“La notizia che il gigante russo Gazprom ha sospeso le forniture di gas a Polonia e Bulgaria fino a quando i pagamenti in rubli non saranno ricevuti, è una notizia che, in prospettiva, preoccupa molto le imprese venete. Per ora le forniture ad Italia e altri Paesi europei restano garantite -la Duma ha però chiesto di sospendere il gas ai paesi ostili- ma l’escalation è davvero preoccupante e il nostro Paese è molto più esposto di altri Germania e Francia in primis verso il gas per la produzione di energia elettrica. A gennaio 2022, sul totale di energia elettrica prodotta nei dodici mesi, in Italia il 48,4% proviene dal gas percentuale che scende al 14,9% in Germania e al 5,8% in Francia”.
L’allarme arriva da Roberto Boschetto Confartigianato Imprese Veneto (qui altre note su ViPiu.it di questa associazione, ndr) che sottolinea come gli effetti di questa esposizione si scarichino direttamente su famiglie e imprese. “Sulla base dell’evoluzione dei prezzi, a parità di consumo –afferma– le famiglie venete nell’ultimo anno hanno speso per l’energia elettrica 463 milioni di euro in più rispetto ai 12 mesi precedenti pari allo 0,30% del PIL (5,4 miliardi di euro in più a livello Italia). La nostra regione risulta la 4° più penalizzata dopo Lombardia (939 milioni in più), Lazio (534 milioni) e Sicilia con 464 milioni. L’estensione di queste tendenze sul mercato elettrico delle imprese determina una perdita di competitività, aggravando la già fragile posizione precedente all’inasprirsi della crisi energetica: nel primo semestre del 2021 una nostra MPI pagava un prezzo dell’elettricità del 12,9% superiore rispetto alla media dell’Eurozona”.
Il nostro ufficio studi ha calcolato (dati Eurostat) che i prezzi dell’elettricità, a marzo 2022, in Italia sono cresciuti del +82,3% mentre in Germania la crescita si ferma a +17,6% e +6% in Francia. Il mix di generazione elettrica è alla base del divergente andamento dei prezzi al consumo dell’elettricità riscontrata nei maggiori paesi europei.
L’analisi del report mensile dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) dell’Ocse evidenzia la differente reazione delle maggiori economie europee all’escalation dei prezzi del gas, letteralmente deragliati nella seconda metà del 2021. A gennaio 2022, sul totale di energia elettrica prodotta nei dodici mesi, in Germania il 42,6% proviene da rinnovabili, il 29,2% dal carbone, il 14,9% dal gas e l’11,1% dal nucleare. In Francia domina il nucleare, dal quale proviene il 67,4% della produzione di elettricità, seguito dalle rinnovabili con il 23,3% mentre l’uso del gas è limitato al 5,8%. In Italia la metà (48,4%) dell’elettricità viene prodotta dal gas, il 41,5% delle rinnovabili, mente è basso l’utilizzo di carbone (5,4%) e petrolio (3,6%).
“Quello che ci preoccupa di più –conclude Boschetto– è che nonostante tutto, in Italia l’utilizzo di questa commodity è aumentato a fronte di una riduzione nel resto d’Europa. Francia e Germania, che peraltro come abbiamo visto già lo usano meno, hanno ridotto l’utilizzo rispettivamente del 5,1% e del 6,0%. Al contrario l’Italia, con quasi metà dell’elettricità prodotta dalle centrali a gas, ne ha aumentato l’utilizzo, registrando una crescita del 5,6%; stiamo parlando di una commodity che a dicembre 2021 segna un aumento del 255% dei prezzi all’importazione”.