Il caso della generosa Augusta Montaruli e del rubicondo Giorgio Mulè

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Augusta Montaruli e la lista delle spese (da Il Fatto Quotidiano)
Augusta Montaruli e la lista delle spese (da Il Fatto Quotidiano)

Augusta Montaruli (FdI, fedelissima di Giorgia Meloni) si è dimessa da sottosegretaria all’Università dopo la condanna definitiva a un anno e sei mesi per peculato in uno dei filoni della Rimborsopoli piemontese (ricorderete tutti le mutande verdi dell’ex governatore leghista Roberto Cota, anch’egli condannato in via definitiva).

Fino a qui, dovrebbe essere ordinaria amministrazione: può permettersi un governo di avere nella propria compagine un’esponente condannata in via definitiva per peculato? Ovviamente no, le dimissioni sono una conseguenza piuttosto ovvia.
 
È quello che avviene attorno a questa vicenda che assume i soliti gustosi  contorni da avanspettacolo.
A cominciare dalle lodi e dai ringraziamenti dei vertici del partito, vedi Foti e Malan, che sottolineano come la Montaruli non avesse alcun obbligo di dimettersi e quanto sia stata generosa la sua decisione. Cioè, questa si fotte venticinquemila euro di denaro pubblico (in copertina Augusta Montaruli e la lista delle spese da Il Fatto Quotidiano, ndr) e dovremmo ringraziarla per la sua generosità? Perchè? Si è limitata? Ne poteva intascare di più?
In un Paese in cui si chiamavano “Responsabili” Razzi e Scilipoti nulla può ancora stupire, ma mi sembrano dichiarazioni un po’ spericolate.
Deve averlo pensato anche Giorgio Mulè, ex direttore di Panorama, da diversi anni parlamentare di Forza Italia, che chiedeva alla collega di non “mettere in imbarazzo il governo“. Apriti Cielo!  “Mulè pensava di metterci in difficoltà con le sue provocazioni: invece ha preso uno schiaffo morale dalla Montaruli la cui impronta gli manterrà la faccia ben più rossa di quanto rubiconda già sia – graffiano fonti autorevoli di FdI -. Che provocatorie insinuazioni vengano da un personaggio come Mulè, che di pregiudicati eccellenti nel suo partito ne vanta più di uno, è intollerabile“.
E considerando che il pregiudicato più eccellente nel partito di Mulè è nientemeno che Silvio Berlusconi, gli scricchiolii nella maggioranza si fanno sinistri (in aula ne vedremo delle belle sul divieto della cessione dei crediti del superbonus!)
Resta il fatto che la Augusta Montaruli Onorevole lo rimane. Per carica, se non per qualità morali, essendo la sua condanna inferiore ai due anni previsti dalla Legge Severino, come presupposto per la decadenza. E lei, per quanto sia generosa, lo scranno di Montecitorio non lo lascia di certo. Verrebbe da chiedersi se aveva senso candidare al Parlamento una Signora sotto processo per reati contro la Pubblica Amministrazione, ma ci troveremmo poi a questionare con chi confonde il casellario giudiziario con l’opportunità e il garantismo con la faccia tosta.
Meglio sorvolare e consolarci con il fatto che le nostre di mutande (magari non verdi, ma di ghisa) ce le siamo pagate integralmente, senza rimborsi.