Lewis Michael Eisenberg, ambasciatore Usa in Italia, che a Vicenza ha appena prospettato una visita in città del presidente Trump, ha incontrato ieri, il gruppo parlamentare della Camera di Forza Italia.
Onorevole Pierantonio Zanettin, come osservatore delle dinamiche politiche sono rimasto colpito dalla notizia, divulgata dalle agenzie. Cosa ci può dire a proposito?
Effettivamente il gruppo parlamentare della Camera dei Deputati ha incontrato ieri pomeriggio l’ambasciatore statunitense a Roma Lewis Michael Eisenberg. L’incontro è avvenuto a porte chiuse, su iniziativa della capogruppo on. Maria Stella Gelmini e della vice presidente della Camera on. Mara Carfagna. Il dialogo e’ stato assai cordiale e franco, come si conviene, tra amici sinceri.
È usuale che un ambasciatore di così alto rango accetti di incontrare un gruppo parlamentare di opposizione ?
Direi che non è proprio usuale, anzi è qualcosa di straordinario, ma è la dimostrazione della cordialità e della sintonia di vedute, che da sempre caratterizzano i rapporti fra il Presidente Berlusconi, il nostro partito e l’Amministrazione Usa. Come ha sottolineato, direttore, è stato un segnale politico di grande rilevanza. L’ambasciatore Usa ha voluto ricordare che nel 2006 Berlusconi è intervenuto di fronte al Congresso. Un onore riservato a pochi leaders, davvero amici.
Secondo lei gli Stati Uniti sono preoccupati per la politica estera del governo italiano?
L’ambasciatore Eisenberg è stato molto attento a non esprimere giudizi sull’esecutivo in carica, tuttavia non è un mistero per nessuno che la politica estera del governo gialloverde desti preoccupazioni nelle cancellerie occidentali.
Surrettiziamente e senza che l’opinione pubblica ne sia del tutto consapevole, l’Italia si sta spostando fuori dal perimetro delle sue tradizionali alleanze.
A cosa si riferisce?
Penso ad esempio alla posizione sul Venezuela. L’Italia si trova oggi in sintonia con Russia, Cuba, Iran e Turchia e lontana dalle posizioni degli USA e dei paesi europei, nostri tradizionali alleati.
Avete parlato del recente accordo siglato con la Cina sulla cosiddetta Via della Seta?
L’on. Gelmini e l’on. Carfagna hanno espresso i dubbi di Forza Italia su questo “patto vassallo”, privo di reciprocità, che il nostro governo ha sottoscritto, nonostante i nostri alleati ci abbiano invitato a maggiore cautela. Siamo tutti d’accordo nello sviluppare i commerci verso l’estremo oriente, ma dobbiamo evitare di mettere in discussione la nostra indipendenza politica.
Mi preoccupa che proprio in queste ore il Ministro Tria sia in Cina per chiedere che i fondi sovrani cinesi sottoscrivano quote significative del nostro debito pubblico.
Rischiamo così di finire sotto ricatto politico di quella grande potenza, che ha mire egemoniche sull’intero pianeta.
Ma il presidente Trump in questi anni di mandato, in tante occasioni, ha trattati i paesi europei come avversari, piuttosto che come alleati. In questo contesto è naturale che l’Italia cerchi nuovi partners.
Il Presidente Trump agisce con una logica mercantile, che talvolta mette a disagio i paesi europei, ma avere divergenze su dazi ed export, non può mettere in discussione una alleanza strategica e militare con gli Stati Uniti che ha garantito all’Italia oltre 70 anni di pace e prosperità.
Forza Italia continua a ritenere la NATO un pilastro della nostra politica estera ed è sinceramente preoccupata per le derive avventuriste di questo governo gialloverde. La politica della difesa affidata al Ministro Trenta, una esponente del Movimento 5 Stelle, che ha sempre contestato l’acquisto degli F35 ed in generale le scelte di politica internazionale del nostro paese, non ci tranquillizza affatto.
In conclusione, quale significato si può trarre dall’incontro di ieri con l’ambasciatore Usa Eisenberg?
È la dimostrazione che Forza Italia rappresenta oggi in Italia l’unico partito che incarna i valori liberali ed atlantici sempre e comunque, e non a corrente alterna, ed a seconda delle convenienze del momento, come invece fanno quelli della maggioranza, che ogni tanto vanno a Washington a garantire fedeltà all’alleato, ma poi strizzano l’occhio a Putin e a Xi Jinping.