord allo svincolo di Rokach chiedendo un accordo con Hamas per il rilascio dei rapiti, mentre è atteso l'arrivo in Israele del capo della Cia Bill Burns. Lo riporta il Times of Israel. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)