Identità di genere: maschio o femmina li creò… ma poi venne la teoria gender!

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Maschio o femmina o gender X
Maschio o femmina o gender X

È maschio o femmina? È questa la domanda che più frequentemente si sente rivolgere un ginecologo dai futuri genitori alla prima o alla seconda ecografia! Del resto, anche la dichiarazione che l’ostetrico o l’ostetrica fa nel momento in cui un soggetto viene al mondo è strutturata secondo questa sequenza, nel senso che si afferma che il bambino o la bambina è maschio o femmina e gode di buona salute! In fondo, anche la registrazione, che si fa in Italia presso il Comune, è strutturata in questo modo, nel senso che si dichiara, e questo verrà riportato sul documento d’identità, si dichiara il sesso dell’individuo e le uniche alternative che abbiamo a disposizione sono maschio o femmina!

La filosofia del linguaggio

Ora, secondo la filosofia del linguaggio, questi atti, compiuti dal ginecologo e dalle istituzioni sono atti performativi, atti che creano la realtà, che determinano profondamente la struttura e l’identità di un soggetto e qui abbiamo a che fare con un’identità sessuale maschile oppure femminile. Ma la domanda che dobbiamo porci in questo percorso di chiarificazione è questa: il fatto di avere un determinato corpo, determinate strutture anatomiche è sufficiente a fare di noi una donna oppure un uomo? Il fondamento alla base del riconoscimento della donna e dell’uomo è naturale, è oggettivo, è culturale oppure è linguistico?

La teoria gender

La problematica dell’identità di genere, e la teoria gender in particolare, terreno di scontro politico, morale e religioso, ruota sostanzialmente intorno alla differenza tra genere e sesso, nel senso che alcuni studiosi convergono nel ritenere che, mentre maschio o femmina si nasce, in accordo a criteri che sono biologici, cromosomici, fisici in ultima analisi, donna e uomo si diventa, è questa la tesi anche della filosofa francese Simone de Beauvoir.

Ciò significa che i soggetti che nascono di sesso maschile saranno condizionati dai processi culturali in cui vivono ad assumere aspettative e atteggiamenti legati al ruolo di uomo, di padre, di lavoratore, mentre i soggetti che nascono di sesso femminile saranno condizionati, sempre all’interno di universi simbolici culturali, ad assumere aspettative e ruoli legati al mondo femminile, al mondo della donna, della mamma e della casalinga.

Il pensiero femminista

La critica che il pensiero femminista porta avanti su questo punto è che il genere non è altro che una costruzione sociale. Non vi sarebbe una sovrapposizione necessaria tra le caratteristiche anatomiche, il sesso, il fatto di nascere maschio o femmina, e le caratteristiche sociali o culturali, il fatto di diventare uomo o donna, perché, se si accetta questo determinismo biologico, il risultato è che ci sarebbero dei ruoli per l’uomo e dei ruoli per la donna, che la donna sarebbe incapace, ad esempio, di occuparsi di politica per la sua scarsa concentrazione, determinata dal ciclo mestruale, oppure dal suo temperamento isterico, e sono un po’ gli stereotipi su cui si è fondata la civiltà occidentale negli ultimi secoli.

Il piano antropologico e sociologico

Ora, accettata, sul piano antropologico e sociologico, l’idea secondo la quale l’identità di genere sarebbe una costruzione sociale, il punto è che oggi anche l’identità sessuale risulterebbe alquanto controversa, nel senso che non è facile rispondere alla domanda “che cosa determina il fatto di essere un maschio o essere una femmina”. Pensate alla difficoltà che ha avuto in passato il comitato olimpico per la determinazione del sesso degli atleti: dopo aver utilizzato l’ispezione visiva, è passato all’analisi cromosomica, ma anche questa è risultata controversa. Oggi, molti scienziati e medici ritengono che anche l’adozione di questa logica binaria, dicotomica, la distinzione tra maschio e femmina sarebbe una costruzione sociale, un modo per semplificare una realtà che si presenta in maniera multiforme.

La logica dicotomica dell’identità sessuale

Vi sono diverse ragioni e casi concreti di individui che conducono ad abbandonare questa logica dicotomica dell’identità sessuale. Gli studiosi ritengono che le variazioni sul tema dell’identità sessuale siano nell’ordine dell’1,7% della popolazione mondiale, si ironizza sul fatto che tale percentuale sia analoga a quella delle persone con i capelli rossi, con sindromi abbastanza note, come la Sindrome adrenogenitale, che si manifesta in persone con aspetto femminile, ma con clitoride molto pronunciato al punto da sembrare addirittura un pene.

Ecco perché molti studiosi e attivisti politici spingono per abbandonare la pratica d’intervento chirurgico per la determinazione del sesso nel neonato, quanto, piuttosto, consigliano di estendere lo spettro delle opzioni a disposizione per la determinazione sessuale e vi è chi ammette addirittura cinque varianti, oltre a maschio e femmina, anche herm, merm, ferm.

 

Maschio e femmina, ma anche herm, merm, ferm

Si pensi che nell’agosto di questo anno, siamo nel 2018, il governo tedesco ha approvato un progetto di legge che consente ai bambini intersessuali, che non sono distintamente maschi o femmine, di indicare sul certificato di nascita una terza opzione, aprendo alla possibilità di registrare come “vario” il sesso delle persone.

Già dal 2013, in realtà, la Germania aveva avviato un percorso per era possibile ai bambini che mostravano caratteristiche ambigue dal punto di vista sessuale, di non indicare nel certificato maschio o femmina, aprendo, quindi, un percorso non solo di ridefinizione del genere, ma anche del sesso e dimostrando che, di fatto, attraverso le pratiche linguistiche e culturali è possibile arrivare ad una risemantizzazione del reale, a risemantizzare l’esistente, in modo da renderlo sempre più inclusivo, ecologico e multidimensionale.

 

Michele Lucivero

per progetto Sexteen (La sessualità degli adolescenti. Quanti punti di vista?)

Qui primo approfondimento:

Il sexting, prof. Michele Lucivero: la spettacolarizzazione dell’intimo

Qui il secondo:

Adescamento online: il desiderio proibito e la ricerca della cura

Qui il terzo

La prima volta del sesso, ovvero la verginità tra virtù e tabù, Michele Lucivero: la donna è più “interessata” col secondo uomo

A seguire i prossimi

Michele Lucivero è filosofo e docente di ruolo presso la scuola pubblica