Scuola d’infanzia per la genitorialità, lo sostiene Donazzan. Ancora senza famiglia, oltre che da sempre senza lavoro e senza laurea

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Vittorio Pesato, fidanzato di Donazzan e picchiatore del magrebino di m...
Vittorio Pesato, fidanzato di Donazzan e picchiatore del magrebino di m...

In una nota diffusa oggi da Elena Donazzan, assessore regionale anche alle Pari opportunità, abbiamo letto con piacere del suo apprezzamento alla scuola d’infanzia come sostegno alle genitorialità. Leggere un tale messaggio positivo da parte di chi sostiene la famiglia senza mai essersene costruita una (ci dispiace sinceramente se questo è un desiderio non ancora realizzato per motivi indipendenti dalla sua volontà) ci fa ben sperare anche per gli altri ruoli che la più vecchia assessora del Veneto assolve anche ora dopo oltre tredici anni di continua residenza a Palazzo Balbi.

Funzione genitoriale senza generare una famiglia

Se, infatti, pur senza esperienza diretta l’assessora elogia dirigenti e docenti della scuola d’infanzia, “oggi probabilmente uno dei migliori alleati e presidi di riferimento per sostenere e accompagnare mamme e papà a svolgere la loro complessa funzione genitoriale”, Donazzan lo fa, infatti, inserendo nella sua dichiarazione un avverbio, probabilmente.

Se con quel “probabilmente” la politica povese di lungo corso evidenzia la sua inesperienza specifica, ci auguriamo che questo sia il suo primo passo (non è mai tropo tardi) per riconoscere che non siamo severi con lei ma solo preoccupati per i veneti quando ricordiamo che l’assessora gestisce anche la delega al lavoro, lei che non avuto altri lavori se non la politica, e all’istruzione, ruolo per il quale era invitata al convegno Fism di cui riferisce, lei che mai ha terminato gli studi universitari.

Tra valori della genitorialità, magrebini di m… e patrioti

L’altro importante aspetto da affrontare – ha aggiunto la Donazzan referente delle politiche scolastiche regionali con cui non possiamo non concordare da vecchi mariti, genitori e nonni – è il rapporto con la famiglia, oggi indebolita e frammentata”. Oppure, nel suo caso non attuata, pur avendo da lungo tempo un “compagno”, in senso “amoroso”, per carità non ce ne voglia l’estimatrice della Repubblica Sociale Italiana che dal suo accompagnatore “patriota”, Vittorio Pesato, di cui si legge anche in varie cronache giudiziarie oltre che politiche, fu difesa, “facendosi giustizia da sé“, dal famoso “magrebino di m…” e “bastardo che aveva rubato le loro bici (nella foto sul post della fidanzata).

Tentata censura

Quella sua forbita e delicata espressione la fece balzare alle cronache nazionali de Il Fatto Quotidiano e di molti altri giornali, sorpresi dal suo linguaggio, così poco accettabile secondo lei stessa, che la “signorina” Donazzan chiese e ottenne la nostra condanna penale a 750 euro, di cui informammo subito i nostri lettori, pur se ciò non era legalmente dovuto, per aver provato ad imitarlo, ma solo satiricamente, nei suoi confronti e senza farci gisutizia da soli

Al decreto di condanna neanche ci opponemmo impegnati come eravamo e siamo in cause ben più rilevanti per aver preso le parti, ad esempio, dei soci truffati dalla Banca Popolare di Vicenza. Ora, dopo aver cercato di impedire all’epoca la presentazione in Regione Veneto del nostro libro dossier “Vicenza. La città sbancata” inviando una mail (minacciosa) a tutti gli assessori e  consiglieri regionali che, tramite Maurizio Conte, presidente della prima Commissione di inchiesta regionale sulle banche venete ci avevano invitato e che ben si guardarono dall’esaudire le sue richieste, solo ora Donazzan ci chiede 50.000 euro più varie come danni civili subiti più di tre anni fa. Solo ora ma in contemporanea con gli attacchi della Regione, suoi e dei suoi dirigenti per i nostri articoli sull’inchiesta della Procura di Vicenza sulla gestione dei fondi, oltre 100 milioni all’anno, della formazione in Veneto.

Seminario Fism Veneto con Donazzan
Seminario Fism Veneto con Donazzan

Lo sviluppo del sistema educativo veneto

Tornando al saluto della Regione Veneto ai 600 docenti delle scuole dell’infanzia presenti al seminario sul tema “Scuola dell’attenzione e dell’intenzione” organizzato a Zelarino dalla Fism veneta, guidata da Stefano Cecchin, e dall’Ufficio scolastico regionale del Veneto, diretto da Augusta Celada, con la partecipazione dell’Istituto nazionale per la valutazione scolastica (Invalsi), rappresentato dalla presidente Anna Maria Ajello, l’assessore Donazzan – ex berlatiana, ex An, ex Pdl – Forza Italia, ex rucchiana… – ha, infine, espresso un plauso ai 600 docenti presenti: “Sono questi i docenti che vanno valorizzati e ai quali facciamo riferimento nella progettazione e nello sviluppo del sistema educativo veneto”.

Un memo educativo

Alla politica coinvolta anche nello sviluppo del “sistema educativo veneto” ci permettiamo, quindi, in attesa di nuove denunce “formative”, di ricordare quanto scrivemmo sotto il nostro articolo “condannato” dal giudice su richiesta dell’assessore che non ama l’apostrofo “di m…” quando non rivolto ad altri: “P.S.  Il 28 dicembre 2015 per questo articolo con “un assessore di m…” abbiamo subito un decreto penale di condanna a 750 euro di multa a cui neanche ci siamo opposti perché se, più che il giudice, la Donazzan non ha capito l’invito provocatorio all’educazione che le abbiamo indirizzato, beh noi pagheremo la multa ed espieremo al pena, ma per la sua “redenzione” non c’è più speranza…”.

La speranza

Ma iniziamo a coltivare ora, a più di tre anni di distanza, una nuova speranza sulla capacità di apprendimento della nostra interlocutrice dopo aver letto la parte finale del suo intervento educativo al convegno Fism: ”Il calo demografico in atto ormai da due decenni si ripercuoterà nell’organizzazione del sistema scolastico. Il fenomeno delle ‘culle vuote’ e della contrazione della popolazione scolastica deve essere affrontato puntando ad una ulteriore maggior qualità per evitare l’insuccesso formativo…”.

Bisogna, allora, ripopolare le aule completando gli studi, cercarsi un lavoro, anche a scuola, e farsi una famiglia per evitare ogni insuccesso, non solo formativo: ecco il messaggio catartico e subliminale che vorremmo leggere, quindi, in queste frasi che, ancora una volta, Donazzan dovrà accettare di sentirsele dagli altri una volta che le ha pronunciate lei.

A meno che non valga il vecchio detto: fai quel che il prete, falso, dice ma non quel che il prete fa.